Varie, 1 settembre 2006
Tags : Armando Capurro
Capurro Armando
• Ezio Avegno (Genova) 16 aprile 1950. Politico. Sindaco di Rapallo. «Sindaco maneggione o primo cittadino decisionista scomodo che ha abboccato all’amo e ha inghiottito tutta intera una polpetta avvelenata? Lo chiamano il Berlusconi del Tigullio, ma anche Kapurro, con la kappa, e lui, Armando Ezio Capurro, a capo di una giunta tutta sua nel Comune di Rapallo, carattere esplosivo e piglio aggressivo, sbotta: ”Provino a mandarmi via, mi ritroveranno alle prossime elezioni e vincerò ancora, perché in due anni ho fatto più di qualsiasi precedente amministrazione, e i cittadini lo sanno”. Nella pigra estate rapallese si è abbattuta la rovente bufera di uno scandalo costruito a colpi di esposti, querele, controquerele. E ora dalle spiagge più affollate alle esclusive baie di San Michele di Pagana o Prelo, non si parla d’altro. Il sindaco è accusato, in sostanza, di aver creato una rete di potere personale, favorendo parenti e amici grazie alla propria carica politica, e viceversa di garantirsi l’appoggio in comune tramite i favori distribuiti. Lui, industriale dell’olio originario di Avegno, (la ditta nasce nel 1850, arriva a 9 stabilimenti sparsi per l’Italia e 500 dipendenti), replica sventolando una denuncia dei redditi 2005 da 2 milioni di euro: ”A differenza di altri, io non devo il mio patrimonio alla politica, ma ho prestato alla politica le mie capacità manageriali”. Tra i risultati in questo senso, ”ho fatto risparmiare al comune 800 mila euro l’anno”. Come? ”Ad esempio rivedendo i contratti telefonici”. ”Altro che distribuzione di favori, do fastidio invece perché tratto tutti nello stesso modo: quelli che prima entravano nell’ufficio del sindaco senza nemmeno bussare oggi devono prendere appuntamento come i comuni cittadini”. Però è anche accusato di aver praticamente sequestrato un operatore di un’emittente perché non riprendesse una seduta calda di consiglio comunale e [...] ha impedito l’accesso a due cronisti ”colpevoli” di aver scritto articoli non graditi, provocando la reazione dell’Ordine e dell’Associazione dei giornalisti della Liguria. ”Avevano scritto falsità infamanti” spiega, senza rammarico. Tutto nasce da un esposto presentato alla Procura di Chiavari dal comitato di partecipazione popolare ”9 Aprile”, riguardo un’operazione immobiliare: i figli del sindaco, Elena, Claudia e Tommaso, hanno acquistato le quote della Airone Immobiliare Srl dalla famiglia di industriali milanesi Melchioni, divenendo proprietari di tremila metri quadrati a San Michele di Pagana per i quali la Airone aveva già ottenuto le licenze di costruzione. Quarda caso l’intera zona, salvo ovviamente le aree con i lavori iniziati o comunque approvati, sarà inedificabile non appena concluso l’iter del Puc, il piano urbanistico comunale, votato anche dal sindaco, nonostante sia vietato il pronunciamento in questo senso da parte di chi abbia interessi personali o familiari in gioco. ”Secondo la Provincia, è il piano regolatore più restrittivo della Riviera, in realtà è di questo che hanno paura quanti mi fanno la guerra: di veder bloccata ogni operazione di speculazione immobiliare” replica il sindaco. Però Andrea Pescino, esponente dell’estrema destra (da Forza Nuova alla Mussolini), volto pubblico del Comitato 9 Aprile, ricorda che il progetto del tunnel per collegare l’autostrada a Santa Margherita e Portofino, fortemente voluto dal sindaco Capurro, sbocca a circa un chilometro in linea d’aria dal terreno in questione. Il sospetto di un progetto alberghiero aleggia. ”Altro che albergo. Qui si faranno la casa i miei figli, una villetta da 150 metri quadrati”. E il sindaco mostra l’inserzione del quotidiano con l’offerta del terreno, il 19 gennaio del 2005, e l’autorizzazione regionale per un edificio ”improntato alle tipologie liguri rurali e che si contraddistingue per sobrietà di forme e di soluzioni architettoniche”. ”L’astio del signor Pescino nasce da quanto ho dato lo sfratto a due suoi amici, ad Avegno” sostiene il sindaco. Che ricorda già una querela, vinta, contro l’esponente di centrodestra. Ma i veleni scorrono ancora e arrivano a lambire la Centro Servizi S.e.F. srl, costituita nel settembre 2004 dal cognato del sindaco, Francesco Bozzo, bancario della Carige, dal nipote Leo Bozzo, farmacista ventitreenne, dai tecnici Alessio Lercari, ascensorista, e Andrea Rizzi, geometra, che poi hanno ceduto le quote. Ha lavorato per la società, come docente di corsi di formazione sanitaria, Federico Roncagliolo, medico libero professionista, figlio di Maurizio, presidente del consiglio comunale. Tra gli scopi sociali della Sef, la fornitura di servizi e consulenze a cittadini e imprese, tra cui ”occuparsi delle manutenzioni ordinarie e straordinarie della casa e di tutte le relative pratiche anninistrative e burocratiche”. ”Ma proprio per la posizione di mio zio e quindi per una decisione di opportunità non ci siamo mai occupati di questo settore nè abbiamo mai avuto rapporti con il Comune” spiega Leo Bozzo. La Sef si è occupata di informazione e distribuzione locandine per Rapallo Festival: ”Ci ha scelto la società di Spoleto che si è aggiudicata l’appalto della manifestazione: avevamo già lavorato con loro e siamo l’unica società del Tigullio che fornisce questo tipo di servizio”. Tra le manifestazioni curate dalla Sef, il premio 2005 Rapallo Carige per la donna scrittrice. Popolarità in calo? ”Prima di tutto questo fumo un sondaggio mi dava al 55%” replica il sindaco. Il sondaggio è stato commissionato all’Ateneo genovese, Dipartimento di statistica, dove insegna la moglie di Capurro» (Alessandra Pieracci, ”La Stampa” 31/8/2006).