Marco Imarisio, Corriere della Sera )/9/06, 8 settembre 2006
Corriere della Sera, giovedì 7 settembre 2006 «Let’ s roll», che poi significa andiamo, diamoci da fare
Corriere della Sera, giovedì 7 settembre 2006 «Let’ s roll», che poi significa andiamo, diamoci da fare. Todd Beamer disse «let’ s roll», poi riappese il telefono e ci provò insieme agli altri. Quella frase riemerse dalle macerie, divenne un mantra da recitare per una nazione sulle ginocchia che aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, in cui credere. E Lisa che gli sopravvisse, divenne la custode della memoria di un uomo ma soprattutto di una frase. Beamer era un ragazzone di 34 anni, un passato da giocatore di football americano, il presente fatto di un lavoro da venditore di software per la Oracle, una casetta a Cranbury, New Jersey, dalla quale era uscito alle 5 del mattino diretto all’ aeroporto di Newark, facendo piano per non svegliare i bambini e la moglie Lisa, che era incinta del loro terzo figlio. Volo United 93 per San Francisco, appuntamento di lavoro con un fornitore. Era quel giorno, ed era quel volo. La ribellione dei passeggeri del Newark-San Francisco cominciò quando l’ aereo si trovava a 18 chilometri dal probabile bersaglio dei dirottatori, Washington, la Casa Bianca. Il volo finì in un campo della Pennsylvania, non ci furono superstiti. Ci furono tante telefonate da quell’ aereo, uomini che avevano capito cosa stava succedendo e riuscirono a chiamare casa per dire cose semplici, ricordati di me, ti amo, pensa ai bambini. Anche Todd Beamer cercò di chiamare Lisa, ma riuscì soltanto a mettersi in contatto con un’ operatrice. Le chiese di pregare con lui, e alla fine di una conversazione durata 13 minuti disse «Let’ s roll». La definizione che Lisa Beamer ha sempre dato di sé è questa: «Una casalinga felice». L’ undici settembre le assegnò un altro ruolo, sacerdotessa del culto, depositaria di una frase che la funzione di una pomata spalmata sulle ferite aperte di un’ intero Paese. La casalinga Lisa divenne subito un’ icona, una vedova di guerra che doveva spartire il ricordo di un marito eroe insieme a milioni di altri americani. Quel «Let’ s roll» entrò dalla porta principale nella cultura popolare che custodisce il ricordo dell’ undici settembre, un messaggio ancora più preciso dei cappellini del Fire department di New York. Il grido di battaglia degli Stati Uniti. Fu citato da George Bush nel suo secondo discorso alla Nazione come l’ esempio di un popolo che non doveva arrendersi, divenne il titolo di una canzone di Neil Young, venne stampato su migliaia di magliette e sticker adesivi da mettere sul paraurti della macchina. I media americani accolsero Lisa Beamer e i suoi racconti di una vita normale come un’ oasi di serenità in un mare di cattive notizie. «Calma e radiosa» disse l’ anchor man Dan Rather. Lei sembrava a suo agio sotto i riflettori. «Good morning America», «Dateline Nbc», «20/20», «60 minutes», «Larry King live», i principali talk show se la contendevano. Pianse in diretta con Oprah Winter, ricevette una standing ovation dal Congresso in sessione plenaria. La casa di Cranbury divenne meta di pellegrinaggi. Quando in ottobre decise di salire sul volo che aveva preso Todd, stessa compagnia aerea, stessa tratta, tutte le trasmissioni vennero interrotte per documentare il suo gesto di sfida. Un editoriale del Washington Post lesse quell’ evento come un messaggio alla Nazione intera, «time to move on», è ora di ricominciare. Nell’ agosto del 2002 Lisa pubblicò le sue memorie, intitolate inevitabilmente «Let’ s roll, gente normale, coraggio straordinario». Il titolo rimase in testa alla classifica dei libri più venduti per mesi, sei milioni di copie andate a ruba in poche settimane. Lisa ormai era la vedova d’ America. Poi è successo qualcosa. Lisa Beamer è scomparsa. Riapparirà forse questa settimana, perché la casa editrice Tyndale si appresta a ristampare «Let’ s roll». Ma non è più come prima, e il tempo che è passato non basta a spiegare. L’ America ha avuto altre mogli che piangevano mariti morti in terre lontane, questa può essere una spiegazione. Ma la parabola di Lisa Beamer ha una traiettoria particolare, che ha che fare con la sedimentazione dell’ undici settembre nella mente degli americani. Cominciò la Commissione di indagine sull’ undici settembre voluta dal Congresso, che dall’ esame della scatola nera dell’ United 93 stabilì che l’ aereo era precipitato per l’ imperizia dei dirottatori, colti di sorpresa dalla reazione dei passeggeri, e non per loro scelta votata al sacrificio. Ancora più impietosa, la Commissione entrò anche nel merito del mantra, per dire che quel «let’ s roll» in realtà era un «roll it» riferito a un vassoio da usare come corpo contundente contro i terroristi. Poi arrivò il peggio. Si scoprì che il 4 dicembre 2001, 23 giorni dopo la morte di suo marito e di altre tremila persone, Lisa aveva fatto registrare il marchio, «Let’ s roll» era cosa sua, al punto da intentare una causa anche a Neil Young che aveva onorato Todd nella sua canzone. I diritti all’ uso di «Let’ s roll» vennero però ceduti alla multinazionale Wal Mart, e alla squadra di baseball di Florida State. I soldi dei diritti, fu la spiegazione, finivano alla «Todd Beamer foundation» creata da Lisa, che soltanto nel suo primo anno aveva raccolto tre milioni di dollari mandati da tutta l’ America. Ma nel 2004 l’ ente statale che controlla l’ impiego delle donazioni accusò la fondazione di avere utilizzato per fini benefici soltanto il 53 per cento del denaro raccolto, mentre la legge impone di superare almeno il 65%. Questa primavera, in occasione dell’ uscita del film che ricostruisce la tragedia dell’ United 93, arrivarono anche gli attacchi dei familiari dei compagni dell’ ultimo viaggio di Beamer, che la accusarono neppure troppo velatamente di aver oscurato la memoria dei loro cari. Lisa fu l’ unica a non commentare il film. La sua scelta di sottrarsi ai riflettori viene definita «coerente» dalla sua agente letteraria. Ken Abraham, coautore di «Let’ s roll», ritiene che le ragioni vadano cercate altrove: « cambiato qualcosa nella percezione che la gente ha non solo di lei, ma di tutto l’ undici settembre». Todd era e resterà un eroe. Ma forse l’ America non ha più così bisogno di Lisa Beamer, perché questi cinque anni hanno restituito la vicenda dell’ United 93 alla sua dimensione di tragedia collettiva. E i passeggeri di quel volo sono ricordati tutti insieme e allo stesso modo, per quello che hanno fatto e non per quel che uno di loro avrebbe detto. LA TELEFONATA Todd Beamer cercò di chiamare la moglie, ma riuscì solo a mettersi in contatto con un’ operatrice. Le chiese di pregare con lui, e alla fine di una conversazione durata 13 minuti disse «Let’ s roll» Nel film Due attori che interpretano il ruolo dei passeggeri del Volo 93 in una scena del film «United 93», di Paul Greengrass. L’ aereo, uno dei quattro dirottati dai terroristi dell’ 11 settembre, si schiantò in Pennsylvania dopo che i passeggeri, saputo della sorte degli altri tre jet dirottati, si ribellarono ai terroristi Imarisio Marco