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 2006  settembre 14 Giovedì calendario

Moggi il cattivo, rivincita in tv. Corriere della Sera 14 settembre 2006. Luciano Moggi è da sempre soddisfatto di sé

Moggi il cattivo, rivincita in tv. Corriere della Sera 14 settembre 2006. Luciano Moggi è da sempre soddisfatto di sé. In questi giorni – racconta chi gli ha parlato – lo è in particolare per le sue prestazioni televisive. « Ormai sono un eroe popolare. Non ho perso il tocco: dove vado, faccio audience. E dire che vorrebbero condannarmi alla morte civile, impedirmi pure di andare in tv! » . In effetti, dopo l’exploit dalla Ventura, è bastata la presenza di Moggi per far balzare pure Antennatre al 5% di share. La sera dopo se n’è discusso su Sky, a Controcorrente , dove Oliviero Beha ha evocato Cogne e la « strage mediatica » che ne è seguita. Il precedente, mutato il molto che c’è da mutare, sarebbe la Franzoni: condannata dai magistrati, ma impegnata in un’estenuante autodifesa televisiva con il conforto almeno numerico del pubblico, sino ad annunciare alle telecamere la successiva maternità. Altre volte, del resto, il cattivo telegenico si è rivelato un format redditizio; soprattutto quando segue polemica. La Ventura vi ha già giocato, quando con Gene Gnocchi impostò le cinque serate del Sanremo 2004 sul « mafioso » Tony Renis, evocato in una teoria di luoghi comuni compresi padrini, lupare, coppole e tutto; sino al gran finale con Adriano Celentano che in diretta si chiede chimai non abbia avuto amici criminali, provocando la reazione di Nando Dalla Chiesa ( che aveva portato il controfestival di Mantova tra i carcerati) e un editoriale sdegnato sull’ Unità. Prima della Ventura, si era spinto ben più in là Paolo Bonolis, intervistando in carcere Donato Bilancia ( 17 omicidi). Se non altro, il serial- killer non aveva rivendicato le sue azioni ma si era detto pentito; ma del resto anche Angelo Izzo, il mostro del Circeo, si era presentato contrito di fronte alle telecamere diRaiTre, prima di tornare a uccidere. La serie, battezzata « Vite maledette » e affidata a Franca Leosini, proseguì con Fabio Savi, quello della Uno bianca. Personaggi che non è possibile paragonare, situazioni troppo diverse per essere accostate. In comune c’è solo il gusto lombrosiano per una certa faccia, l’attrazione per il mostro presunto o autentico, la fascinazione del cattivo. La curiosità del male. « Sono stato processato e condannato per lamia faccia » , sostenne Cesare Previti, cui furono dedicate contestatissime puntate di talk- show; e mentre l’altro imputato eccellente del berlusconismo, Marcello Dell’Utri, aveva condotto in difesa la partita nello studio di Santoro ( rimproverato dal Cavaliere che l’avrebbe preferito all’attacco), Previti rivendicò anche nell’aula di tribunale il suo stile di vita, comprese la vasca delle aragoste e le regate sul Barbarossa. Molto odiata a sinistra, la sua faccia è stata però amata e difesa a destra. Prima dell’era televisiva, ci fu un tempo in cui il cattivo era senza parole. Non aveva diritto di dire la sua; oppure preferiva tacere. L’aura di terrore e di potere che da secoli circonda la mafia si è retta sul silenzio, sull’omertà, sull’arte di dire senza parlare, attraverso segni, ammiccamenti, simboli o magari fogli scritti; non a caso, chiamato a deporre in aula, Bernardo Provenzano chiese una sola cosa: non essere ripreso. Niente telecamere, era stata la preghiera anche di Totò Riina: « C’è da impazzire, mi seguono dappertutto, pure al bagno » . Davanti alle telecamere si trovò benissimo invece Raffaele Cutolo; ci fu anche chi riconobbe un qualche fascino intellettuale al capo della camorra, più volte intervistato in carcere e ispiratore di una canzone amaramente sarcastica di Fabrizio De André. E nessun cattivo ebbe più successo mediatico e sentimentale di Renato Vallanzasca, il bel René: lo intervistò pure Pippo Baudo. Nei giorni drammatici della scomparsa e della morte del piccolo Tommaso, si è rivista più volte la compiaciuta intervista rilasciata dal suo assassino a un emissario di Cocuzza: « I bambini sono angeli, nessuno si deve permettere di toccarli… » . Molto richiesti nei talk- show, da Scattone e Ferraro agli amanti diMontecastrilli, i cattivi furono a lungo banditi dalle fiction. L’ultimo era stato Tano Cariddi, avversario del commissario Cattani nella prima Piovra, quella che Berlusconi criticò perché nuoceva all’immagine dell’Italia all’estero. Ma le fiction dell’ultima stagione hanno riabilitato l’antagonista negativo, dal duca Ranieri di « Elisa di Rivombrosa » , interpretato da Luca Ward, al conte Ludovici di « Orgoglio » , che ha il ghigno di Franco Castellano, sino a Fabrizio Contri, che dopo aver guidato una banda di pedofili in « Distretto di polizia 4 » è stato il perfido avvocato Lanci di « Amanti e segreti » . Contri è disperato: « Quando giro in bicicletta per La Spezia, la mia città, capita che mi gridino: " Vergognati!" » . Va molto meglio a Ward: « Ranieri è una bestia. Ma è anche il cattivo più amato d’Italia. La gente per strada non dimostra mai antipatia per il mio personaggio; semmai, stima e apprezzamento » . Un « eroe popolare » , come Moggi. Se la Francia, dopo la capocciata a Materazzi, si è emozionata e commossa per l’intervista tv di Zidane, che aveva clamorosamente torto, si può sopportare che Antennatre ( o magari un giorno Italia7 Gold del revenant Biscardi) abbia come ospite « Lucky Luciano » anche lunedì prossimo. Aldo Cazzullo