Corriere della Sera 03/09/2006, pag.45 Guido Santevecchi, 3 settembre 2006
Russi e iraniani, intrigo sul calcio inglese. Corriere della Sera 3 settembre 2006. Londra. Come fa una squadra da poco resuscitata dalla seconda divisione, che per quasi trent’anni non ha vinto niente e che ha un deficit di venti milioni di sterline, ad acquistare, dalla sera alla mattina, due campioni come gli argentini Carlos Tevez e Javier Mascherano, inseguiti dai più grandi club d’Europa? Ci vorrebbe un patto con il diavolo
Russi e iraniani, intrigo sul calcio inglese. Corriere della Sera 3 settembre 2006. Londra. Come fa una squadra da poco resuscitata dalla seconda divisione, che per quasi trent’anni non ha vinto niente e che ha un deficit di venti milioni di sterline, ad acquistare, dalla sera alla mattina, due campioni come gli argentini Carlos Tevez e Javier Mascherano, inseguiti dai più grandi club d’Europa? Ci vorrebbe un patto con il diavolo. O, meglio, con un imprenditore iraniano. Meglio ancora se questo ha connessioni con qualche oligarca russo come Roman Abramovich e Boris Berezovskij. Il club è il West Ham United di Londra e l’uomo di Teheran che ha pilotato l’incredibile colpo sul mercato si chiama Kia Joorabchian, 35 anni, figlio di un milionario persiano che perse tutto con la rivoluzione khomeinista e si rifece una vita e una fortuna a Londra. Kia ha nel suo curriculum una laurea in chimica lasciata a metà, è passato dal commercio di auto a quello del petrolio per approdare allo status di finanziere con la passione per gli affari calcistici. Con la sua società Media Sports Investment aveva preso il controllo del Corinthians, mitica squadra del campionato paulista e l’anno scorso le aveva portato in dote Tevez e Mascherano. Una mossa che dimostra tutta la sua capacità di mediatore internazionale: non è facile mettere d’accordo argentini e brasiliani, divisi da una rivalità calcistica (e non solo) rancorosa e sospettosa. Al Corinthians il signor Joorabchian era riuscito a incrementare gli incassi del 500% in una stagione, rinegoziando sponsorizzazioni e portando molta più gente allo stadio. Operazioni coronate dalla vittoria nel campionato. L’uomo giusto per risollevare il West Ham, che in passato schierò giocatori come Bobby Moore e Geoff Hurst e ricorda ancora con nostalgia Paolo Di Canio. Peccato che il geniale iraniano non abbia certo di suo l’argent de poche che serve per rilevare la proprietà del club inglese. Eppure, a quanto pare, ha fatto un’offerta che non si può rifiutare: 100 milioni di sterline. Da dove viene il tesoro? A Londra non hanno dubbi: dalla galassia del capitalismo postsovietico. Perché l’iraniano è in ottimi rapporti con Badi Patarkatsishvili, il più potente finanziere della Georgia, uno dei fondatori del colosso petrolifero Sibneft, impegnato anche nel campo dell’editoria (ha appena venduto il giornale moscovita Kommersant). Patarkatsishvili si occupa già di calcio come presidente della Dinamo Tbilisi e ha ammesso di «pensare al West Ham». Ma secondo la stampa britannica dietro l’affare ci sarebbero altri capitalisti russi. L’esiliato Boris Berezovskij. E Roman Abramovich, l’uomo più ricco della Russia (una fortuna valutata in 20 miliardi di euro), che da quando ha preso il Chelsea, nel 2003, ci ha investito 320 milioni di euro e ha vinto due campionati di seguito. E qui cominciano i problemi. Qualcuno pensa che l’iraniano Joorabchian l’anno prossimo potrebbe girare i due nazionali argentini al Chelsea, o meglio al Chelski come è soprannominata dalla stampa popolare la squadra del ricco quartiere del West End da quando il patron è russo. E come tutte le storie che riguardano i rubli cambiati in dollari, euro o sterline, anche questa è complicata. Perché un altro amico dell’iraniano è Boris Berezovskij, oligarca entrato in rotta di collisione con il Cremlino e che ha trovato rifugio in riva al Tamigi. Amico di Patarkatsishvili e un tempo collega d’affari di Abramovich, al quale vendette la Sibneft. Boris e Roman poi hanno litigato, ma questa è un’altra storia. Ora Berezovskij smentisce di voler tirare fuori soldi per il West Ham, l’iraniano nega che i suoi finanziatori siano russi e Abramovich, come al solito, non parla. Ma i tabloid londinesi scrivono. E sono scatenati con i giochi di parole: West Hamski, Alba Rossa. Il Sun ha messo una falce sullo stemma del club, un castello con due martelli incrociati, e titola «Falce e Martello». Schierandosi contro la possibile cordata russo- iraniana, i giornali popolari arrivano a prospettare un derby Chelski-West Hamski e a sospettare trame russe e favori sul campo se a una delle due squadre dovesse servire un risultato favorevole. Ma non è solo storia da tabloid. Il football in Gran Bretagna è un’industria nella quale molti vogliono investire. L’americano Malcolm Glazer ha comprato il Manchester United, il compatriota Randy Lerner guarda all’Aston Villa. Un altro russo, Alexandre Gaydamak, ha preso il Portsmouth. Nella campagna acquisti le squadre inglesi questa estate hanno speso 330 milioni di sterline. Così il caso West Ham ieri era sulla prima pagina del Financial Times, quotidiano guida della City. Che parla di «mistero intrigante». Aveva ragione Winston Churchill, che definì la Russia «un indovinello avvolto in un mistero chiuso in un enigma». Guido Santevecchi