Varie, 18 settembre 2006
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Reinfeldt JohnFredrik
• Österhaninge (Svezia) 4 agosto 1965. Politico. Primo ministro svedese • «Se si sporca le mani, dice, è perché ama fare le pulizie. Di casa e di partito. “I mestieri in famiglia li faccio io, la mia specialità è sistemare la cucina”, racconta spesso Fredrik Reinfeldt, il premier conservatore che dopo dodici anni spazza via i socialdemocratici svedesi e promette di dare una lucidata al più antico, potente, rinomato welfare del mondo: “Filippa tante volte ha da fare e la politica può aspettare...”, dove Filippa è mamma di tre bambini e collega di partito e consigliera comunale a Tabie, il quartiere ricco a nord di Stoccolma che fa da reggia ai Reinfeldt; dove la politica è l’amore che ha aspettato e premiato Fredrik, nonostante i doveri coniugali l’avessero ultimamente un po’ distratto da quelli di leader. L’uomo delle pulizie se l’era vista brutta, qualche settimana fa, quando gli stava scoppiando in mano “il più grande scandalo elettorale della Svezia dal 1930” ( Svenska Dagbladet). Una storiaccia di spionaggio, un alleato liberale scoperto come un hacker qualsiasi mentre entrava nella rete informatica dei rivali socialdemocratici per carpirne le strategie e anticiparne le mosse. L’infedele ha confessato le sue colpe (“lo facevo da sei mesi”), s’è preso ogni responsabilità e s’è dimesso. Reinfeldt ha tremato, ma solo per qualche giorno. Un po’ perché la Svezia ha perso da un pezzo la sua verginità, nel ventennale del delitto Palme e a tre anni da un altro misterioso omicidio, quello della ministra Anna Lindh. E poi perché i sondaggi vincevano ogni Scandinaviagate: “La nostra politica si sta americanizzando — osserva l’editorialista Fredric Karen — e se c’è qualcuno che spia, non fa più tanta impressione”. Il centrodestra non governava più la Svezia dai tempi di Carl Bildt, il famoso mediatore di pace in Bosnia. Ma l’economista Reinfeldt ce l’ha fatta proponendo l’esatto contrario di quel che voleva Bildt: nessun taglio delle tasse, nessuna riduzione del welfare. Difficile vincere, riproponendo le lacrime e il sangue: “Uomo calmo, riflessivo e attento — descrive un giornale amico, il Dagens Nyheter —, la strategia di Reinfeldt è stata di pescare proprio fra i socialdemocratici”. Figlio di due piccoli imprenditori “dai quali ho capito le difficoltà di chi lavora in proprio”, il neopremier ha solo 41 anni e in braccio alla Svezia-balia ci è cresciuto: “Non ci saranno grandi balzi in avanti — è il suo refrain —. Le società sono ciò che fanno i cittadini, non quel che si decide dall’alto”. Uno dei più giovani premier d’Europa, ma una vecchia volpe: deputato a 26 anni, rifondatore dei moderati dopo il crollo del 2002, ora ambizioso centrista. “Mi ricorda George W. Bush alla sua prima elezione — dice Par Nuder, ministro uscente —. Sapeva di non poter essere eletto, mostrando il suo vero volto di destra. E allora s’è messo la maschera del conservatore compassionevole”. Prevarrà la maschera o il volto? “Tutt’e due le cose. Nessuno è così folle da fare rivoluzioni, in Svezia”» (F. Bat., “Corriere della Sera” 18/9/2006).