Paola Cascella, la Repubblica 5.9.06; Costantino Muscau, Corriere della Sera, 5.9.06, 6 settembre 2006
Kaur, 31 anni. Indiana sick trapiantata nella Bassa modenese dal gennaio 2002, operaia in fabbrica, due figli di 13 e 12 anni, nel tempo libero amava pedalare in bicicletta nei campi, tra vigneti e filari di pere
Kaur, 31 anni. Indiana sick trapiantata nella Bassa modenese dal gennaio 2002, operaia in fabbrica, due figli di 13 e 12 anni, nel tempo libero amava pedalare in bicicletta nei campi, tra vigneti e filari di pere. Graziosa, i capelli riccioluti sciolti al vento, vestiva sobria ma all’occidentale e non voleva saperne delle tradizioni della terra natìa. Quando le morì il marito i parenti lontani presero ad assillarla («torna a casa, dobbiamo decidere del tuo futuro»), così volò nel Punjab dove la mandarono in sposa al cognato settantenne. Dopo quaranta giorni tornò in Italia, tutti notarono che s’era fatta triste e aveva pure un olezzo strano per via d’un unguento che s’era portata appresso dall’India e che si spalmava, chissà perché, su tutto il corpo. Quando il vecchio marito le ordinò di tornare in famiglia, lei comprò una bottiglia di whisky, la mandò giù fino all’ultima goccia, raggiunse la stazione ferroviaria, piazzò il collo sul binario, attese il primo treno della Modena-Carpi e da quello si lasciò decapitare. Ha lasciato un biglietto dove implora gli italiani, «con le ultime forze di una mamma», affinché i suoi bambini non finiscano dai parenti in India «tra pregiudizi e imposizioni». All’alba di mercoledì 23 agosto sui binari di Soliera, paesone di 15 mila abitanti tra Modena e Carpi.