Corriere della Sera 07/09/2006, pag.21 Giovanni Bianconi, 7 settembre 2006
Provenzano, la Bibbia all’Fbi per trovare il codice segreto. Corriere della Sera 7 settembre 2006
Provenzano, la Bibbia all’Fbi per trovare il codice segreto. Corriere della Sera 7 settembre 2006. Roma. La Bibbia di Bernardo Provenzano è volata in America. Adesso saranno gli specialisti dell’Fbi a cercare di capire il significato nascosto (se c’è) delle sottolineature, annotazioni e decine di segnalazioni con micro-foglietti ritagliati che il Padrino di Cosa Nostra ha inserito nei testi sacri che leggeva, rileggeva e copiava nel rifugio di Montagna dei Cavalli dove è stato arrestato, a due passi da Corleone; e probabilmente anche prima, quando si nascondeva altrove, durante una latitanza durata oltre quarant’anni. L’ufficio di polizia più famoso del mondo, che per le indagini antimafia che s’intrecciano tra la Sicilia e gli Stati Uniti collabora ed è in continuo contatto con lo Sco, il Servizio centrale operativo della polizia italiana, nella sua sede di Quantico, in Virginia, ha una sezione specializzata che studia e interpreta i codici segreti criminali. Si chiama Cryptanalysis and Racketeering Records Unit, una sorta di "ufficio decrittazione" creato per supportare le indagini attraverso l’analisi degli scritti cifrati e in codice utilizzati dalle gang criminali di strada, dalla criminalità organizzata, dal terrorismo interno e internazionale, dai servizi segreti stranieri. O almeno ci provano. Nelle inchieste statunitensi qualche contributo sembra l’abbiano dato, ora tenteranno con Provenzano. Oltre a interpretare i circa duecento «pizzini» che riguardavano gli «affari correnti» della mafia siciliana scritti e ricevuti dal boss catturato l’11 aprile scorso – operazione che ha già portato ad alcuni arresti, e altri ne verranno – i pubblici ministeri di Palermo e gli investigatori della polizia hanno cercato di capire qualcosa anche di quella Bibbia consumata e «lavorata» da Provenzano. Nel covo vicino a Corleone ne aveva ben cinque copie, ma su una sottolineava, prendeva appunti e soprattutto segnalava frasi erighe grazie a dei post-it ritagliati e applicati all’interno delle pagine, vergati con una freccetta e a volte con numeri e lettere. Foglietti mobili, che potevano essere staccati e riattaccati su pagine e su passi diversi. Convinti che potessero nascondere un codice di comunicazione con qualcuno – per esempio coi detenuti, visto che in carcere la Bibbia è consultabile anche da chi è costretto ai rigori dell’articolo «41 bis» dell’ordinamento penitenziario – magistrati e poliziotti hanno tentato di dare un senso a sottolineature, post-it e copiature, ma per adesso senza arrivare a risultati concreti. Di qui l’idea di chiedere un’aiuto al Federal bureau of investigation. Per non lasciare nulla di intentato. Appena arrestato, Bernardo Provenzano ha chiesto di poter tenere con sé quell’edizione della Bibbia, anche in carcere, ma gli è stato detto di no. L’Amministrazione penitenziaria ha subito provveduto ha fornirne una al carcere di Terni, dove è rinchiuso, e da allora il capomafia ergastolano legge, studia, annota e copia da quel testo. Non più con la macchina da scrivere e sui fogli che poi ritagliava, come faceva durante la latitanza, ma con la penna e su un bloc-notes. Anche adesso legge e trascrive interi brani, e pure quelli – come la poca corrispondenza con la famiglia – passano al vaglio della censura regolata dal «41 bis». Per il resto le sue giornate non prevedono molti diversivi: a parte l’ora d’aria, trascorre il tempo in cella a guardare la tv. Niente giornali o altri libri, e molti appunti: a parte i brani della Bibbia, annota l’esito delle visite mediche e le prescrizioni del dottore, l’orario in cui prende le medicine. Nei fascicoli delle inchieste sul Padrino – insieme ai «pizzini» inviati e ricevuti, pieni di riferimenti a persone coperte da numeri in codice e ad estorsioni, affari vari e perfino omicidi da compiere, sempre aperti e chiusi da riferimenti alla grazia di Dio, alla volontà del Signore e benedizioni varie – sono finiti anche i fogli su cui Provenzano ricopiava interi passi delle sacre scritture e altri testi religiosi. Particolare attenzione il capomafia dedicava al libro dell’Apocalisse. In un foglio ha trascritto tutta la prima parte del capitolo 17, completa di spiegazioni tratte dal dizionario della lingua italiana per parole come «fornicare» e «lussuria». In fondo, un’annotazione tra parentesi: «Devo confrontare il sopra detto con l’umanità paragonandole alle cose di questo mondo». Un altro brano di quel testo compare in un diverso appunto: «La bestia che hai veduto era, ma già non è più; essa sta per salire dall’abisso e per andare alla sua perdizione...». Con la macchina elettrica che aveva alla Montagna dei Cavalli Provenzano ha trascritto altri testi religiosi e di commento alle scritture, o pensieri quasi certamente copiati. Ecco un paio di esempi: «La luce di Dio ci dà occhi per contemplare il Creato. La propia luce è la legge naturale: nell’intimo della coscienza l’uomo scopre la legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire... L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore. Obbedire è la dignità stessa dell’uomo. E secondo questa egli sarà giudicato». E ancora: «Dio ha voluto l’incarnazione del Figlio, non tanto per avere qualcuno fuori dalla Trinità che lo amasse in modo degno di sé, quanto piuttosto per avere fuori di sé qualcuno da amare in modo degno di sé senza misura... Ecco il perché dell’incarnazione... Noi siamo inclusi in questo amore, essendo diventati membra del corpo di Cristo. Ce lo ricorda lo stesso Prologo di Giovanni: A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio». Il riferimento preciso è a un versetto del primo capitolo del Vangelo secondo Giovanni, ed è seguito da un’annotazione manoscritta: «Pagina 42». Un altro scritto dal sapore religioso potrebbe essere la sintesi del pensiero di qualcuno. O forse dello stesso Provenzano, se si associa al modo incruento e riflessivo – almeno nell’ultimo decennio – di guidare la mafia siciliana, così come è emerso dalle indagini: «Occorre meditare. Dell’attuale situazione (confrontarci con gli Intimi). Della propria convinzione ideale con singerità. E come ritieni di poter andare avanti (considerare su cui agire bene, o meno bene) per portarla avanti come Meglio nel volere di Dio». Ma il vero rompicapo per inquirenti e investigatori resta quella Bibbia piena di linee, foglietti gialli e freccette, come se indicassero qualcosa. Il codice segreto del capomafia, forse, che adesso proveranno a svelare dall’altra parte dell’Oceano. Giovanni Bianconi