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 2006  settembre 02 Sabato calendario

Quell’incontro del 1940 tra Pio XII e Ribbentrop. Corriere della Sera 2 settembre 2006. A proposito dei presunti o reali «silenzi» di Pio XII sul nazismo, in qualche testo dedicato alla sua politica internazionale (ad esempio, il saggio di Francesco Malgeri «La Chiesa di Pio XII fra guerra e dopoguerra» inserito nella miscellanea su Pio XII curata da Andrea Riccardi) si sostiene che nel messaggio natalizio del 24 dicembre 1939, il pontefice criticò duramente l’occupazione della Polonia da parte della Germania, e si riportano le parole di condanna della «premeditata aggressione contro un piccolo, laborioso e pacifico popolo, col pretesto di una minaccia né esistente, né voluta e nemmeno possibile

Quell’incontro del 1940 tra Pio XII e Ribbentrop. Corriere della Sera 2 settembre 2006. A proposito dei presunti o reali «silenzi» di Pio XII sul nazismo, in qualche testo dedicato alla sua politica internazionale (ad esempio, il saggio di Francesco Malgeri «La Chiesa di Pio XII fra guerra e dopoguerra» inserito nella miscellanea su Pio XII curata da Andrea Riccardi) si sostiene che nel messaggio natalizio del 24 dicembre 1939, il pontefice criticò duramente l’occupazione della Polonia da parte della Germania, e si riportano le parole di condanna della «premeditata aggressione contro un piccolo, laborioso e pacifico popolo, col pretesto di una minaccia né esistente, né voluta e nemmeno possibile...» e della «sempre più estesa e metodica propaganda anticristiana e persino atea». Dalla documentazione esistente nell’archivio storico del ministero degli Esteri spagnolo risulta, invece (come relazionava l’ambasciatore José de Yanguas), che il pontefice non aveva in quel messaggio criticato la Germania, con la quale sperava di migliorare le relazioni per una più efficace tutela dei cattolici della Polonia occupata, ma l’Unione Sovietica che, alla fine di novembre del 1939, aveva iniziato l’invasione della Finlandia; in quel messaggio, infatti, il pontefice aggiungeva i suoi timori per il Baltico che sarebbe potuto diventare un lago sovietico e per una guerra che avrebbe potuto significare la fine dell’Europa cristiana. Lei che ne pensa? Salvatore Coppola, Lecce Caro Coppola, il messaggio natalizio del 24 dicembre 1939 parlava di «pace giusta e onorevole», di «diritto alla vita di tutte le nazioni, grandi e piccole, potenti e deboli», di «disarmo mutuamente consentito, organico, progressivo», dei «veri bisogni e delle giuste richieste delle nazioni e dei popoli». probabile che il cenno al «piccolo popolo», oggetto di una ingiusta aggressione, fosse stato redatto in modo da suggerire due possibili interpretazioni. Ma il riferimento alla Finlandia è confermato da una nota del segretario di Stato mons. Tardini, scritta dopo l’incontro che Pacelli ebbe con il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop l’11 marzo 1940 e citata dallo storico francese Philippe Chenaux nel suo saggio biografico su «Pio XII diplomatico e pastore», pubblicato nel 2004 dalle Edizioni San Paolo. Il colloquio durò poco più di un’ora e servì al Papa per affrontare il problema della Chiesa in Germania. Secondo il riassunto che Chenaux ha fatto della nota di Tardini, il ministro tedesco assicurò il Papa che «la Germania nazista non era nemica della Chiesa (ma del cattolicesimo politico del clero) e che a colpo sicuro avrebbe vinto la guerra... prima della fine del 1940». Pio XII, dal canto suo, «cercò di dare garanzie della sua buona volontà verso la Germania e il popolo tedesco che egli ...amava»; e lo fece dicendo che il piccolo popolo, di cui aveva parlato nel messaggio del 24 dicembre, «era quello finlandese e non il polacco, come era stato detto in Germania». Sembra che il colloquio abbia suscitato una «profonda soddisfazione» in Ribbentrop e una forte angoscia in Pacelli, «a cui la determinazione e l’arroganza del suo interlocutore avevano fatto comprendere che non vi era più alcuna speranza d’impedire l’offensiva in preparazione a ovest e che prima della fine dell’anno la Germania avrebbe imposto la sua pace all’Europa». Le ricordo, caro Coppola, che siamo nel marzo del 1940 e che due mesi dopo, il 10 maggio, le armate tedesche avrebbero invaso il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo. In quelle condizioni le parole del Papa appartenevano al linguaggio della diplomazia piuttosto che a quello della fede e dei principi evangelici. La maggior preoccupazione di Pio XII, in quel periodo, fu di impedire l’allargamento della guerra e di creare le condizioni per una soluzione negoziata. Esiste a questo proposito una pagina interessante di diplomazia papale a cui Cheneaux, nel suo libro, attribuisce una certa importanza. Sembra che Pio XII, sollecitato da amici antinazisti tedeschi, abbia fatto del suo meglio per favorire i contatti fra due ufficiali del controspionaggio tedesco e il governo britannico. Gli ufficiali prospettavano una congiura di palazzo per rovesciare Hitler e cercavano di negoziare con Londra le condizioni per un accordo di pace. Ma gli inglesi dubitarono delle reali possibilità di un colpo di Stato a Berlino e le trattative non dettero alcun risultato. Quando Pacelli incontrò Ribbentrop, la mediazione papale poteva considerarsi fallita. Anche questa circostanza, probabilmente, ebbe un’influenza sul linguaggio del Papa nel colloquio con il ministro tedesco. Sergio Romano