La Stampa 13/09/2006, pag.28 Lucia Annunziata, 13 settembre 2006
La vera paternità del personal computer. La Stampa 13 settembre 2006. Anna Masera, nel suo «Buon compleanno Mr
La vera paternità del personal computer. La Stampa 13 settembre 2006. Anna Masera, nel suo «Buon compleanno Mr. Personal» (La Stampa del 12 agosto), delinea molto bene l’evoluzione del personal computer, e soprattutto il passaggio da Pc a personal cellulare. A me preme precisare quanto segue. Il 12 agosto ”81 non nacque il Pc, ma solo il Pc Ibm. Tra le molte aziende che precedettero Big Blue (Apple nel ”76), la primissima a ideare, costruire e vendere il Pc fu nel ”65 l’Olivetti, con Programma 101, opera geniale di Pier Giorgio Perotto e della sua équipe (desktop, linguaggio, programmi, applicazioni scientifiche e gestionali). Se ne vendettero 44 mila, anche in America, e non fu un episodio isolato, visto che ancora negli anni Ottanta l’Olivetti teneva il secondo posto tra i produttori mondiali di Pc. Quanto a Ken Olsen, è vero che il patron della Digital, leader nei minicomputer, negò esservi un futuro per i Pc, ma l’errore più grande fu di non aver creduto nella necessità di uno standard de facto, cioè di un software di base compatibile, che poi Unix realizzò. La qual cosa fu invece capita molto bene da Bill Gates, che nell’accordarsi con Ibm su MS-Dos, riservò alla sua Microsoft la commercializzazione verso tutti gli altri. Il risultato è che oggi Ibm si ritira dai Pc, perché l’hardware lo sanno fare, o assemblare, tutti, specie in Oriente; mentre Microsoft tiene (per ora) ben saldo nelle sue mani il dominio sul software relativo, conquistato nel segno della compatibilità, così come Ibm mantiene quello sui grandi calcolatori. Il mondo è diviso tra hardware e software, anche al di là dell’informatica. L’Occidente per ora fa software e l’Oriente hardware. Ma se l’Oriente (India) comincia a far software, che sarà di noi? Credo ci salverà la legge di Ricardo sul vantaggio comparativo nel commercio estero: essa dimostra che ciascun Paese guadagna di più a fare ciò che sa fare meglio e inoltre nessun Paese potrà solo esportare, perché gli altri, non esportando, non possono comprare. Emilio Cornagliotti Come ho già avuto modo di risponderle nel mio blog, dove lei ha già avuto modo di rendere pubbliche le sue precisazioni, la ringrazio per la dovizia di particolari e mi rallegro nel constatare che si tratta solo – appunto – di precisazioni e non di correzioni nella sostanza del mio articolo, in cui come immaginerà per dovere di sintesi ho risparmiato ai lettori tutte le sfumature che invece agli addetti ai lavori come lei preme sottolineare.