Corriere della Sera 01/09/2006, pag.39 Alessandro Rinaldi, 1 settembre 2006
L’origine del nome. Corriere della Sera 1 settembre 2006. Caro Romano, rispondendo a un lettore a proposito dei cavalli di San Marco, lei ha riportato la tesi che Istanbul non sia altro che la corruzione di un’espressione, «eis ten polin», in greco classico
L’origine del nome. Corriere della Sera 1 settembre 2006. Caro Romano, rispondendo a un lettore a proposito dei cavalli di San Marco, lei ha riportato la tesi che Istanbul non sia altro che la corruzione di un’espressione, «eis ten polin», in greco classico. Dell’esistenza di questa tesi avevo appreso qualche anno fa, leggendo un libro su alcuni aspetti della storia ottomana scritto da un italiano convertito all’Islam. Tuttavia ho notato che, salvo alcune eccezioni, i turchi, seppur corrompendoli, hanno conservato quasi sempre i nomi delle principali città storiche dell’Anatolia: ciò vale per Ankara, Adrianopoli, Pergamo, Smirne, Nicea, Trebisonda, Sinope, Cesarea, Iconio e via dicendo. A me sembra difficile che Costantinopoli possa aver rappresentato un’eccezione, quando, per esempio, Smirne è divenuta Izmir e Nicea Iznik, e il fenomeno dello «i» prostetico è presente in varie lingue (Ispagna, Isvizzera, iscritto, istesso, nel caso dell’italiano). Mi piace invece immaginare che più di mille anni fa, i primi turchi che si avvicinarono al Vicino Oriente, gente piuttosto rude, abbiano trovato il nome della capitaledell’impero romano più che altro simile a uno scioglilingua. Ed ecco Costantinopoli diventare Stanbul, con l’aggiunta dello «i» prostetico. La cosa mi pare più normale che non il ricorso di quell’arzigogolo. Alessandro Rinaldi