Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  settembre 14 Giovedì calendario

Ma dalle auto agli acquedotti i concorrenti sono avanti anni luce. La Repubblica 14 settembre 2006. La Fiat auto qui vende 40

Ma dalle auto agli acquedotti i concorrenti sono avanti anni luce. La Repubblica 14 settembre 2006. La Fiat auto qui vende 40.000 auto all´anno, pagando il prezzo di una vecchia strategia sbagliata: in passato ha trattato la Cina come un paese del Terzo mondo, ha prodotto qui un´utilitaria modesta e superata mentre i tedeschi inondavano il paese di Audi. La seconda umiliazione ce la danno i francesi. Suez ha vinto le gare d´appalto per la distribuzione dell´acqua e gli impianti di depurazione delle quattro maggiori città cinesi, e con la connazionale Veolia si spartisce un mercato da 150 miliardi di dollari, in crescita esponenziale in un paese affetto dall´urbanizzazione galoppante e da emergenze ambientali drammatiche. E´ il business "verde" del futuro ma le società italiane del settore, municipalizzate, se ne stanno a casa a raccogliere i grassi profitti del monopolio locale. Il terzo schiaffo è tutto cinese: in uno dei pochi settori ad alta tecnologia e valore aggiunto dove il "made in Italy" è ancora forte, quello delle macchine utensili, per la prima volta siamo superati dalle esportazioni della Cina che ci declassa al quinto posto mondiale. Nel momento in cui anche la Tim rischia di finire in mani straniere, Prodi deve cavarsela col materiale che ha: un capitalismo fatto soprattutto di imprese medio-piccole, per le quali il salto verso la Cina è costoso e azzardato. Dopo avere accumulato anni di ritardo sui nostri concorrenti stranieri, l´operazione-recupero è appena agli inizi. Un segnale positivo c´è, nei numeri di questa delegazione. L´ultima visita ufficiale – guidata da Carlo Azeglio Ciampi nel 2004 mentre da Roma Giulio Tremonti malediceva la Cina e invocava i dazi – vide la presenza di 200 imprenditori italiani. Il fatto che oggi il numero sia triplicato dà speranza. Con Prodi alla guida del governo è finita l´ubriacatura protezionista, il tessuto produttivo italiano ha aperto gli occhi e si mobilita per agganciare la locomotiva cinese (+11,3% di crescita del Pil, un primato mondiale). A Nanchino la Confindustria ha usato una strategia studiata su misura per il nostro capitalismo nano. La si potrebbe definire il metodo dell´agenzia matrimoniale. Con il supporto dell´Istituto per il commercio estero sono state sondate miriadi di piccole imprese per capire con quale tipo di partner potrebbero "sposarsi" in Cina, paese dove è difficile avventurarsi senza avere almeno inizialmente un socio locale. E così ieri nel gigantesco hotel a cinque stelle Metropark si è assistito alla prova generale di un fidanzamento di massa: seduti attorno a centinaia di tavolini, i nostri imprenditori hanno incontrato per ore i loro corrispettivi cinesi, con l´aiuto di interpreti e consulenti hanno passato in rassegna tutti i possibili partner per fare affari insieme. E´ un approccio escogitato per ovviare ai limiti della piccola impresa nostrana, che non può affacciarsi sul mercato cinese con armate di esperti e tonnellate di pazienza come le multinazionali americane e giapponesi, tedesche e francesi. Uno che in Cina c´è già, e può vantare una presenza forte, è Roberto Colaninno della Piaggio, che qui produce 200.000 scooter all´anno. E´ una penetrazione importante ma anche le storie di successo insegnano a non farsi illusioni. «Questo è un paese facile quando vieni a comprare, difficile quando devi cominciare a vendere», ironizza Colaninno. I soci locali non sempre si rivelano affidabili. Le strutture distributive funzionano sulla base del "guanxi", le relazioni personali dei venditori. L´evasione fiscale e il "nero" sono ai livelli dell´Italia di quarant´anni fa. La corruzione è meno nota che in India (a qualcosa la censura serve…) ma probabilmente altrettanto pervasiva. Al tempo stesso i cinesi sono capaci di accelerazioni innovative spettacolari. Un socio di Colaninno è all´avanguardia mondiale nelle nuove batterie al litio che consentono a un´auto elettrica 300 km. di autonomia a 120 km all´ora: ne esporta già 70.000 all´anno negli Stati Uniti. Prodi che frequenta la Cina da anni sa che questo paese oltre ad essere il mercato più dinamico del mondo va corteggiato anche per un´altra ragione. Con un avanzo commerciale che cresce al ritmo del 33% annuo, e riserve valutarie di mille miliardi di dollari, sta diventando un importante esportatore di capitali. In Occidente si è aperta la gara a chi attira più investimenti cinesi. Tra le priorità di Prodi c´è il business della logistica, perché la Cina ormai domina i trasporti marittimi in tutto il pianeta. Il presidente del Consiglio vuol fare dell´Italia la porta d´Oriente, in competizione con i porti nordeuropei. Da Shanghai all´Italia si arriva con sei giorni di navigazione in meno eppure il 70% delle merci cinesi continua a sbarcare a Rotterdam e Amburgo, lì crea ricchezza, posti di lavoro, servizi logistici avanzati. Ora i cinesi hanno cominciato a investire nei porti di Gioia Tauro e Napoli, ma con prudenza. La ragione me la spiega durante il banchetto ufficiale di Nanchino proprio un armatore cinese. «Ad Amburgo centinaia di container vengono scaricati senza attesa dalle navi sui treni, da lì partono su rotaia, viaggiano a 80 km. all´ora giorno e notte senza interruzione, in due giorni al massimo raggiungono qualunque destinazione europea». Da noi il collegamento nave-treno non è competitivo. E quando i businessmen cinesi sentono parlare dei tempi lunghi per i lavori sull´autostrada Salerno-Reggio sono increduli: anni di attesa per completare delle opere che in Cina sorgono dal nulla in pochi mesi. L´immagine dell´Italia in Cina è ottima e questa missione Prodi ne avrà conferma a ogni tappa del suo viaggio. Montezemolo qui è prima di tutto il "patron" di Michael Schumacher, e pur di sentirlo parlare di Ferrari la tv di Stato Cctv lo insegue con squadre di reporter per interviste-fiume. Il problema è convincerli che oltre al glamour abbiamo anche la sostanza, dimostrare che dietro l´immagine c´è un sistema paese che funziona come le ferrovie tedesche. Federico Rampini