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 2006  agosto 30 Mercoledì calendario

Cuba: quando il comunismo è anche nazionalismo. Corriere della Sera 30 agosto 2006. Mi ha colpito la sua analisi a proposito del legame tra Islam e nazifascismo

Cuba: quando il comunismo è anche nazionalismo. Corriere della Sera 30 agosto 2006. Mi ha colpito la sua analisi a proposito del legame tra Islam e nazifascismo. Lei sostiene, se non ho male inteso il suo pensiero, che non sia corretto affiancare quelle idee perché chi l’ha fatto stava inseguendo un suo obiettivo di liberazione nazionale (Sadat, Nasser, il partito Baath...). Se questo ragionamento fosse fondato, allora dovremmo pensare che anche il «comunismo» di Mao o di Fidel o di Ho Chi Min o di Lumumba non sarebbe mai stato vero comunismo, perché nato sulla scia di lotte di liberazione nazionale contro i giapponesi, gli americani, i francesi, i giapponesi, i belgi, ecc. Dovremmo forse concludere che il comunismo non sia mai esistito, poiché si trattava soltanto di movimenti di liberazione? A parte la facile battuta, resta il fatto incontestabile che la proibizione islamica del matrimonio tra una ragazza nata in quella fede e un «infedele» è un atto di razzismo (non dissimile dalle leggi fasciste del 1938?): un fenomeno non meno convinto e diffuso anche tra i cosiddetti musulmani «moderati». Io ho notato solo alcune similitudini tra Islam e nazifascismo. Ma se lei riflette ne potrebbe trovare molte altre. Alvise Bojago Caro Bojago, la proibizione del matrimonio fra una donna musulmana e un «infedele» sarebbe razzismo soltanto se l’Islam proibisse anche il matrimonio con il cristiano convertito alla religione musulmana. Le ricordo che la posizione della Chiesa cattolica, anche se temperata dalla evoluzione della storia europea dopo la fine delle guerre di religione, è sostanzialmente la stessa. Le leggi di Norimberga e quelle fasciste del 1938, invece, proibivano il matrimonio anche quando il coniuge di origine ebraica si era convertito prima della cerimonia. Vengo ora all’altro punto della sua lettera. Nasser fu un socialista nazionale, Sadat fu più moderato del suo predecessore e il partito Baath, anche se ispirato dai modelli autoritari e dirigisti degli anni Trenta non può considerarsi interamente fascista. certamente vero tuttavia che il comunismo, là dov’è nato da una guerra di liberazione nazionale, è alquanto diverso da quello che si è imposto con la forza durante una guerra civile o è stato instaurato dall’Urss nei Paesi occupati dall’Armata Rossa alla fine secondo conflitto mondiale. Il caso di Cuba è particolarmente interessante. Quando Fidel Castro venne ricoverato in ospedale, qualche settimana fa, il governo americano dette l’impressione di credere che la sua morte avrebbe provocato un’insurrezione popolare contro il regime e annunciò che gli Stati Uniti avevano nel cassetto, in previsione di quell’evento, un programma di aiuti per l’isola. I fatti, per il momento, non hanno confermato le previsioni dell’amministrazione Bush. Castro è ancora in ospedale, forse destinato a restarvi per parecchio tempo, e il fratello Raul è un personaggio incolore, privo di qualsiasi seguito popolare. Ma il Paese sembra essere tranquillo. Può darsi che la polizia segreta e i servizi di sicurezza abbiano raddoppiato la vigilanza e scoraggiato i dissidenti. Ma è possibile che questa tranquillità sia dovuta a un fattore nazionale di cui gli americani sembrano essere del tutto inconsapevoli. Per molti dei suoi connazionali Castro non è soltanto il fondatore di uno Stato comunista. anzitutto un libertador, il primo uomo di Stato cubano che sia riuscito a strappare le redini con cui il potente vicino del nord aveva controllato Cuba nei sessant’anni che intercorrono fra la guerra ispano-americana nel 1898 e la rivoluzione del 1959. Le ricordo che nella costituzione cubana, scritta sotto dettatura, vi fu per molti decenni una clausola che autorizzava gli Stati Uniti a intervenire militarmente nell’isola ogniqualvolta Washington lo considerasse necessario. Dopo due interventi (nel 1906 e nel 1912), la clausola venne finalmente abolita, ma l’America ottenne, in cambio dell’abrogazione, la base militare di Guantanamo che è stata usata in questi ultimi anni come un carcere extraterritoriale. questa la ragione per cui il comunismo cubano ha goduto di una certa legittimità nazionale e Castro è riuscito a sopravvivere politicamente, nonostante l’embargo americano e la fine dei generosi sussidi che l’Urss garantiva all’isola prima della sua dissoluzione. Per un singolare paradosso gli americani sono la causa prima del nazionalismo cubano e gli ultimi, apparentemente, a esserne consapevoli. Sergio Romano