Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  settembre 09 Sabato calendario

Come la Gran Bretagna aiutò Garibaldi in Sicilia. Corriere della Sera 9 settembre 2006. Ho letto un suo recente intervento che citava la partecipazione del Regno di Sardegna alla guerra in Crimea

Come la Gran Bretagna aiutò Garibaldi in Sicilia. Corriere della Sera 9 settembre 2006. Ho letto un suo recente intervento che citava la partecipazione del Regno di Sardegna alla guerra in Crimea. Cavour avrebbe sfruttato il pretesto per sedere al tavolo dei negoziati a fine conflitto e poter «sollecitare» in un consesso internazionale la questione dell’unità dell’Italia, ancora «espressione geografica». A suo dire, tale unità venne poi conseguita grazie anche al «favore» di Francia e Prussia. Ho letto, al contrario, che fu la Gran Bretagna, col suo intento di controbilanciare il potere degli imperi centrali, a guardare di buon occhio la nascita di un soggetto politico e militare come il Regno d’Italia; mentre la suddetta Francia non era certo contenta di un Regno d’Italia che la contrastasse nel Mediterraneo. Mi aiuta a capirne di più? Matteo Zambelli Caro Zambelli, le due versioni sono solo apparentemente contraddittorie. Napoleone III aiutò il Piemonte per una combinazione di ragioni sentimentali e calcoli politici. Era stato carbonaro. Aveva partecipato ai moti di Romagna nel 1830. Aveva letto con una certa commozione e, forse, con una punta di rimorso, la lettera che Felice Orsini (responsabile di un sanguinoso attentato al Teatro dell’Opera di Parigi) gli scrisse prima di salire sul patibolo per ricordargli la causa dell’unità italiana. E riteneva infine che un regno dell’Italia settentrionale, protetto da Parigi, avrebbe permesso alla Francia di conquistare, a danno dell’Austria, una forte influenza sull’Europa meridionale. Ma non aveva alcuna intenzione di favorire l’unificazione dell’intero territorio italiano sotto la dinastia dei Savoia. Un nuovo Stato, esteso all’intera penisola, avrebbe avuto maggiori ambizioni e sarebbe potuto diventare, come effettivamente accadde, un ingombrante concorrente della Francia nel Mediterraneo. La Gran Bretagna, invece, aveva sentimenti e interessi alquanto diversi. La sua opinione pubblica provava grandi simpatie per la causa italiana e lo dimostrò, tra l’altro, garantendo una generosa ospitalità a Giuseppe Mazzini, a Francesco Crispi, a Giovanni Ruffini, ad Antonio Panizzi e ad altri esuli italiani. Il suo governo, d’altro canto, vedeva con favore la nascita di un moderno Stato mediterraneo, governato da una classe dirigente liberale, ma ancora fragile e quindi interessato ad avere con Londra rapporti amichevoli. Fu questo il motivo dell’attenzione con cui gli inglesi, all’inizio del 1860, seguirono i preparativi di Garibaldi per l’organizzazione di una spedizione militare in Sicilia. Quando salparono da Quarto il 5 maggio del 1860, le navi dell’«eroe dei due mondi» avevano due interessati «angeli custodi». Il primo era l’ammiraglio Persano della marina sarda, incaricato da Cavour di seguire Garibaldi a rispettosa distanza e di intervenire, all’occorrenza, per dargli una mano. Il secondo era l’ufficiale della Royal Navy che comandava una piccola squadra britannica composta da due navi (Argus e Intrepid) che l’ammiragliato aveva mandato per proteggere i grandi stabilimenti vinicoli inglesi di Marsala (Woodhouse, Ingham, Wood). Vi erano anche, nella zona, alcune navi borboniche, ma si disse che l’ammiraglio Persano riuscì a negoziare la loro neutralità e che la presenza delle navi inglesi ebbe comunque un effetto deterrente. Naturalmente la spedizione ebbe successo grazie all’audacia di Garibaldi, al coraggio dei suoi uomini e alle vittorie militari dei Mille nel corso della loro campagna. Ma Cavour e la Gran Bretagna furono i padrini occulti della spedizione. La Francia e la Prussia ci aiutarono sul campo di battaglia battendo l’Austria a Solferino e a Sadowa, ma Londra ci dette una mano sul mare in un momento decisivo. Nasce allora quella alleanza anglo-italiana che durerà sino a quando, nella seconda metà degli anni Trenta, Mussolini decise di perseguire una politica mediterranea che si sarebbe scontrata con gli interessi britannici. Sergio Romano