La Repubblica 03/09/2006, pag.31-33 Jorge Luis Borges, 3 settembre 2006
Ultimo tango. La Repubblica 3 settembre 2006. Il tango è il prodotto argentino più diffuso, quello che con insolenza ha divulgato il carattere argentino sulla faccia della terra
Ultimo tango. La Repubblica 3 settembre 2006. Il tango è il prodotto argentino più diffuso, quello che con insolenza ha divulgato il carattere argentino sulla faccia della terra. Ovviamente bisogna verificarne le origini e determinarne una genealogia in cui figurino sia la sacralità della leggenda sia la certezza del vero. La questione fu molto dibattuta nel 1913; il libro di Vicente Rossi, intitolato Cosas de negros (Cordoba 1926) la ripropone. […] L´opinione di Rossi è circostanziata: il tango cosiddetto argentino è figlio della milonga di Montevideo e nipote della habanera. Nacque presso l´Accademia San Felipe, una baracca adibita a balli pubblici a Montevideo, tra compadritos e gente di colore; emigrò al Basso di Buenos Aires e s´involgarì nei Cuartos del quartiere Palermo (dove fu adottato dalla povera gente di periferia e dalle donne dei soldati) e fece scalpore nei postriboli del Centro e di Montserrat, finché venne esaltato dal Teatro Nacional. Quindi, il tango è afromontevideano, il tango alla radice ha capelli crespi e ricciuti. […] Mi farete notare che nei fatti le cose andarono proprio così, ma questa è un´impostura e non soddisfa il nostro sciovinismo, anzi lo irrita e lo esaspera. Forse vale la pena ricordare il caso analogo della provenienza di Cristoforo Colombo. Gli italiani, per considerarlo loro, possono solo basarsi sul dato meramente anagrafico, o sulla credenza popolare, secondo la quale l´Ammiraglio nacque a Genova ed era italiano sotto ogni aspetto; gli spagnoli possono fornire migliori argomentazioni. Potrebbero argomentare che, poiché la scoperta e la conquista dell´America furono imprese chiaramente spagnole, non esiste ragione storica alcuna per introdurre dei genovesi nella vicenda. […] Io sarò più sincero di loro e affermerò con determinazione: il tango è di Buenos Aires. Il popolo bonaerense si riconosce in lui, pienamente; non alla stessa maniera il popolo montevideano, sempre nostalgico di gauchos. […] Un´altra genealogia del tango è quella ricostruita dal poeta Miguel A. Camino nel suo bel componimento celebrativo, intitolato El tango. […] L´ipotesi messa in versi da Camino è originalissima. All´indole erotica, o postribolare, che tutti abbiamo ravvisato nel tango, egli aggiunge un´indole bellicosa, di combattimento gioioso, di simulazione di lotta. Ignoro se questa motivazione sia veritiera: so solo che si addice meravigliosamente bene ai tanghi d´una volta, fatti di pura sfrontatezza, di pura sfacciataggine, di pura esaltazione del coraggio […]. tuttavia giusto riconoscere che i letterati, quando si sono occupati di tango, hanno sempre insistito sulla sua lussuria malinconica, sulla sua distorta e quasi rancorosa sensualità. […] Secondo me (premesso che la mia opinione non è vincolante e che non intendo imporla a nessuno) il tango potrebbe essere nato in qualsiasi luogo della città di Buenos Aires […] ma non nei Corrales. La mia spiegazione è semplice: il tango è chiaramente urbano o suburbano, bonaerense, laddove i Corrales furono sempre un´intrusione della pampa in città, una presenza di reale o millantato e ostentato gauchismo, molto rispettoso del passato e molto lontano dalle novità. Il tango non è campagnolo: è bonaerense. La sua patria sono i cantoni rosa dei suburbi di Buenos Aires, non la campagna; il suo ambiente, il Basso; il suo simbolo, il salice piangente delle periferie, in nessun caso l´ombù della pampa. Copyright Maria Kodama. Tratto dalla raccolta "El idioma de los argentinos", Buenos Aires, 1928; Madrid, Alianza Editorial, 1995 Jorge Luis Borges