Corriere della Sera 3/09/2006, pag.19 Valerio Cappelli, 3 settembre 2006
Più potere alle donne: la rivoluzione del tango. Corriere della Sera 3 settembre 2006. Buenos Aires
Più potere alle donne: la rivoluzione del tango. Corriere della Sera 3 settembre 2006. Buenos Aires. In cima alla scalinata, ripida e stretta, alla cassa trovi un uomo anziano, la faccia lavorata dal tempo: con 8 pesos, nemmeno un euro, entri a El Beso, una delle milonghe più popolari di Buenos Aires. C’è un rituale preciso, le donne siedono da una parte della sala, gli uomini di fronte mandano uno sguardo d’intesa alla prescelta. Rifiutare è scortese. Se affiora il disagio, dopo cinque milonghe si manda uno stacchetto rock e ognuno torna al proprio posto. Hanno fra i 20 e i 70 anni. Si balla in circolo. Puoi essere basso e grasso, la donna nel partner non cerca la bellezza ma la padronanza tecnica. Se il rituale rimanda a un codice antico, il tango che ballano i più giovani ha poco a che vedere con gli stereotipi. Non ci sono abiti gessati e giarrettiere, lame e lamenti dai bassifondi, echi postribolari. C’è tutta una nouvelle vague del tango che per la prima volta arriverà in Italia, al Festival Buenos Aires Tango in programma all’Auditorium di Roma dal 12 al 24 settembre. I protagonisti daranno anche lezioni al pubblico, insegneranno che la donna ha pari importanza, non è più un soprammobile che l’uomo brillantinato porta in giro, il tango non è più solo ricordo ma riflette la vita, non si danza avvinghiati l’uno all’altra ma quasi in parallelo, un’intimità più discreta. Il paradosso è che resta l’anomalia di una danza atemporale che pulsa tra il cuore e lo stomaco come una ferita; però non è più ferma nel tempo, immutabile, eguale a se stessa. La nuova onda non ha travolto la tradizione, i «músicos veteranos» si esibiscono nell’ufficialità del Teatro Colón. Gli artisti che fanno battere il cuore giovane sono altrove. nella libreria «Clasica y Moderna» ascolti la voce del momento, Lidia Borda, che si esibirà a Roma: «Ai politici del tango non importa nulla ma sotto la dittatura era peggio, il tango sconfessa il macho, l’uomo qui piange la donna perduta, il sogno lasciato. Così si ballava in famiglia, viveva in clandestinità». L’avvento del rock ha inferto un colpo ulteriore. Poi ha brillato la stella di Piazzolla, ma questa è una storia che conosciamo. La nouvelle vague procede su quattro binari: il canto di Lidia Borda o di Ariel Ardit; la compagnia di danza «No Bailaras» di Silvana Grill che viene dalla Patagonia, capelli corvini e due occhi azzurri che ti fanno male; la musica di Ramiro Gallo atteso col suo Quintetto; la danza di Roberto Herrera che era anche in giuria al Campionato del tango. Si è svolto nel padiglione «La Rural», l’attore Robert Duvall non si è perso un passo. Nella sezione «escenario», tra le 16 coppie finaliste due erano italiane. Tra gli appassionati ci sono Lorena Bianchetti, la nuova conduttrice di «Domenica In», e Michele Placido. Per Herrera la Tangomanìa è normale, «ormai è una danza multietnica». Nel suo studio in cui dà lezioni per 80 pesos a coppia (20 euro) trovi Gianmarco e Erica di Alessandria, le ferie hanno deciso di passarle migliorando fiocchi e ganci in un vortice rapinoso di gambe. Perché la voluttà del tango, quella resta, è un marchio che non si cancella, mentre si può spazzare la polvere della nostalgia. Ma niente come il tango si presta ai recuperi della memoria. E così i nuovi artefici hanno ucciso il «padre», Piazzolla, richiamandosi ai «nonni», alla generazione di Julio De Caro, mixandola con l’ironia di Silvana Grill, con i fermenti jazz dell’Orchestra El Arranque. Valerio Cappelli