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 2006  settembre 01 Venerdì calendario

Dalla Cina con orrore. La Stampa 1 settembre 2006. Milano. Non siamo di fronte alla sceneggiatura made in China del film cult americano, ma alla storia di un cittadino cinese di 32 anni arrestato dopo un’indagine di tre mesi

Dalla Cina con orrore. La Stampa 1 settembre 2006. Milano. Non siamo di fronte alla sceneggiatura made in China del film cult americano, ma alla storia di un cittadino cinese di 32 anni arrestato dopo un’indagine di tre mesi. Un’inchiesta nata per capire chi un giorno di metà maggio avesse ucciso e fatto a pezzi «Nino». I resti di Grazio Antonio Trotta, chiamato Nino, 51 anni, ex tossico della Comasina, quartiere dell’estrema periferia di Milano, furono trovati in quattro sacchi della spazzatura, sotto un albero di fico, vicino a degli arbusti. Furono la curiosità e forse il fiuto di un cane, un bastardino portato a spasso dal padrone, a condurre la polizia il 2 giugno scorso in via Teano, alla periferia della città. Quando ancora le autorità non sapevano a chi appartenessero quei resti, qualcuno alla Comasina già sapeva che la soluzione del giallo era in una casa d’appuntamento. A poco a poco gli investigatori della Squadra Mobile di Milano hanno recuperato le molte tessere del mosaico, fino a ricostruire la vita e la morte di Nino. Una esistenza di sopravissuto all’eroina e una morte tra le braccia di una lucciola dagli occhi a mandorla. Che quando si era ritrovata il cadavere nel letto, aveva pensato subito che quel corpo doveva sparire, in qualsiasi modo. In attesa che dalla relazione della dottoressa Cristina Cattaneo dell’Istituto di medicina legale emergesse che il depezzatore (così viene definito negli atti ufficiali) aveva agito con competenza e precisione - insomma, mestiere -, gli investigatori erano arrivati nell’alcova. Era lì, in via Val Sabbia 6, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che il cuore di Trotta si era fermato. Forse per un malore o per una coltellata, l’autopsia a questo quesito non ha dato una risposta certa a causa dello stato di decomposizione in cui erano stati trovati i resti del povero Nino. Nell’appartamento di via Val Sabbia lavorava Dai Ye, corpulenta prostituta cinese. La notte del 15 maggio aveva chiamato il connazionale che le subaffittava la casa. «Un uomo è morto qui, aiutami a liberarmi del cadavere». Dall’altro capo del filo un tale Zhou aveva risposto picche. Ma una soluzione era stata trovata nel giro di pochi minuti ed era spuntato il numero di telefono di Wan Chan Peng, con la fama di uomo «malvagio» e «malavitoso» adatto a quel lavoro: uno specialista, insomma. Con un tariffario preciso: la sparizione del cadavere era costata alla lucciola 8 mila euro circa, ha poi raccontato un testimone. Wan era in via Sarpi, una delle via della Chinatown milanese, quando aveva ricevuto la telefonata e, lo dicono i tabulati in mano agli inquirenti, si era spostato in via Val Sabbia. Durante la notte e fino al pomeriggio successivo era ritornato in via Sarpi. Anche il cellulare della lucciola aveva seguito quegli spostamenti. «Ripugnante» Sono alcune telefonate intercettate durante l’inchiesta a disegnare la figura di Mr. Wan: una donna sostiene che il 32enne era «un cinese molto pericoloso che faceva parte della malavita anche quando si trovava in Cina», un’altra che Wan «era malvagio... era stato lui a fare a pezzi il cadavere». Ma nel giallo sono entrati altri attori come in ogni buon thriller, un personaggio minore, nipote della prostituta, e anche Mister X, cioè il terzo uomo che ha partecipato probabilmente all’operazione di taglio del corpo. Mentre il ragazzo, contattato dalla zia per avere aiuto, aveva rifiutato (tanto che la donna si era lamentata con alcuni parenti per la mancata «collaborazione» all’eliminazione del cadavere), Mister X risultava in contatto con il telefonino dello specialista e della lucciola. E per gli inquirenti ha anche lui partecipato al macabro lavoro. Non è stato per ora identificato, ma l’indagine continua. Per il gip di Milano Enrico Manzi, che ha firmato l’ordine d’arresto, «la fama di Wan come ”malavitoso” lo rendeva idoneo a questo tipo di lavoro», per il quale ha probabilmente potuto contare sull’aiuto di «due operai» (così vengono definiti), tanto che il suo ruolo è stato quello di «coordinatore dell’operazione». Ma c’è un altro aspetto che rende ancora più angosciante la vicenda. Il giudice ha disposto l’arresto di Mr. Wan non soltanto perché ha compiuto «senza indugio un delitto grave e ripugnante», ma perché c’era il rischio che potesse reiterare il reato. Far sparire altri corpi. Infine c’era la possibilità che Mr. Wan, rintracciato nel Cpt di Torino, potesse tornare in libertà proprio ieri per una questione burocratica. E nessuno voleva che lo specialista tornasse all’opera. Giovanna Trinchella