Varie, 6 settembre 2006
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Mathias Bob
• Tulare (Stati Uniti) 17 novembre 1930, morto il 4 settembre 2006. Decathleta. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra (48) ed Helsinki (52). «Ventuno anni non sono molti per decidere di ritirarsi, terminare l’università e iniziare una vita lontana dalle piste. Lo fece Bob Mathias, nel 1952. La vicenda appare ancora più insolita, nell’annotare che aveva già vinto, nel decathlon, due medaglie d’oro olimpiche, alle Olimpiadi di Londra del 1948 e a Helsinki del ’52. E non solo. Mai aveva perduto una gara, superando tre volte il suo stesso record. Era arrivato allo sport un po’ per caso, grazie soprattutto all’ammirevole cultura specifica delle università americane. Ragazzino anemico e malaticcio, aveva avuto la fortuna di un papà medico, che ne aveva fatto il suo primo paziente. Quando arrivò alla California University, e si ritrovò da solo in aula, dopo le lezioni, prese a seguire i compagni sulle piste. Un disco gli piovve tra i piedi e, come lo raccolse per ributtarlo verso il lanciatore, l’allenatore Virgil Jackson rimase incredulo, nell’apprendere che mai aveva pensato di lanciare quell´insolito oggetto. Mancava un anno alle Olimpiadi di Londra, e Bob aveva preso a distinguersi non solo nel disco, ma anche nel getto del peso, vincendo tutte le gare alle quali la sua università si attivava nell’iscriverlo: con sua viva preoccupazione di far scendere l’altissima media di voti scolastici. Fu l’insistenza di uno specialista a suggerire al coach Jackson di chiedergli se non volesse provarsi nel decathlon, per un confronto universitario: ”Ok coach, sono a sua disposizione, ma, se non le spiace, di cosa si tratta?”. Batté, all’esordio, il campione nazionale, Irving Mondschein, e questo gli aprì la via del team olimpico e delle Olimpiadi. A Londra non era molto conosciuto, né i suoi 17 anni contribuivano a indicarlo tra i favoriti. ”Ma come lo vidi in pista - ricorda Ottavio Missoni - capii che era una di quelli che il nostro amico Mario Soldati chiamava ’unti del Signore’. Non solo era perfetto. Ma anche bellissimo. Casto, suppongo”. [...] Al ritorno in patria, Bob Mathias fu accolto dal presidente Harry Truman ricevette addirittura duecento proposte di matrimonio, e fu insignito del Sullivan Award, il premio per il miglior atleta americano dell’anno. Non aveva ancora 22 anni quando ripeté la sua prodezza alle Olimpiadi di Helsinki e completò gli studi universitari. Sia i repubblicani che i democratici gli chiesero di entrare in politica, ed egli accettò a condizione di ”poter essere utile alla collettività, e specialmente ai ragazzi”. Anche dopo essere divenuto Goodwill Ambassador, e deputato per quattro legislature, non cessò mai di dirigere una scuola nella quale la cultura si stemperava nello sport. Rimase per sempre un mito, e non solo dello sport. Su di lui girarono addirittura un film, non solo documentario, The Bob Mathias Story» (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 6/9/2006).