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 2006  settembre 01 Venerdì calendario

La longevità non dipende dai geni. La Repubblica 1 settembre 2006. Josephine Tesauro non avrebbe mai immaginato che sarebbe vissuta così a lungo

La longevità non dipende dai geni. La Repubblica 1 settembre 2006. Josephine Tesauro non avrebbe mai immaginato che sarebbe vissuta così a lungo. A 92 anni gode di ottima salute; abita da sola in una casa in mattoni, su una collina nei sobborghi di Pittsburgh. Josephine ha una gemella monozigotica, ma non s´assomigliano più tanto: la sorella è incontinente, ha avuto un trapianto di anca, soffre di un male degenerativo che l´ha resa quasi cieca e di dementia. Tali storie affascinano i ricercatori che studiano l´invecchiamento: come è possibile che due persone - con gli stessi geni, cresciute nella stessa famiglia, che abbiano trascorso l´intera esistenza nel medesimo luogo - invecchino in maniera così diversa? Nel tempo, l´opinione della scienza su cosa determini in una persona la durata della vita o il modo di invecchiare è mutata diverse volte. Una ventina di anni fa si dava importanza all´ambiante, a una corretta alimentazione, all´attività fisica e a cure mediche. L´interesse si è poi spostato sulla genetica, sull´idea che o erediti una certa combinazione di geni che ti permette di mangiare grasso e fumare e vivere cento anni, o no. Studi recenti evidenziano però come i geni potrebbero non essere così importanti nel determinare quanto a lungo una persona vive, e se contrarrà determinate malattie. Ciò significa che è impossibile prevedere quanto a lungo vivrà una persona basandosi sulla durata della vita dei suoi familiari. La durata della vita, dice James W. Vaupel, del laboratorio di sopravvivenza e longevità all´Istituto Max Planck a Rostock, Germania, non è un tratto genetico, come l´altezza, che è invece fortemente ereditaria: «L´altezza dei nostri genitori, paragonata all´altezza media, spiega all´80-90% la nostra altezza rispetto all´altezza media; ma solo il 3% della nostra longevità, rispetto alla durata media della vita, può essere spiegata con la longevità dei nostri genitori. Persino i gemelli monozigoti muoiono in tempi diversi». Di media a oltre 10 anni di distanza l´uno dall´altro. A determinare la durata della vita è un insieme di eventi talmente complesso da non poter essere prevedibile con certezza: si tratta di fattori che comprendono predisposizioni genetiche, malattie, abitudini alimentari, lo stato di salute durante la gravidanza, ferite e incidenti secondari e altri eventi casuali, come l´occasionale mutazione del gene di una cellula che alla fine può portare al cancro. Alcuni mali, come un Alzheimer precoce o le cardiopatie, sono più legati a storie familiari rispetto ad altri, come la maggioranza dei cancri e il morbo di Parkinson. Ma la predisposizione non rappresenta la garanzia che un individuo svilupperà il male. Nella maggioranza dei casi le persone non sviluppano la malattia verso la quale hanno una predisposizione. E anche se la sviluppassero, non significa debbano morirne. Gli esperti si sono interessati allo studio di famiglie, ma l´analisi dei dati è stata difficoltosa e non ha portato risposte definitive. Se i membri di una famiglia tendono a raggiungere un´età avanzata, è per via dei geni o delle circostanze ambientali? « una questione di stato socioeconomico, salute, o geni?», si è chiesto il dottor Christensen, professore di epidemiologia all´università della Danimarca del sud. «Come districare questi fattori?». La soluzione è stata quella di studiare i gemelli, un classico per la scienza. L´idea era di paragonare i gemelli monozigoti, che condividono gli stessi geni, con i gemelli fraterni, che hanno in comune solo una parte dei geni. Christensen ha fatto ricorso ai dettagliati archivi che raccolgono i nomi di tutti i gemelli di Danimarca, Finlandia e Svizzera nati tra il 1870 e il 1910. Lo studio ha seguito i gemelli sino al 2005, anno in cui erano quasi tutti deceduti. Sono poi stati analizzati i dati, limitandosi a osservare i gemelli dello stesso sesso, per ovviare al problema che le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini: in tutto 10.251 paia di gemelli dello stesso sesso, monozigotici o fraterni. «Siamo riusciti a isolare la componente genetica», dice Christensen. Ma l´influenza genetica è risultata molto minore di quel che si pensava. Le conclusioni sono apparsi su Human Genetics: i gemelli monozigotici muoiono a un´età leggermente più ravvicinata rispetto ai gemelli fraterni. Ma persino nei gemelli monozigotici s´è visto che «in grande maggioranza muoiono ad anni di distanza». Una donna la cui sorella ha vissuto sino a cento anni ha il 4% delle probabilità di raggiungere quell´età. Certo, è meglio dell´1%, che è la probabilità delle donne in genere, ma restano percentuali basse. Per gli uomini, le probabilità sono assai inferiori: un uomo la cui sorella ha raggiunto il secolo di vita ha solo lo 0,4% di possibilità di riuscire a fare altrettanto. Gli uomini in generale hanno lo 0,1% di probabilità di raggiungere il secolo di vita. Sono dati ben si accordano con gli studi fatti sugli animali, dice Caleb Finch, ricercatore dell´invecchiamento all´Università della California del Sud. Gli animali geneticamente identici (vermi, mosche, topi) che vivono nello stesso ambiente muoiono in tempi diversi. Il motivo non è noto, «è casuale», dice Finch: «Non riusciamo a trovare una sequenza regolare, possiamo solo spiegarlo con la casualità». Persino i mali considerati fortemente ereditari - come molti cancri - non lo sono, hanno scoperto i ricercatori. In un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2000, il dottor Paul Lichtenstein, dell´Istituto Karolinka di Stoccolma venne analizzata l´incidenza del cancro in 44.788 gemelli scandinavi e si scoprì che solo alcuni cancri - al seno, alla prostata e al colon-retto - avevano una notevole componente genetica. La domanda resta: è possibile individuare i fattori che determinano una salute e una longevità eccezionali? «Se si potessero identificare i fattori di una salute eccezionalmente buona, le persone potrebbero evitare d´ammalarsi», dice Evan Hadley, direttrice del programma di gerontologia geriatrica e clinica. Perciò l´Istituto nazionale per l´invecchiamento sta lanciando un progetto di ricerca che investe tre centri medici Usa e quello danese. L´obiettivo è trovare delle famiglie eccezionali; per ora si studia un sistema di valutazione che permetta di determinare quali famiglie rispondano ai parametri richiesti. Se i ricercatori dovessero trovare nei membri più anziani delle famiglie i geni che possono essere associati alla protezione da un male (come una cardiopatia), e alla longevità, seguiranno i membri più giovani di tale famiglia, i figli che hanno 60-70 anni, per cercare di capire se quegli stessi geni proteggono anche loro durante l´invecchiamento. La signora Tesauro fa parte del programma sperimentale. Gode da sempre di buona salute. Si descrive come una sorta di "maschiaccio", e ha giocato a tennis sino all´età di 85 anni: «Non riesco proprio a stare ferma». Gina Kolata