Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  settembre 06 Mercoledì calendario

Sabato scorso i dipendenti pubblici dell’Autorità palestinese hanno proclamato il loro primo sciopero nazionale

Sabato scorso i dipendenti pubblici dell’Autorità palestinese hanno proclamato il loro primo sciopero nazionale. Motivo: in 165 mila non ricevono lo stipendio da sei mesi. Il governo di Haniyeh, dopo il blocco dei finanziamenti europei e americani, non sa come rimediare i soldi per pagarli. Lo sciopero più grave è quello degli insegnanti, che ha impedito la riapertura dell’anno scolastico per 800 mila alunni. A Gaza le strade sono inondate da sacchi di immondizia e il premier Haniyeh, per dare il buon esempio, s’è presentato con la scopa in mano. Si sciopera anche negli ospedali e negli uffici pubblici, 80mila persone in tutto. Secondo il politologo Sattar Kassem, tutto dipende dal «tradimento di Arafat»: «Dagli anni 90 nei territori sono stati persi 250 mila posti di lavoro, commercio e piccola industria. Li ha sostituiti Arafat, creando 100 mila nuovi statali. Una base clientelare pagata dal denaro di Usa e Ue che coprivano quasi tutto il bilancio dell’Autorità. Non ha capito, Arafat, che così si metteva in mano alle potenze straniere che possono aprire o chiudere i rubinetti a loro piacimento».