Varie, 28 agosto 2006
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Greenberg Jay
• New Haven (Stati Uniti) 13 dicembre 1991. Compositore • «In nessuna arte come nella musica, l’età non conta. Ci sono violinisti di dieci anni capaci di incantare una prestigiosa giuria internazionale, pianisti che vincono concorsi e scatenano ovazioni appena adolescenti. E chissà quante volte Mozart ragazzino se lo sarà sentito ripetere: ”Ma sai che prometti bene davvero?”. Più difficile acquisire una personalità, una visibilità precoci come compositore. quanto sta accadendo a Jay Greenberg; ha 15 anni, è nato nel 1991 nel Connecticut, suo padre è linguista, sua madre pittrice, lui ha scelto la musica e dopo i primi saggi e tentativi è giunto il momento del lancio internazionale. Di quello che - anche - serve, non gli manca nulla: una potente agenzia di concerti, un’ora di intervista televisiva dedicatagli dalla Cbs, un sito Internet aggiornatissimo e decisamente lusinghiero, i dischi, promossi da un’etichetta di primo piano come la Sony. La London Symphony Orchestra, diretta da José Serebrier, ha inciso la sua Quinta Sinfonia, ma questa non è una notizia che smuova più di tanto: le grandi orchestre registrano qualunque cosa, dirette da qualunque direttore: basta pagare il giusto, o magari qualcosa di più. Molto meno consueto è che il prestigioso quartetto d’archi Juilliard, una delle glorie della musica da camera internazionale, assieme al violoncellista Darrett Adkins, abbia accettato di interpretare il suo Quintetto per archi. E mentre il responsabile dei progetti speciali della Img, la sua agenzia, sta pensando a Joshua Bell come interprete di un prossimo Concerto per violino, il New York Times gli ha dedicato mezza pagina, rivelando al grande pubblico il suo sguardo assorto, i capelli neri e crespi, una maturità che forse non è figlia soltanto dell’abilità del fotografo. Qualche dubbio è venuto a Samuel Zyman, docente di poetica musicale alla Juilliard School, che ha avuto come allievo il piccolo Jay: ”Cosa devi pensare quando di fronte ai tuoi occhi, senza nemmeno aiutarsi con lo strumento, in meno di un’ora un ragazzino della sua età ti scrive il primo movimento di una Sonata per pianoforte in uno stile che ricorda Beethoven?”. Dunque, non copia e non c’è qualcuno che scrive al suo posto. Altri critici notano un forte influsso della musica di Brahms, altri ancora ”datano” le sue composizioni - così numerose da formare ormai un catalogo - tra fine ’800 e inizio ’900: ”Ascoltando la sua musica, si ha l’impressione che il mondo della composizione si sia fermato al 1904”. Puccini, Mahler, Richard Strauss? Jay non si pronuncia, evidentemente non lo preoccupa essere considerato un epigono e in un’epoca musicalmente più propensa al recupero che alla scoperta, come la nostra, questa caratteristica non lo danneggia. Per avere il dono dell’originalità non basta essere professionisti, bisogna diventare artisti creatori: privilegio, o condanna, concesso a pochi. A Princeton, il Summer Institute for the Gifted, che esplora la mente dei bambini particolarmente dotati nei campi più diversi, lo sta sottoponendo a tre settimane di serratissima analisi nelle seguenti discipline: strategia militare, filosofia, fotografia digitale, questioni legali. Forse, Jay potrebbe rivelarsi utile alla patria anche in altri campi, ma i suoi genitori non hanno dubbi: ”Aveva soltanto tre anni quando ci ha chiesto un violoncello e poi, per ricordarsi quello che aveva suonato, ha inventato una forma di notazione musicale tutta sua”. Musicista senza possibili dubbi, se ha imparato a ”scrivere” la musica prima di saper leggere le lettere dell’alfabeto. Musicista per vocazione, come è sempre accaduto e continuerà ad accadere. Se esiste un dieci per cento della popolazione completamente sordo alla musica, insensibile a ogni sua manifestazione, esiste anche una molto più ridotta percentuale di essere umani che possiedono un innato talento musicale. Salvatore Accardo aveva quattro anni quando trovò un piccolo violino sotto il letto, lo prese in mano e suonò, senza sbagliare una nota, Lili Marlene. A dodici, la violinista Sarah Chang suonava già con le orchestre più prestigiose, diretta dai massimi direttori, in una riuscita sintesi tra sfruttamento commerciale, sensazionalismo mediatico e giusto riconoscimento a un talento decisamente fuori del comune. All’età di Jay Greenberg, Mozart cominciava a pensare di poter campare, oltre che come interprete, pianista e violinista, anche come compositore e questo era il grande progetto che su di lui aveva costruito suo padre Leopold. Compositore di opere, il genere che rendeva di più: e infatti ne scrisse parecchie, da ragazzino; sorprendente, rarissimo, ma se si fosse limitato a quelle, se non fosse diventato quello che è diventato, non ci occuperemo così tanto di lui. E questo è ancora più misterioso: la profondità, la qualità del percorso compiuto in un arco di vita così breve. Nella storia della musica, chi venendo dopo rifà il verso ai predecessori non ha mai goduto di grande considerazione. Ma diamo tempo al tempo: il ragazzino del Connecticut ha talento, tecnica, vocazione indiscutibili. un professionista precoce, come accade anche in altre discipline, artistiche, sportive, scientifiche: molti matematici considerano che il ”picco di creatività” si raggiunga prima dei trent’anni. Diamo tempo al tempo, ammesso che Jay abbia ancora il tempo di scegliere» (Sandro Cappelletto, ”la Stampa” 28/8/2006).