Il Sole 24 Ore 27/08/2006, pag.17 Orazio Carabini, 27 agosto 2006
Quando la doppia carreggiata veniva definita "faraonica". Il Sole 24 Ore 27 agosto 2006. "Innumerevoli sono stati i sopralluoghi che ho ripetutamente effettuato lungo tutto il percorso di quella che sarebbe diventata l’Autostrada del Sole
Quando la doppia carreggiata veniva definita "faraonica". Il Sole 24 Ore 27 agosto 2006. "Innumerevoli sono stati i sopralluoghi che ho ripetutamente effettuato lungo tutto il percorso di quella che sarebbe diventata l’Autostrada del Sole. Calcolo, senza tema di sbagliare, di aver fatto a piedi, passo a passo, in andata e in ritorno, non meno di tre volte l’intero cammino da Milano a Napoli; ma alcuni tratti li ho percorsi, in particolare, assai di più: quale quello appenninico, fra Bologna e Firenze, che devo aver percorso una dozzina di volte". Francesco Aimone Jelmoni, docente al Politecnico di Milano, ha raccontato così il modo in cui, lavorando "sul campo", predispose il progetto di massima dell’Autostrada del Sole per conto della Sisi, una società appositamente creata da Fiat, Agip, Italcementi e Pirelli. "Erano allora ben pochi, da ritenersi utopisti, che potevano credere seriamente nella possibilità di realizzare un’opera tanto grandiosa; stante la situazione generale del Paese da poco uscito da una tremenda guerra che lasciava manifeste ancora non poche né piccole rovine", scriveva Jelmoni. Oltretutto non mancava una corrente di pensiero radicalmente contraria al progetto. "Era forte l’opinione che non di autostrade avesse bisogno l’Italia, bensì di aver migliorata, ammodernata, integrata la viabilità ordinaria esistente, così da rendere più esteso e capillare il beneficio, e quindi socialmente ed economicamente più giusto, il dispendio di spesa", racconta ancora Jelmoni nella sua preziosa testimonianza. "La soluzione da me proposta, e fermamente sostenuta, della doppia carreggiata – prosegue – veniva definita, anche da autorevoli tecnici ministeriali, "faraonica","da megalomani", addirittura "surreale", sia perché avrebbe comportato una spesa eccessiva, assolutamente "irragionevole", sia perché "avrebbe sottratto troppo spazio all’agricoltura"". E invece l’opera fu realizzata. Nei tempi previsti e con l’impiego di soluzioni tecniche innovative. "Grazie allo sforzo e all’entusiasmo di tutte le forze coinvolte – ha scritto recentemente il presidente di Autostrade Gian Maria Gros-Pietro – l’Italia superò la povertà di risorse economiche e l’arretratezza culturale e progettuale, dimostrando di essere un Paese in grado di portarsi rapidamente al passo con i tempi e anticipando così quello straordinario boom economico e sociale dei mitici anni 60". Quanto costarono i 755 chilometri dell’Autosole? Secondo la società Autostrade tra il 1956 e il 1964 furono spesi 272 miliardi di lire dell’epoca che equivalgono a poco meno di 3 miliardi di euro di oggi. Allora molti polemizzarono sull’utilità dell’opera, considerati i costi che era stato necessario sostenere. "Alla fine del 1960 – ricorda Andrea Colli, docente alla Bocconi, in una biografia dell’amministratore delegato di Autostrade Fedele Cova in corso di pubblicazione – quasi 100 erano i miliardi di indebitamento della società Autostrade, garantiti dall’Iri: una situazione cui venne posto parziale rimedio con il varo, nel 1961, di un nuovo piano di costruzioni autostradali, che portava l’intera rete a coprire oltre 2.200 km; questo consentiva tra l’altro alla Società Autostrade di emettere prestiti obbligazionari venticinquennali al 5,50%, varando la costruzione di nuove tratte autostradali". Tra le quali non figurava, perché Cova non la volle, la tratta di 420 km tra Salerno e Reggio Calabria. Orazio Carabini