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 2006  agosto 30 Mercoledì calendario

COLETTI

COLETTI Tommaso Ortona (Chieti) 24 gennaio 1949. Politico. Sindaco di Chieti. Ex senatore (della Margherita). «Arbeit Macht Frei, ”Il lavoro rende liberi”. La scritta in ferro battuto che si trova ancora oggi all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, è diventato uno slogan con cui promuovere il lavoro. La Provincia di Chieti l’ha utilizzata per una campagna pubblicitaria sui centri per l’impiego. La frase, campeggia su depliant e su una pagina a pagamento del quotidiano Il Centro ed è firmata dal Presidente della Provincia, Tommaso Coletti. ”Il lavoro rende liberi. Non ricordo dove lessi questa frase, ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all’istante... Da sempre ho posto al centro della mia attività il lavoro” scrive Coletti, senatore uscente della Margherita. Si scatena, a seguire, un florilegio di polemiche. Per Lele Fiano, parlamentare dell’Ulivo, si tratta di un episodio ”increscioso che denota ignoranza, che un così alto rappresentante istituzionale non dovrebbe avere”. Rincara la dose Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica di Roma: ” incredibile che un esponente politico il cui schieramento ha l’antifascismo nel dna sia l’autore di un gesto simile”. ”Voglio pensare che si sia trattato di un vuoto di memoria. Deve chiedere scusa” sostiene invece Marco Lion, responsabile comunicazione dei Verdi. La frase ”Arbeit macht frei” secondo gli storici serviva a illudere i deportati, lasciando loro la speranza che lavorando sarebbero usciti liberi dai campi. Per Ermando Parete, 83 anni, quelle parole non cambieranno mai significato. Quella scritta c’era anche a Dachau, dove lui era stato deportato: ”Orribile. L’ho impressa negli occhi. Conteneva un sarcasmo diabolico. Sapevamo benissimo, che una volta varcato l’ingresso, nessuna libertà era possibile”. Ma le polemiche non sembrano scalfire le certezze del presidente della Provincia, che a tutte replica con perentorietà e stizza. ”Non capisco. come voler impedire a qualcuno di urlare Forza Italia, per non fare pubblicità a Berlusconi”. E aggiunge: ”Se qualcuno prima di me ha usato quelle parole, non vuol dire che si possa mettere in dubbio il significato della frase. L’adopero usualmente nei comizi, così come hanno fatto in precedenza, autorevoli esponenti di altre forze politiche”. Per Fiano, Coletti avrebbe fatto meglio ad ammettere l’errore perché la giustificazione ”è ancora più grave. Significa fare scempio della storia”. Interviene nella polemica anche padre Carmine Cucinelli, rettore del Santuario del Volto Santo di Manoppello, diocesi di Chieti. ”La frase, non la si può intendere allo stesso modo di quella in tedesco”. Intanto la Provincia annuncia che il depliant non sarà ritirato: ”Le parole hanno un significato in senso assoluto e non in relazione a chi le adopera” ha concluso l’ex senatore. Un antefatto curioso. A mettere in discussione la conoscenza della Storia da parte di Coletti furono, in passato, le ”Iene” di Italia Uno, con domande rimaste senza risposta sulla data della scoperta dell´America e della rivoluzione francese» (Giuseppe Caporale, ”la Repubblica” 30/8/2006).