La Repubblica 28/08/2006, pag.51 Gianni Clerici, 28 agosto 2006
L´ultimo spettacolo di un divo del tennis . La Repubblica 28 agosto 2006. New York. Potrebbe essere, quello a cui assisteremo oggi, l´ultimo dei millecentocinquantasei match disputati da Andre Agassi nel corso di una lunghissima carriera, iniziata di fatto in culla, ma rubricata nelle anagrafi professionistiche a partire dal 1985
L´ultimo spettacolo di un divo del tennis . La Repubblica 28 agosto 2006. New York. Potrebbe essere, quello a cui assisteremo oggi, l´ultimo dei millecentocinquantasei match disputati da Andre Agassi nel corso di una lunghissima carriera, iniziata di fatto in culla, ma rubricata nelle anagrafi professionistiche a partire dal 1985. Incontra, nel primo turno del suo ventunesimo Open degli USA, il romeno Andrei Pavel, offrendo anche all´avversario, ora n.76, un´occasione di storica notorietà. Tra i colleghi americani che si preparano a densissime agiografie, il mio gemello Bud Collins ha infatti pronto il seguente - impertinente - quesito: "Caro Pavel, credi che passerai alla storia come il vincitore del torneo di Montreal 2001, o l´ultimo avversario di Andre?". In realtà, l´addio ad Agassi non è soltanto un festoso funerale in vita, ma un definitivo saluto ad un´era tennistica, quella connotata dalla rivalità con Pete Sampras. Guarda caso, entrambi figli di immigrati, gli Agassi armeni a nome Agassian, giunti al rifugio USA dopo eccidi e fughe, dall´Ucraina alla Persia; i Sampras da una Sparta crudele, tanto che Pete mai la volle visitare. Insieme, negli anni precedenti l´inizio della contemporaneità Federer-Nadal, i due hanno vinto ventidue Slam. I confronti diretti hanno visto prevalere Sampras, per venti a quattordici, e 6-3 nel corso dei Grandi Slam. Ma se Pete è stato superiore sul rapido, Andre lo ha superato entrando nel ristrettissimo Club (nove membri) di chi ha vinto ognuno dei quattro Tornei Slam, seppur non nella stessa annata, come i due Grand Slammer Budge e Laver. Ci sarà, nell´umana apoteosi di Andre, presenziata da Steffi Graf, la moglie che ha addirittura vinto più di lui, più di un rammarico. Suo padre, Mike, ex pugile olimpico per l´Iran, profugo e muratore a Chicago, costruttore di court e buttafuori a Las Vegas, non cesserà mai di lamentarsi per l´educazione - tennistica, sia chiaro - impartita al piccolo fenomeno da Nick Bollettieri, nella scuola pomposamente definita Academy, in quel di Bradenton, Florida. Correo, Mike, per aver inviato il tredicenne Andreino chez Nick, il quale non poteva mancar di tramutare un serve and volleyer in attaccante dal fondo, secondo la cultura che sarebbe divenuta imperante. Battuta solida più che esplosiva, rimbalzi aggressivi dal fondo, rovescio bimane. Pochissime incursioni a rete, ridotte spesso a quelle che Tommasi, veronese di estrazione cattolica, ha felicemente definite benedizioni. "Quel che avevo impostato io, fin dalla culla con sopra una pallina oscillante - mi disse papà Mike - sarebbe stato un fenomeno del serve and volley, quale fu suo zio Pancho Gonzalez, il marito di mia figlia Rita, campionessa mancata per amore. Avrebbe vinto certo di più dei suoi otto Slam". E´ impossibile dar ragione o torto ad Agassi sr., oggi alloggiato in una sorta di faraonica caserma, quella che Andre, dopo anni di liti, gli ha offerto a Las Vegas: non lontana dall´istituto scolastico nel quale Agassi jr. ospita, nutre e accudisce, alcune decine di giovani meno fortunati di lui. Ma è forse l´ora di occuparsi della biografia di un tipo che mai è riuscito ad annoiare il Vecchio Scriba, spettatore professionista schizzinoso se c´è n´è uno. Sempre geniale, Andre, in quei suoi colpi di controbalzo, addirittura con un´invenzione mai eguagliata, il cross corto di rovescio rallentato, un gesto dolcissimo, la palla appena sfiorata che va a nascondersi vicino al seggiolone dell´arbitro: imprendibile. Nasce, dunque, il predestinato, nel 1970, il 29 aprile, quarto figlio di Mike e Betty. Fin da piccolissimo è costretto in campo, trascurando addirittura la scuola d´obbligo, ammirato da spettatori increduli quali Bjorn Borg e Ilie Nastase. "A Las Vegas - mi dirà Ilie - c´è un bimbetto che colpisce meglio di me". A tredici anni, è per mancanza di avversari che papà lo spedisce da Bollettieri. In quel luogo dagli aspetti militareschi, Andre inizierà una lunga vicenda di ribellioni, culminate in un´apparizione con orecchini antemarcia e boccuccia sommersa di rossetto, al torneo di Pensacola. E´ nel 1988 che Agassi troverà la prima stagione ispirata, salendo a razzo al n.3, dopo aver vinto qualcosa come sei finali dei sette tornei disputati al di fuori degli Slam. Ci vorranno, tuttavia, tre finali Slam perdute con ripetute titubanze, per vederlo coronato proprio a Wimbledon, sul campo che meno si addice ad un attaccante dal fondo. La fresca fama ne fa un personaggio, coda di cavallo ossigenata e pantaloncini trasgressivi in tela jeans, ed iniziano vicende sentimentali che culmineranno in un matrimonio da Novella 2000, con una vergine autocertificata quale l´attrice Brooke Shields. Vicenda che finirà male, sconvolgendogli non solo l´animo ma la classifica, sino ai baratri del Numero 141. L´uscita da quell´angoscioso tunnel lo riconsegnerà al tennis, tanto da strappare due Slam in soli quattro mesi, dei quali Roland Garros assume un significato di consacrazione, dopo le due finali fallite da vantaggi quasi decisivi. Di lì, dal trionfale 1999, Andre pare trovare alfine un umano equilibrio che si riflette non solo nel gioco, ma nella vita. Culmine sarà il molto inatteso matrimonio con un´altra grande, non meno chiacchierata di lui per difficoltà di comunicazione con l´altro sesso: Steffi Graf. Matrimonio felicissimo, coronato da due piccini, che tuttavia non convince Andre a ritirarsi nei suoi feudi, ma piuttosto lo spinge a rivaleggiare indirettamente con la straordinaria sposa, con un nuovo Slam australiano, e due finali a New York, ultima delle quali l´anno passato. Nel mio defilato posticino, in tribuna stampa, non sarò l´ultimo dei ventiduemila presenti a battergli le mani, con gratitudine di vecchio ammiratore. Gianni Clerici