La Stampa 11/09/2006, pag.11 Francesco Sisci, 11 settembre 2006
Guerra del «cesuo» tra Cina e Taiwan. La Stampa 11 Settembre 2006. Pechino. stato un colpo sotto la cintura, letteralmente, e la reazione è stata furibonda
Guerra del «cesuo» tra Cina e Taiwan. La Stampa 11 Settembre 2006. Pechino. stato un colpo sotto la cintura, letteralmente, e la reazione è stata furibonda. Perché tocca un bisogno primario: i bisogni. L’attrice taiwanese Jessey Meng durante uno show tv ha commentato i bagni nella Cina continentale: «Molti sono senza porte e anche quando ce le hanno la maggior parte della gente non le chiude». L’avvenente Meng ha raccontato di un suo recente viaggio in Cina: entrando in un bagno pubblico, era stata accolta dalla visione di una fila di pallidi, nudi fondoschiena concentrati alla bisogna. Risate del pubblico. Ma quello che fa ridere da una parte fa piangere dall’altra, anche perché Pechino considera Taiwan parte del suo territorio che un giorno si riunirà alla madrepatria. E gli scherzi erano su un argomento sensibile come i bagni (che in cinese hanno per una volta un nome simile all’italiano: cesuo). Così oltre un milione di giovani continentali sono esplosi in messaggi di protesta sul Web: «Se sei cinese devi chiedere scusa», hanno scritto alla Meng. La presa in giro dei «cesuo» nazionali ha scoperchiato un vaso di Pandora. Già sei anni fa, in vista delle Olimpiadi, il comune di Pechino aveva approvato un sistema di classificazione di tutti i bagni pubblici. C’erano quelli a 5 stelle - a pagamento, con guardiano, marmi e scarico automatico - ma anche i «fuori concorso», nei vicoli della città vecchia: un buco per terra, un tettuccio di plastica verde ondulata e i muri umidi di muschio scuro, impregnati di odore di urina. Probabilmente era a questi che pensava la Meng, riferendosi a una mancanza di privacy vecchia ormai di decenni. Queste «toilette» nascevano negli anni ”50-60 con la divisione delle grandi case borghesi e nobiliari. A ogni famiglia veniva assegnata una stanza, separata da altre famiglie dal cortile comune, ma i servizi erano collettivi. La cucina era in cortile e il bagno fuori, in strada e serviva spesso tutto l’isolato. Qui ragazzi e ragazze si trovavano la mattina, anche per fare le prime chiacchiere, accovacciati quasi raso terra, spesso senza nemmeno un piccolo intercapedine vicino. L’igiene era precaria - come tutta la vita - senza uno scarico di acqua. Nei dormitori studenteschi l’odore di urina entrava fino sotto le coperte. La vita era misera, il cibo e i vestiti razionati, è il bagno in comune era l’ultimo dei problemi. Forse il senso del comunismo, l’egualitarismo nasceva anche dall’uso di stare fianco a fianco, condividendo i segreti più intimi. Quel rito mattutino era in un certo senso la realizzazione di quello che Bunuel ne «Il fascino discreto della borghesia» descriveva in maniera ironica: liberarsi in pubblico e mangiare in privato. L’attrice taiwanese invece appartiene già a un’altra tradizione, quella occidentale della privacy nelle faccende intime. La reazione dei cinesi continentali alle battute della Meng comunque dimostra che è stato toccato un nervo scoperto, e le autorità se ne rendono conto. Il problema principale dei «cesuo» è l’odore soffocante, anche d’inverno. Per eliminarlo si stanno oggi eliminando i bagni. I 5mila vespasiani pubblici di Pechino di qualche anno fa sono stati decimati. In uno sforzo di igienizzazione dei pochi sopravvissuti il comune ha piazzato quasi ovunque addetti alle pulizie che riscuotono un biglietto all’ingresso. Ma qualcosa continua a non funzionare, forse nella costruzione stessa degli scarichi, perché i cattivi odori sembrano insopprimibili. E pochi giorni fa Tv Pechino ha denunciato un nuovo fenomeno: senza più vespasiani 60 mila rassisti e un numero imprecisato di altre persone che passano la giornata in giro non sanno più cosa fare. L’opzione di fare un salto al bar più vicino da queste parti è difficilmente praticabile, e i disperati orfani del «cesuo» fanno i loro bisogni sul ciglio della strada, o dietro un cartellone pubblicitario, fra lo scandalo dei nuovi benpensanti. Francesco Sisci