Varie, 14 settembre 2006
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Cucchiara Tony
• Agrigento 30 ottobre 1937. Cantante. Nel 1972 partecipò al Festival di Sanremo con Preghiera (fuori dalla finale) e fece il suo esordio in teatro con il musical (opera folk) Caino e Abele, in seguito ha prodotto le commedie musicali Storie di periferia, Tragicomica con musiche, La baronessa di Carini, Swing, Pipino il breve. Da ultimo tra gli autori di In famiglia, trasmissione di Michele Guardì trasmessa su Raidue nel fine settimana • «Un musical, Caino e Abele del 1972, seepre in scena da allora. Un altro, Pipino il Breve, 1980, per cinque anni in tour fra Sudamerica, Australia e Broadway. Ma non stiamo parlando di Burt Bacharach o Andrew Lloyd Webber: il signore che ha scritto questi lavori è italiano, si chiama Tony Cucchiara. Il vero padre del musical nostrano, anche se qualcuno se lo ricorda solo come cantante: fra Sanremo e dintorni, con hit quali Annalisa del ”62, Se vuoi andare vai del ”66, Preghiera del ”72. [...] non ha mai smesso di lavorare. Solo che nel ”73 ha abbandonato la carriera di cantante (’per vicende famigliari, preferii vivere dietro le quinte”): iniziando quella che lui chiama ”una seconda vita”. [...] Già che c’era, però, Cucchiara di vite se ne è costruite pure altre due: una come autore tv ed una da serio ricercatore della cultura siciliana. Pipino il Breve, per dire, ”nasceva dai quindici volumi di tradizioni orali sull’opera dei pupi, curati da Giusto Lo Dico. E nell’80 misi in scena pure La Baronessa di Carini, ma non come fa la tv. Come la narravano i cantastorie: è una vicenda del Quattrocento”. Come iniziò la sua carriera di autore di musical? ”Proprio con Caino e Abele, al teatro parrocchiale San Genesio di Roma con Marisa Sannia e Christian. Si formarono code ogni sera per vederci, ed un giorno arrivò Garinei. Ci scritturò subito e debuttammo al Sistina il sabato di Pasqua del 1973: in diretta Rai. [...] Saverio Marconi, per dire, che oggi è considerato il punto di riferimento del musical in Italia, mi conosce bene: fece un provino per il mio Storie di periferia nel 1974 [...] Cocciante scrive fiumi di canzoni, ma il musical è una storia. Mi annoia.[...] Caino e Abele aveva quattro legni di scenografia e due ballerini: lo possono rifare tutti. Quel che conta davvero è la storia, che deve arricchire la gente”. Don Chisciotte con Buzzanca, L’altra Cenerentola con la Cortellesi, La passione di Cristo: l’impressione è che [...] scelga sempre testi etici. ”Certo. Se alla gente non rimane un messaggio, che senso ha uno spettacolo?” [...]» (Andrea Pedrinelli, ”Avvenire” 30/10/2007).