La Repubblica 03/09/2006, Pier Paolo Pasolini, 3 settembre 2006
Scrivere per il cinema Non scrivo più come prima, il che equivale a dire che non scrivo più. In principio, quando ho cominciato a fare cinema, ho pensato che fosse solo l´adozione di una tecnica diversa, direi quasi di una tecnica letteraria diversa
Scrivere per il cinema Non scrivo più come prima, il che equivale a dire che non scrivo più. In principio, quando ho cominciato a fare cinema, ho pensato che fosse solo l´adozione di una tecnica diversa, direi quasi di una tecnica letteraria diversa. Poi, invece, mi sono reso conto, pian piano, che si tratta dell´adozione di una lingua diversa. Quindi ho abbandonato la lingua italiana, con cui mi esprimevo come letterato, per adottare la lingua cinematografica. Ho detto varie volte, per protesta, contestazione totale, che avrei voluto rinunciare alla nazionalità italiana. Facendo del cinema ho rinunciato alla lingua italiana, cioè alla mia nazionalità. Ma la verità è un´altra, forse più complicata e profonda: la lingua esprime la realtà attraverso un sistema di segni. Invece, il regista esprime la realtà attraverso la realtà. Questa è forse la ragione per cui mi piace il cinema e lo preferisco, perché esprimendo la realtà come realtà opero e vivo continuamente a livello della realtà. Le parole «fiore», «petalo», le vado a prendere dal nostro linguaggio di uomini che stiamo comunicando. Non importa niente a noi della poesia. Usiamo la parola «fiore» perché ci serve nei nostri rapporti umani. Le immagini, invece, su quale altro linguaggio si fondano? Si fondano sulle immagini dei sogni e della memoria. Noi quando sogniamo e ricordiamo, giriamo dentro di noi dei piccoli film. Allora, il cinema ha le sue fondamenta, le sue radici su un linguaggio completamente irrazionale, irrazionalistico. [...] In fondo, quando uno ha visto un film, gli pare di aver sognato. Pier Paolo Pasolini