Corriere della Sera 13/09/2006, pag.39 Sergio Romano, 13 settembre 2006
Pasquale Paoli, il patriota corso ammirato dall’Europa. Corriere della Sera 13 settembre 2006. Ho trascorso le vacanze nella bellissima Corsica
Pasquale Paoli, il patriota corso ammirato dall’Europa. Corriere della Sera 13 settembre 2006. Ho trascorso le vacanze nella bellissima Corsica. Mi piace documentarmi sui posti che visito e ho fatto lo stesso con quest’isola che molti pensano italiana nel passato, ma che sarebbe meglio considerare genovese. Tuttavia la questione che vorrei porle è un’altra: Pasquale Paoli. La figura di Paoli è fondamentale per le rivendicazioni d’indipendenza corse. Dunque va considerato un eroe corso a tutto tondo. Come mai abbiamo diverse scuole italiane col suo nome? So bene che ha studiato a Napoli e la sua famiglia era esiliata da noi. Ma che cosa c’entra con la nostra storia? Enzo Zappone Caro Zappone, nell’Europa della seconda metà del Settecento, prima della rivoluzione francese, Pasquale Paoli suscitò una curiosità e un’ammirazione che anticipano per molti aspetti quelle di cui godettero più tardi Mazzini e Garibaldi o, nel Novecento, alcuni guerriglieri e rivoluzionari come Mao, Castro, Guevara, Arafat. Un gentiluomo scozzese, James Boswell, che si arrampicò tra i monti della Corsica per fargli visita nell’ottobre del 1765, lo descrisse come un semidio: «alto, forte, ben fatto, carnagione chiara, atteggiamento libero e aperto, portamento nobile e virile». Un quadro dipinto a Londra durante gli anni dell’esilio inglese ritrae un uomo massiccio, fiero e sobriamente elegante in un paesaggio di alberi nodosi, grandi rocce, monti scoscesi. Quel paesaggio, dietro le spalle di Paoli, è naturalmente la Corsica. Per molti europei l’isola, in quegli anni, fu il laboratorio in cui si sarebbe realizzato il connubio tra le forti virtù «primitive» dei suoi abitanti e i raffinati progetti riformatori che i «philosophes» stavano elaborando nei salotti di Parigi e Ginevra. Vittorio Alfieri gli dedicò una tragedia (il «Timoleone») e Jean-Jacques Rousseau, nel «Contratto sociale», scrisse: «Il valore e la costanza con cui quelle genti coraggiose hanno ritrovato e difeso la loro libertà meriterebbero la presenza di qualche uomo saggio, capace di insegnare il modo di preservarla. Sento che quella piccola isola, un giorno, sorprenderà l’Europa». Paoli colse la palla al balzo e fece sapere a Rousseau che sarebbe stato felice di averlo accanto a sé in veste di consigliere per le riforme che stava cercando di realizzare. Il filosofo ginevrino accettò con entusiasmo, ma esitò a mettersi in viaggio, forse per pigrizia, forse perché la situazione politica e militare, nel frattempo, stava rapidamente peggiorando. Paoli fu certamente un onest’uomo, intelligente, coraggioso e non privo di una certa finezza diplomatica. Ma i Paesi che si contendevano la Corsica e il dominio del Mediterraneo erano troppo grandi per le modeste risorse dello Stato che il libertador corso stava cercando di creare. Quando i francesi, chiamati ad aiutare la debole Repubblica di Genova, decisero di sostituirsi ai vecchi padroni, la sorte dell’isola fu segnata. Per un momento, dopo la rivoluzione, Paoli sperò di concludere con i nuovi governanti di Parigi un patto di ragionevole convivenza, ma la luna di miele fu breve. Sperò di trovare aiuto presso gli inglesi, ma si scontrò con le ambizioni e gli interessi di un’altra grande potenza. Morì in esilio a Londra il 5 febbraio 1807. La profezia di Rousseau, nel frattempo, si era avverata e la Corsica aveva sorpreso il mondo. Ma Napoleone apparteneva a una famiglia con cui Pasquale Paoli aveva avuto parecchi dissapori. Lei vorrebbe sapere, caro Zappone, perché Paoli sia ricordato da noi come un eroe italiano. Il merito (o la colpa) è di un grande storico nazionalista, Gioacchino Volpe, che scrisse libri e promosse studi, negli anni Trenta, per ricordare l’italianità dell’isola, e fornì qualche argomento in tal modo alle rivendicazioni della politica estera fascista. Alla fine di un lungo saggio su «Europa e Mediterraneo nei secoli XVII-XVIII», pubblicato in «Momenti di storia italiana», Volpe sostenne che il risveglio della nazionalità corsa apparteneva al clima morale e culturale del Risorgimento italiano. In questa prospettiva Pasquale Paoli era un precursore e meritava di essere ricordato almeno nella toponomastica delle città e nel nome di qualche scuola. Sergio Romano