La Repubblica 01/09/2006, pag.36 Enrico Franceschini, 1 settembre 2006
Videogame ormai imbattibili chiude Airfix, mito del modellismo. La Repubblica 1 settembre 2006. Londra
Videogame ormai imbattibili chiude Airfix, mito del modellismo. La Repubblica 1 settembre 2006. Londra. Chi è stato bambino negli anni Sessanta e Settanta, nel Regno Unito così come in Italia, avrà un tuffo al cuore: l´azienda che costruiva i modellini di aeroplani, navi da guerra e carri armati, da incollare pezzo per pezzo e da decorare con minuscole decalcomanie, è sull´orlo della bancarotta, va in amministrazione controllata e difficilmente potrà evitare la chiusura. Per un paio di generazioni di ragazzini il suo nome resta indimenticabile, Airfix, e per un paio di decenni, tra i Cinquanta e i Sessanta, conobbe un boom straordinario di guadagni. Ma negli ultimi tempi le vendite erano calate di due terzi. Così, la notte scorsa, è stata annunciata la sospensione della produzione, conseguenza del fallimento della Heller, la società francese proprietaria delle macchine per fondere e sagomare le componenti dei modellini. La proprietà del marchio e degli stampi originali resta all´azienda britannica, ma il suo destino sembra segnato: difficilmente potrà riprendere a funzionare, a meno che qualcuno se la compri con il proposito e la capacità di rilanciare la produzione. La Airfix esiste dal 1939, quando Nicholas Kove, un immigrato ungherese, la fondò nel cuore dell´Inghilterra. All´inizio faceva più che altro giocattoli di plastica gonfiabili: l´idea del primo modellino da assemblare, un trattore, venne negli anni Quaranta. Poi, ispirata dalle imprese degli aviatori britannici nella seconda guerra mondiale, arrivarono i modellini di mezzi militari: il leggendario caccia Spitfire nel 1955, seguito via via da altri esemplari di vari paesi. All´apice del successo, negli Sessanta appunto, la Airfix vendeva 350 mila kit dello Spitfire, 80 mila dell´Hurricane e 60 mila del bombardiere Lancaster all´anno. Ma già gli anni Settanta segnarono un primo declino della passione per il modellismo, e da allora il calo non si è più arrestato, portando a vari cambiamenti di proprietà e infine all´ombra della bancarotta. Pur restando in attività, la Airfix aveva perso gran parte del suo pubblico, mano a mano che emergevano nuovi giochi e in particolare con l´esplosione dei giochi elettronici. Abituati a programma televisivi e computer che offrono nuovi stimoli ogni pochi secondi, i ragazzi di oggi non hanno evidentemente la pazienza di restare per ora a impiastricciarsi le dita con la colla, usando forbici e adesivi per montare il modellino di uno Spitfire. L´aeromodellismo non è morto, ma si è ridotto a una nicchia di irriducibili fans, peraltro non sempre giovanissimi, come Bill Bond, fondatore della società storica «Battle of Britain» e grande collezionista dei modellini della celebre battaglia aerea sopra la Manica tra inglesi e nazisti nella seconda guerra mondiale. «La chiusura della Airfix è un segno dei tempi, suppongo - ha commentato -. Ricordo con quanta passione costruivo questi modelli da ragazzo, per me e per molti miei coetanei restano un sinonimo della gioventù. Ma i bambini di oggi non sanno molto degli Spitfire, e hanno la Playstation e Internet a tenerli occupati. Certo, quei modellini erano difficili da costruire, ma faceva parte del divertimento e poi noi non avevamo altri giochi o distrazioni». Enrico Franceschini