Guido Santevecchi, ཿCorriere della Sera 30/8/2006;, 30 agosto 2006
Martin Elliott e Allan Goldman, primario di cardiochirurgia e capo della rianimazione pediatrica al Great Ormond Street Hospital for Children di Londra, hanno chiesto aiuto al team Ferrari che si occupa dei pit stop per migliorare le prestazioni in sala operatoria
Martin Elliott e Allan Goldman, primario di cardiochirurgia e capo della rianimazione pediatrica al Great Ormond Street Hospital for Children di Londra, hanno chiesto aiuto al team Ferrari che si occupa dei pit stop per migliorare le prestazioni in sala operatoria. Il dottor Nick Piggott: «Avevamo un’esperienza di molti anni, pensavamo di essere piuttosto bravi. Ma dopo essere stati fianco a fianco con i meccanici abbiamo guardato un filmato di come ci muovevamo in sala: è stato uno shock, ci siamo resi conto che avevamo proprio bisogno di copiare il loro coordinamento intorno alla vettura». Il ferrarista Nigel Stepney: «Ci vuole parecchio tempo per amalgamare un team. Noi abbiamo una ventina di uomini che lavorano per 4-6 anni, sempre insieme, sempre gli stessi con l’obiettivo di stabilire una routine che dura poco più di 4 secondi. Il problema dei chirurghi è che loro operano tutti i giorni, a tutte le ore e per questo il personale cambia in continuazione. Per questo speriamo che l’esperienza Ferrari sugli automatismi sia stata utile». Quelli del Great Ormond: «Due anni fa nel momento critico subito dopo l’operazione ci davamo tutti da fare spesso intralciandoci, tra richiami, rumore e agitazione. Con l’esperienza dei meccanici abbiamo elaborato un protocollo di allenamento e azione che ci ha permesso di ridurre drasticamente gli inconvenienti».