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 2006  settembre 08 Venerdì calendario

La Stampa venerdì 8 settembre "Sto morendo dentro, ogni giorno che passa soffro sempre di più, mi sento frustrata, spossata e dunque esco a fare shopping perché è l’unica cosa che mi fa sentire meglio"

La Stampa venerdì 8 settembre "Sto morendo dentro, ogni giorno che passa soffro sempre di più, mi sento frustrata, spossata e dunque esco a fare shopping perché è l’unica cosa che mi fa sentire meglio". Kathy Trant è una delle migliaia di vedove degli attacchi dell’11 settembre 2001 ed ha scelto di confessare la sua "maledizione" nel salotto tv di Oprah Winfrey, la regina dei talk show. Kathy è diventata un personaggio nazionale da quando i reporter a caccia di storie umane sull’impatto dell’attacco portato dai 19 kamikaze di Al Qaeda hanno scoperto che negli ultimi cinque anni ha dilapidato i risarcimenti avuti per la morte del marito sotto le macerie spendendo almeno 5 milioni di dollari in shopping, inclusi 500 mila per l’acquisto di scarpe firmate ed altre varie migliaia per una plastica al seno e iniezioni di botulino a fini estetici. Forme depressive La mania di spendere tradisce la depressione di Kathy - madre di tre figli - offrendo uno sguardo sui drammi che ancora continuano ad inseguire molte delle vedove dell’11 settembre, alle quali la tv britannica "Channel 4" ha scelto di dedicare un approfondimento in occasione dell’imminente anniversario. Nel caso di Madeleine Bergin, vedova del pompiere John, il boomerang è stato tutto famigliare: ottenuto 1 milione di dollari di risarcimento ha sposato un collega del marito che di conseguenza ha lasciato la moglie con la quale era felicemente unito da dieci anni. La consorte abbandonata, che si chiama Mary, resta convinta che fu proprio quel milione di dollari a fargli perdere il marito. "Se lo è comprato con quei soldi - ha detto - se io ne avessi avuti 5 milioni credo che sarebbe rimasto al mio fianco". Per Lisa Goldberg, vedova di Martin McWilliams, i due milioni di dollari ricevuti come risarcimento hanno invece coinciso con la rottura di ogni rapporto con la famiglia di lui e, poiché i due non erano sposati, questo ha comportato lo stravolgimento della vita per la piccola figlia Sara che ha memorizzato l’11 settembre non solo per la scomparsa del padre ma anche come l’inizio di una faida famigliare che ancora non ha fine. All’origine di depressione, gelosie, risentimenti, separazioni ed un vasto campionario di drammi umani vi sono, in molti casi, i risarcimenti per i parenti delle vittime che il Congresso degli Stati Uniti autorizzò pochi giorni dopo l’11 settembre al fine di proteggere le compagnie aeree American Airlines e United Airlines da cause legali che le avrebbero portate al fallimento. A gestire il "Fondo per la compensazione delle vittime dell’11 settembre" che venne creato con il voto di Capitol Hill è stato un team guidato dall’avvocato Kenneth Feinberg, ex collaboratore del senatore democratico del Massachusets Ted Kennedy, che nel corso dei 33 mesi successivi all’attacco incontrò circa 1500 famiglie distribuendo un totale di circa 7 miliardi di dollari al 97 per cento degli aventi diritto. A Feinberg spettava decidere quanto dare e a chi in base a parametri legislativi molto ambigui perché doveva accertare "dolore e sofferenza" e "condizioni economiche" dei famigliari prima di stabilire l’ammontare del risarcimento. Cinque anni dopo sappiamo che i versamenti in denaro sono andati da un minimo di 250 mila dollari ad un massimo di 7 milioni di dollari anche se nella maggioranza dei casi la cifra è stata fra 1 e 2 milioni di dollari, con una media generale di 1,6 milioni di dollari a vittima. "Aver deciso di non dare a tutti la stessa cifra forse non è stata una buona idea - ammette oggi Feinberg - ma all’epoca il Congresso non consentiva altrimenti e riteneva che valutare ogni situazione specifica rispondesse ad un valore molto americano". Per avere un’idea delle differenze nei risarcimenti basta tener presente che all’interno di una stessa azienda di broker finanziari di Wall Street travolta dalle esplosioni vi è stato chi ha ricevuto 250 mila dollari e chi invece ben 7 milioni di dollari. Ma vi è stato anche quel 3 per cento di famigliari delle vittime che ha rifiutato di ricevere i soldi del Congresso: almeno otto famiglie hanno chiuso la porta in faccia a Feinberg facendo capire che erano - e sono ancora - a tal punto distrutte dal dolore da non riuscire, o volere, monetizzare il valore della perdita subita. Sessantacinque famiglie invece si sono mostrate a tal punto interessate ad incassare i premi da dare vita a prolungate cause legali che nella maggioranza dei casi ancora pendono di fronte ai tribunali di New York e della Virginia. Ma ciò che più si profila all’orizzonte è la rivolta da parte di chi i soldi del Congresso li ha avuti, incassati ed in parte spesi ma adesso appare determinato a riaprire il capitolo delle rivendicazioni economiche nei confronti delle compagnie aree e forse anche del governo. Fra loro c’è una donna di nome Eileen che ha confessato sul teleschermo di aver ottenuto 3 milioni di dollari ma di aver maturato nel tempo la convinzone di aver subito un’estorsione a causa della firma che dovette apporre sotto la rinuncia a future rivendicazioni economiche di qualsiasi tipo. Eileen assicura che come lei sono in molti i parenti delle vittime a voler rimettere in discussione gli accordi firmati con Kenneth Feinberg, profilando un tipo di mobilitazione pubblica destinata a creare più imbarazzo al Congresso di Washington - tanto ai repubblicani quanto ai democratici - delle proteste di piazza avvenute contro la guerra in Iraq o il rinnovo del Patriot Act. Maurizio Molinari