Francesco Battistini, Corriere della Sera 30/8/2006, Manila Alfano, Il Giornale 31/8/2006, 30 agosto 2006
Natascha Kampush aspetta un bambino dal suo rapitore, Wolfgang Priklopil? Non si sa. Sicuramente era una schiava del sesso
Natascha Kampush aspetta un bambino dal suo rapitore, Wolfgang Priklopil? Non si sa. Sicuramente era una schiava del sesso. Ha raccontato più volte di aver chiesto a Priklopil, specie negli ultimi mesi, di lasciarla libera. «Gli dicevo che anch’io ho il diritto di farmi una famiglia». Lui, a un vicino che gli chiedeva chi fosse: «Chi, quella? la mia colf. Viene dalla Bosnia, poveretta». All’amico del cuore, quello che poi lo ha accompagnato alla stazione dove si è suicidato, l’aveva presentata come una sua amica. Non sono le uniche bugie di Priklopil: a una Natasha ancora bambina l’uomo aveva raccontato di aver chiesto un riscatto per la sua liberazione, e che i suoi genitori non erano interessati. Tanto che lei, al padre, ha rinfacciato che Piklopil «voleva 13 milioni di scellini (circa 940mila euro) da te e tu non ti sei fatto vivo, non ti sei fatto trovare. E poi non hai consevato il numero di telefono che ti aveva lasciato?». Il padre, con un filo di voce: «Non mi ha mai telefonato, non mi ha mai chiesto un riscatto». Ora Natasha vorrebbe ricominciare a studiare, ma non ha un soldo, e a lei non toccano nemmeno quelli lasciati in eredità dal suo torturatore, 145 mila 180 euro. Anche se, con il suo avvocato, si sta preparando a chiederli come risarcimento danni. «Ha diritto di tornare ad avere una vita normale - ha detto il suo legale -: è una ragazza gentile, intelligente e dotata di grandi capacità intellettuali. Trascorre il suo tempo a scrivere, disegnare, leggere e conversare». Il provveditorato agli studi faciliterà il suo ritorno a scuola, visto che nel 1998 aveva appena finito le elementari.