Sergio Luzzato, Corriere della Sera, 5.9.06, 6 settembre 2006
Il Ritratto di un uomo africano, pannello ad olio di centimetri 31 per 21 attribuito all’artista fiammingo Jan Mostaert e databile intorno al 1525, raffigura il primo uomo nero che sia mai stato ritratto da un artista bianco
Il Ritratto di un uomo africano, pannello ad olio di centimetri 31 per 21 attribuito all’artista fiammingo Jan Mostaert e databile intorno al 1525, raffigura il primo uomo nero che sia mai stato ritratto da un artista bianco. Finora si credeva che fosse un principe, ma adesso lo storico olandese Van del Boogaart ipotizza che si tratti di una guardia del corpo di Carlo V. Analizzando ogni dettaglio dell’abbigliamento, lo studioso ha infatti notato che l’africano del dipinto è vestito bene ma non benissimo, nessun gioello impreziosisce il suo aspetto, la scollatura del farsetto è in semplice lana anziché in broccato o damasco (tessuti tipici dei gentiluomini). Dunque l’uomo del ritratto non può essere un principe di né un individuo di rango cospicuo ma uno dei rari schiavi o figli di schiavi che riuscirono ad affrancarsi e risalirono la ripida scala della società cinquentecesca. Van del Boogaart ritiene che si tratti di "Cristoforo il Moro", un africano di pelle nera che da ragazzino lavorò come stalliere per Filippo il Bello D’Austria e fu di certo notato nelle scuderie del padre da Carlo V. Costui, una volta divenuto imperatore, volle includerlo nella sua ristretta cerchia di pretoriani.