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 2006  agosto 22 Martedì calendario

L’automobilista paga ancora per l’Abissinia. Il Sole 24 Ore 22 agosto 2006. A proposito di missioni, di Libano e di tasse

L’automobilista paga ancora per l’Abissinia. Il Sole 24 Ore 22 agosto 2006. A proposito di missioni, di Libano e di tasse. Sarà bene ricordare che nel 2006 i cittadini-automobilisti italiani continuano a pagare, ogni qual volta si fermano al distributore di carburante, la guerra d’Abissinia. Lo decise, nel 1935, Mussolini. L’imposta è sopravvissuta alla caduta del fascismo e della monarchia ed è passata indenne nella prima e nella seconda Repubblica. E oggi (1,90 di vecchie lire) è ancora tra noi, esattamente come quella per finanziare (ma per ben 204 lire) la prima missione in Libano nel 1983. I "furbetti del quartierino" furono i grandi protagonisti della scorsa estate. Quella attuale è caratterizzata, oltre che dalla questione degli immigrati, dal dibattito sul "che fare" a proposito di Fisco, dall’emergenza-energia e dalla missione in Libano che, sotto la bandiera Onu, vedrà seriamente impegnate le nostre forze armate. Fisco, energia e missioni all’estero sono casi tra loro intrecciati che ritroviamo, puntualmente, quando facciamo il pieno di benzina. Già, perché è arcinoto che siamo impotenti di fronti alla crescita del prezzo del petrolio, mentre è un po’ meno conosciuto il fatto che attraverso una fiscalità sì curiosa ma anche incisiva, paghiamo "alla pompa", con tanto di tassa sulla tassa (l’Iva sulle accise), guerre, crisi internazionali, catastrofi, missioni all’estero e contratti di lavoro. Il "furbo", questa volta, è lo Stato. Che attraverso il Fisco incamera denari a vita. Ecco l’incredibile elenco "a litro": guerra d’Abissinia, crisi di Suez (1956, 14 lire), tragedia del Vajont (1963, 10 lire), alluvione di Firenze (1966, 10 lire), terremoto del Belice (1968, 10 lire), terremoto del Friuli (1976, 99 lire), terremoto dell’Irpinia (1980, 75 lire), missione in Libano (1983, 205 lire), missione in Bosnia (1996, 39 lire), rinnovo del contratto autoferrotranvieri (2004, 39 lire). In totale fanno 486 di vecchie lire, cioè 0,25 euro di accise, alle quali come detto si applica l’Iva. Si calcola che all’inizio di quest’anno, su un pieno di benzina del costo di 50 euro, 25,84 erano destinati alle casse statali, 19,30 era il costo della materia prima, 4,88 i ricavi lordi dei petrolieri, 1,42 la percentuale del gestore alla pompa. L’imposta che sopravvive, all’infinito, ai motivi che l’hanno determinata, è un caso di straordinaria furbizia istituzionale, a maggior ragione se si considera l’impatto crescente di un’altra tassa, l’Iva. opportuno tenerlo a mente, per almeno tre motivi. Primo: non dobbiamo pensare che la responsabilità del caro-benzina è solo da imputare ai cattivi sceicchi del petrolio o agli altrettanto cattivi petrolieri. Secondo: riportiamo, anche per questa via, la questione energetica in cima alle priorità del Paese. Terzo: nel momento in cui cresce il dibattito sulle prossime mosse della politica fiscale del Governo, non dimentichiamo l’esistenza dello Stato che, litro dopo litro, intasca tasse su imposte che non avrebbero più motivo di esistere. Ogni tanto, almeno il dibattito sul "congelamento" degli effetti dell’Iva viene a galla, per scomparire un minuto dopo. Defiscalizzare il prezzo della benzina: non potrebbe essere questo un primo passo nella direzione giusta, tenuto anche conto dei buoni risultati registrati sul fronte delle entrate nel primo semestre dell’anno? Comunque, sia chiaro un punto. A nessuno venga in mente di progettare una nuova tassa per finanziare la seconda missione in Libano. Stiamo ancora pagando la prima. Guido Gentili