Varie, 22 agosto 2006
BAGNASCO
BAGNASCO Angelo Pontevico (Brescia) 14 gennaio 1943. Cardinale. Dal 7 marzo 2007 presidente della Conferenza episcopale italiana (in sostituzione di Camillo Ruini). Arcivescovo di Genova (nominato il 29 agosto 2006 in sostituzione di Tarcisio Bertone) • «[...] ordinario militare per l’Italia [...] è naturalizzato ligure sin da bambino, ha compiuto i suoi studi al seminario minore della Superba, dove è diventato sacerdote il 29 giugno 1966; e ha insegnato filosofia per molti anni nel seminario della città, assumendo anche responsabilità pastorali nella parrocchia di Santa Teresina, prima di essere chiamato ad altri incarichi. Nel 1998 Giovanni Paolo II lo ha nominato come vescovo alla sede arcivescovile di Pesaro il 3 gennaio 1998, e cinque anni più tardi, il 20 giugno 2003, è diventato Ordinario Militare, vale a dire il responsabile dei cappellani delle varie armi. [...]» (Marco Tosatti, ”La Stampa” 22/8/2006) • «[...] ha trascorso gran parte della sua vita a Genova, dove è diventato sacerdote. Vescovo di Pesaro dal 1998 al 2003, fino al settembre 2006 era ordinario militare per l’Italia, cioè il vescovo che coordina tutti i cappellani militari. [...]» (Marco Tosatti, ”La Stampa” 20/2/2007) • «[...] In termini di carriera, la traiettoria di Bagnasco è stata finora molto calma. Dal 1998 al 2003 è stato vescovo di Pesaro e successivamente vescovo castrense, costretto a occuparsi dei cappellani militari proprio nella stagione in cui i soldati italiani erano sui fronti più pericolosi: Iraq e Afghanistan. Bagnasco si è fatto ben volere e il suo calore umano è un primo dato caratterizzante. Viene dall’esperienza di assistente spirituale degli Scout e della Fuci e ha mantenuto nel suo stile pastorale una freschezza di approccio e una immediatezza che crea discontinuità con la freddezza e la rigidità di Ruini (peraltro molto simpatico a quattr’occhi). Il grande salto l’ha fatto quando papa Ratzinger lo ha scelto come arcivescovo di Genova. E lì che si è capito che era destinato all’elite cardinalizia. [...] Come formazione l’arcivescovo di Genova è cresciuto con il Vaticano II e nel dopo-Concilio e quindi è un seguace convinto del dialogo con la società e le altre religioni. Ma al tempo stesso - e questo lo rende ben visto da Ratzinger - è un fautore molto determinato della necessità di salvaguardare l’identità cristiana. Anzi di rilanciarla. ”In Europa manca l’identità - ha detto in un’intervista - Noi siamo il cuore del mondo, ma fatichiamo a definire i valori fondamentali della nostra civiltà”. Negli Stati Uniti, ha soggiunto, questa identità c’è: ”Basta pensare a come Bush si è imposto”. In Italia è dunque necessario rivendicare la propria identità civile, religiosa, culturale ”senza demagogia e senza paura”. Per quella che riguarda i cattolici nella società, Bagnasco sembra a tratti sfiorato da un velo di pessimismo: ”Si muovono in un contesto ostile”, ha dichiarato una volta, vengono considerati ”animali rari”. Ma certamente questo non lo mette sulla difensiva. Come papa Ratzinger l’arcivescovo di Genova crede nell’esigenza di muoversi per riconquistare il terreno sociale. Non è vero, ama sottolineare, che ogni espressione della posizione cattolica sul piano antropologico o sociale sia ”un atto confessionale o un’imposizione ai non cristiani”. I valori fondamentali della Chiesa - rimarca - equivalgono ai valori universali basati sulla ”retta ragione”. [...]» (Marco Politi, ”la Repubblica” 21/2/2007) • «[...] può essere considerato un ruiniano di ferro che gode anche la stima di Bertone. [...] è stato ordinato sacerdote da quel Siri, che Bertone, quando era sotto la Lanterna, aveva indicato come proprio predecessore di riferimento nella guida della chiesa genovese. Allo stesso tempo Bagnasco è stato un ecclesiastico sempre stimato e valorizzato da Ruini, tanto da essere promosso vescovo di Pesaro, quindi ordinario militare e al contempo presidente del Consiglio di amministrazione di Avvenire, il quotidiano della Cei [...] è nato a Pontevico, provincia e diocesi di Brescia, da una famiglia genovese sfollata dalla guerra, frequenta il seminario genovese e viene ordinato da Siri nel 1966. Fa il viceparroco ma ha anche diversi incarichi in Curia: insegna nel seminario, è assistente della Fuci, dirige l’ufficio catechistico e poi quello dell’apostolato liturgico. Incarichi che mantiene anche con il successore di Siri, Giovanni Canestri (1987-1995) e nei primi anni dell’episcopato genovese di Dionigi Tettamanzi. Finché nel 1998 diventa vescovo di Pesaro, dove si fa conoscere per la sua linea ferma e anche interventista sui temi più delicati. Non ha paura a affermare che nel dramma dell’aborto anche il padre deve avere diritto di parola. Nel giugno 2003 arriva la nomina a ordinario militare, incarico che gli permette di girare il mondo a visitare i soldati in missione di pace. Inaugura chiese, amministra battesimi e cresime in Kosovo, in Bosnia, in Afghanistan, in Iraq. Il suo giudizio sul terrorismo è netto e senza annacquamenti pseudopacifisti. ”I cristiani e tutti gli uomini di buona volontà devono reagire e portare il proprio contributo alla lotta contro il terrorismo, forma cieca e fanatica di violenza”, dice nel dicembre 2003, poco dopo la tragedia di Nassiriyah. Nel 2005 alla Radio Vaticana ribadisce: ”Basterebbe andare nelle missioni dei nostri soldati all’estero, tutte quante, per dissipare i dubbi se i nostri militari rappresentano forze di pace o di occupazione”. Nell’agosto 2006, arriva la nomina a Genova. Entrato in diocesi a fine settembre, Bagnasco si fa subito riconoscere. Alla fine di ottobre non partecipa a un Festival della scienza per problemi di agenda ma anche perché ha una impostazione squilibrata, unilaterale, in senso scientista. Quando poi scoppia il caso della moschea mostra una disponibilità di principio nei confronti della possibilità che anche gli islamici abbiano un loro luogo di culto degno di questo nome, salvo poi mostrarsi molto più freddo quando si viene a scoprire che dietro l’operazione c’è la discussa Ucoii, accusata di non opporsi fermamente al terrorismo. Bagnasco, nel solco del suo predecessore Bertone, mantiene buoni rapporti con il potere locale monopolizzato dal centrosinistra. Tanto che è il ds Claudio Burlando, a offrire alla Curia un posto nella Fondazione Carige, la potente banca locale, in quota alla regione di cui è presidente. Bagnasco accetta. Infine la questione Dico. Anche su questo Bagnasco non è stato silente. ”Il Papa, la Cei e il cardinal Ruini hanno fatto interventi insistenti e decisi perché l’argomento in questione, cioè i cosiddetti pacs, ora Dico, vanno a toccare i valori fondamentali su cui la chiesa ha una posizione definita. Non c’è stata nessuna esagerazione, si tratta di fattori che incidono profondamente sulla vita degli individui e della società”, ha dichiarato all’Ap-Com lo scorso 10 febbraio. [...]» (’Il Foglio” 21/2/2007).