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 2006  settembre 05 Martedì calendario

Tutto il potere allo zapping il telecomando compie 50 anni. La Repubblica 5 settembre 2006. Roma. Il talismano della pigrizia e del potere da salotto compie mezzo secolo

Tutto il potere allo zapping il telecomando compie 50 anni. La Repubblica 5 settembre 2006. Roma. Il talismano della pigrizia e del potere da salotto compie mezzo secolo. E al traguardo della mezza età il telecomando, che pure ha contribuito alla progressiva atrofia della specie risparmiandoci ogni spostamento dal divano alla tv, non potrebbe arrivare più scattante. Con oltre 500 milioni di esemplari ha doppiato la popolazione Usa e a una media di quattro unità per famiglia ha stracciato ogni tasso di fertilità del mondo industrializzato. Gli esseri umani, troppo impegnati a cambiare canale, non figliano più ma il gingillo che consente loro quell´operazione si moltiplica come i conigli. E a distanza di tanto tempo, come si confà alle invenzioni più decisive, è ancora aperta la contesa sulla sua paternità. Mentre, per evitare l´inondazione di altrettante scatoline per stereo, dvd, videoregistratore e decoder, oggi vanno forte gli «universali» che, previa un´estenuante configurazione, con un apparecchio solo comandano tutto. La storia, quindi. Nel 1950 la Zenith Radio Corporation dell´Illinois mette sul mercato il primo modello con il filo. Il nome non potrebbe essere più programmatico: Lazy Bones, «ossa pigre». Scopo principale era togliere l´audio durante gli spot che l´amministratore delegato della compagnia visceralmente detestava. In quegli anni alla Zenith entra come magazziniere Eugene Polley. Il ragazzo ha un talento naturale per l´elettronica e nel ´55 mette a punto il Flashmatic, il primo remote control senza filo. Sembra una piccola torcia, emana raggi di luce cui il televisore obbedisce. Si vende come il pane, 30 mila unità il primo anno. Al «papà» fanno i complimenti e li quantificano in 1000 dollari. Una miseria, anche per gli standard dell´epoca. Poi qualche cliente deluso fa notare che se nella stanza c´è troppo sole gli ordini non producono reazioni. L´anno dopo l´ingegnere Robert Adler, austriaco di Vienna, si presenta con una soluzione. Usare gli ultrasuoni, piuttosto. Nasce lo Space Command ed è in quel momento che l´azienda fissa il vero anno zero della svolta. Bestseller immediato, il creatore salta tutti i gradini intermedi della scala gerarchica e diventa vicepresidente. Quando arrivano i primi reclami che basta il tintinnio di due chiavi o di monete per mandarlo in confusione è ormai troppo tardi, un flebile rumore di fondo sovrastato dai peana al vincitore. Le parabole dei due si biforcano con quella crudeltà che il destino talvolta sa inventarsi. Adler campeggia nella Hall of Fame dei giganti dell´elettronica, insieme a leggende come Bell, Edison e Marconi. Polley mastica amaro, si consola con il biliardo e la gioia intermittente di un bicchiere di gin tonic. Non c´è cattiveria nei protagonisti, semmai colpevole oblio da parte dei dirigenti dell´azienda. «Non credo che l´invenzione abbia un solo padre - ammette col Chicago Tribune il novantatreenne Adler - ma il pubblico cerca sempre un nome cui attaccare qualcosa». E il suo, aggiunto a un curriculum più professionale, suonava meglio. «Non solo non ho avuto il riconoscimento che meritavo - ribatte Polley - ma mi hanno dato anche un calcio nel sedere». Per colmo dei colmi ha dovuto, proprio l´anno scorso, disdire l´abbonamento alla tv via cavo: a novant´anni passati, costretto a vivere in casa con la figlia, è un lusso che non può permettersi. Proprio lui, che gli amici di carambola chiamano Zapper, non potrà più nemmeno saltabeccare da una rete all´altra. Non ce l´ha con chi ha vissuto la vita che poteva essere la sua. Avrebbe preferito almeno non essere derubricato a nota a pie´ di pagina nella monumentale biografia dell´altro. Ma la tecnologia, se non la storia, l´ha parzialmente vendicato. Quando nell´82 il telecomando ha assunto la sua incarnazione attuale ha adottato gli infrarossi. Luce, non suono, proprio come aveva intuito. E un lato positivo c´è anche nell´addio forzato al decoder. Almeno non dovrà scervellarsi, come milioni di utenti, nel cercare di decifrare «quale tasto fa cosa». Nonostante costino a volte anche centinaia di dollari, più del piccolo schermo che controllano, i telecomandi universali richiedono dolorosissimi settaggi. Per poi lasciarti all´oscuro su dove trovare il pulsante per aumentare o ridurre il colore. Che magari cambia posto a seconda di quale dei 4-5 apparecchi possibili si cerca di domare. Riccardo Staglianò