Varie, 30 agosto 2006
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Hellman Monte
• New York (Stati Uniti) 12 luglio 1932. Regista. «[...] L’assistente di Roger Corman con cui studiò cinema e debuttò come regista nel 59 con l’horror a basso costo The beast from the haunted cave [...] regista di alcuni film cult degli anni 60 (Le colline blu 1966, La sparatoria, 1967) interpretati da Jack Nicholson e del road movie anni 70, Strada a doppia corsia (1971) interpretato da Warren Oates, la discussione parte dalla sua esperienza filmica italiana. ”Dopo aver fatto film abbastanza crudi - inizia Hellman - volevo fare un western più tradizionale. Conoscevo già Fabio Testi [...] C’è un modo cioè di recitare delle scene che dà la dimensione non solo della bravura di un attore ma apre alla comprensione di tutto il film. Ricordi la scena di Shane (Il cavaliere della valle solitaria, ndr) di George Stevens quando Alan Ladd, uomo venuto dal nulla, insegna al piccolo a sparare con la pistola? Ebbene lì la reazione del piccolo attore era talmente perfetta che diventa la chiave dell’intero film. Così accade nel nostro Amore, piombo e furore, nella scena in cui Warren Oates confisca la pistola a Fabio Testi e si mette poi a pulire il suo fucile. Quando Testi gli rivolge una domanda e Oates gli dà il fucile ecco che la reazione di Fabio e la sua espressione è talmente straordinaria e perfetta da racchiudere in quel momento tutto il senso della storia”. Il film del 78 che Hellman, per ragioni produttive, firmò Antonio Brandt, ebbe anche come interprete d’eccezione, Sam Peckinpah, e avrebbe dovuto avere due camei di Federico Fellini (la parte del cieco) e Sergio Leone (la parte del portiere d’albergo), che poi saltarono. Gustosissima è la storia che Hellman e il produttore Bozzacchi (insieme a Testi [...] formano un trio molto gasato dai ricordi) raccontano sull’ingaggio di Peckinpah. L’autore del Mucchio selvaggio si presenta all’appuntamento della cena di lavoro del tutto ubriaco facendo saltare per aria bicchieri e tavolo. Sergio Leone lì presente chiama il produttore e l’avvisa: ”Mi dispiace ma con questo pazzo non ci lavoro”. Il ruolo di Peckinpah risulterà poi decisivo per la storia nel film. La differenza tra lui, Hellman, e Leone? ”Il cinema di Leone è una ballata (e una filosofia) che si avvicina assolutamente alla sensazione della morte. Io credo che se uno uccide 50 persone non ha più nessuna ragione di essere. In uno dei miei film, Le colline blu, credo che per la prima volta si vede un uomo che muore. Prima c’erano state battaglie ma mai qualcuno ucciso sullo schermo. La reazione del pubblico è di sorpresa e schock. In Leone questo shock non c’è”. Il rapporto alcuni attori è stato molto importante; cos’hanno rappresentato? ”Tutti i registi hanno sempre cercato negli attori qualcuno che esalti una parte della propria personalità. Fabio Testi per me è stato un po’ l’eroe. Warren Oates è la mia interiorità e la mia imperfezione. Con Nicholson siamo molto amici. Ho un rimpianto per un attore con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, Marcello Mastroianni”. ”Mi piacerebbe essere considerato un regista che riesce a portare a casa soldi un po’ per tutti, gli interpreti, la produzione, il distributore, e così via [...] Naturalmente sono sempre molto felice che i miei film, anche quelli che ormai fanno parte di un passato lontano, siano discussi sempre e anche in posti sorprendenti”. [...]» (Michele Fumagallo, ”il manifesto” 29/8/2006).