il Giornale 10/09/2006, 10 settembre 2006
Il dizionario di Irene Brin. Il Giornale, 10 settembre 2006. USI E COSTUMI DEGLI STRANIERI Mi è capitato spesso di ricevere lettere di giovanetti che per andare in Inghilterra (o in America, o in Spagna) mi chiedevano consigli sul contegno da tenere
Il dizionario di Irene Brin. Il Giornale, 10 settembre 2006. USI E COSTUMI DEGLI STRANIERI Mi è capitato spesso di ricevere lettere di giovanetti che per andare in Inghilterra (o in America, o in Spagna) mi chiedevano consigli sul contegno da tenere. Domande, in fondo, superflue, perché la buona educazione è perfettamente internazionale, perché gli usi nazionali si imparano sul posto. Ad esempio, gli orari dei pasti sono diversissimi: in America ed in Inghilterra si mangia presto, in Spagna tardi; e nella Spagna meridionale più tardi che non in quella settentrionale, come, del resto, accade in Italia. / Una donna avvezza a vivere nei paesi latini, dove non ci si veste mai da sera prima che il sole non sia calato, troverà fastidioso indossare nuvole di chiffon rosa verso le sei o le sette del pomeriggio, ma dovrà farlo al nord: e si potrà difendere solo adottando abiti eleganti, sì, ma modestissimi, di picché e non di chiffon, perché non riuscirebbe a far spostare l’ora del teatro, del pranzo, del balletto locali. / I viaggiatori, giovani e vecchi, hanno un solo dovere: lo stesso dovere che hanno qui, a casa loro. Essere gentili, comprensivi, pazienti. Non brontolare contro la cucina all’olio, né contro la cucina al burro, né contro la cucina al lardo. Ascoltare, sforzandosi di capire, non solo la lingua ignota, ma l’animo, le intenzioni degli interlocutori. Non stabilire paragoni vantaggiosi agli altri. Non approfittare mai di una situazione illecitamente. Non fare i furbi. Non fare gli sciocchi. Fare gli Italiani, veri, intuitivi, accomodanti, caritatevoli e cordialmente spiritosi.