Note: [1] Alberto Caprotti, Avvenire 8/6; [2] Stefano Boldrini, La Gazzetta dello Sport 30/5; [3] Alessandro Bocci, Corriere della Sera 4/6; [4] Fabio Monti, Corriere della Sera 5/6; [5] Mimmo Ferretti, Il Messaggero 5/6; [6] Enrico Currò, la Repubblica 2, 17 agosto 2005
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 12 GIUGNO 2006
Stasera alle 21, stadio di Hannover, gli azzurri faranno il loro esordio ai mondiali di calcio «contro il minuscolo Ghana che sembra già una montagna» (Alberto Caprotti). [1] Stefano Boldrini: «Non è una squadra di fenomeni, ma non è neppure una compagnia di saltimbanchi». [2] Alessandro Bocci: «Il girone E, per l’Italia, non sarà una passeggiata di salute. Se prendiamo in considerazione la classifica della Fifa rischiamo di non qualificarci agli ottavi del Mondiale. Gli azzurri sono al tredicesimo posto, gli Stati Uniti al quinto, la Repubblica Ceca addirittura seconda dietro al Brasile». [3]
Con il Ghana abbiamo due precedenti. Fabio Monti: «Ma soltanto ai Giochi Olimpici: una sconfitta nel ’96; un 2-2 nel 2004. La storia dice che cominciare contro una squadra africana non è mai un vantaggio: lo sa bene l’Argentina di Maradona, battuta dal Camerun a San Siro (8 giugno ’90, 0-1) oppure la Francia campione uscente, sconfitta dal Senegal a Seul quattro anni fa». [4]
Se l’Italia deve fare i conti con lo scandalo delle intercettazioni, gli africani hanno passato giorni difficili per un’intervista alla Bild in cui l’allenatore serbo Ratomir Dujkovic criticava fortemente l’organizzazione del calcio ghanese. In molti gli hanno subito dato del razzista invocandone a gran voce le dimissioni: «Ma come si può pensare una cosa del genere del sottoscritto? Ho allenato in Ruanda, in Venezuela e in Birmania. Ho scelto di vivere ad Accra proprio per integrarmi nel Paese e capire le sfumature di una realtà molto diversa. E ho amici in tutte le parti del mondo». [2]
La squadra di Dujkovic è molto tosta. Bocci: «Viene soprannominata il Brasile d’Africa». [3] Il punto di forza del Ghana sono i centrocampisti. Mimmo Ferretti: «Giocatori del livello di Essien, Muntari e Appiah. Gente che corre su ogni pallone e che ha forza fisica e pure buona tecnica. E che ha le spalle sempre protette da un compagno, Eric Addo, che milita nel PSV di Eindhoven». [5] Enrico Currò: «Sono fallosi, ma soprattutto impetuosi, sino allo strapotere fisico». [6]
I centrocampisti ghanesi sono abili negli inserimenti. Bocci: «E non si nascondono quando è il momento di tirare da fuori». [3] Michael Essien («mister 38 milioni» [5]) giocava nel Lione, il miliardario russo Roman Abramovich l’ha portato nel Chelsea dove ha subito vinto la Premier League inglese. Giancarlo Galavotti: « il nuovo idolo del calcio africano, erede di Abedi Pele e Tony Yeboah». [7]
Sulley Muntari gioca nell’Udinese. Marco Pasotto: «Ci sono volte in cui staresti ad applaudirlo cinque minuti di seguito. Altre dove ti verrebbe voglia di invadere il campo e prenderlo a sberloni. fatto così, non ha mezze misure: è in grado di pennellarti un lancio di 40 metri come sbagliare il più facile dei gol, galopparne altrettanti palla al piede o avventurarsi in dribbling a rischio coronarie a pochi metri da De Sanctis». [8]
Stephen Appiah gioca in Turchia col Fenerbahçe. Prima giocava in Italia con la Juve (ha pure vinto lo scudetto del 2005, quello che probabilmente verrà revocato). stato anche a Udine, Parma, Brescia. Alberto Zaccheroni: «A Udine dovevamo fare una partita contro una squadra ungherese e chiesi al capo del settore giovanile, Lomonaco, se aveva qualche ragazzino da darmi per la panchina. C’era solo questo sedicenne del Ghana in prova. Lo portai con me e a mezz’ora dalla fine ci fu bisogno di mandarlo in campo: prima palla toccata e lancio di 40 metri per Amoroso, seconda palla e altro cambio di campo di 40 metri, terza palla e gol all’incrocio dei pali da 35 metri. ”Chiudete i cancelli e non lasciatelo uscire” ordinai subito. Mai vista tanta personalità e disinvoltura. A 17 anni era titolare nella mia Udinese che arrivò terza. Poi s’è un po’ perso ma le qualità alla fine sono tornate fuori. Sa sia attaccare che difendere, ha iniziativa, è generoso». [9]
Detto della bontà del centrocampo, va aggiunto che nel Ghana non mancano i punti deboli. Ferretti: «La difesa, ad esempio, tatticamente è piuttosto approssimativa, e lenta. Uno dei due centrali, Mensah del Rennes (23 anni, un passato con Bologna, Genoa, Chievo, Modena e Cremonese...) non è il massimo della vita, e tutto lascia intendere che in Italia non avevano visto male. Inoltre, sia Kingston che (soprattutto) Adjei non sono apparsi estremi difensori da ingaggiare al volo». [5]
Tra i difensori a disposizione del Ghana c’è pure il romanista Sammy Kuffour. Ferretti: «Pensare che sarà in campo a Hannover è molto complicato: alla base del suo scarso feeling con il cittì non ci sono ragioni tecniche, ma soprattutto caratteriali. I due in passato hanno litigato spesso, Kuffour è stato lontano dalla Nazionale per parecchi mesi e, quindi, i dissapori non sono recenti». [5] Lui la pensa diversamente: «Io giocherò». [10] Che giochi o meno, la sua è una storia che val la pena raccontare. Alberto Piccinini: «Quando aveva 14 anni, giocava a piedi nudi con una squadretta locale dall’immaginifico nome di Fantomas e guadagnava qualche soldo facendo lo sciuscià a Kumasi. In campo aveva talento. Perciò sua madre prese la solenne decisione di vendere il televisore di famiglia per comprargli un paio di scarpe da calcio. una storia di grande e cruda modernità, a pensarci bene: in genere il televisore in famiglia arriva dopo, coi primi stipendi del figlio campioncino». [11]
La stessa modernità, Kuffour la sperimentò ancora l’anno dopo: quando nel ’91 il Ghana vinse il mondiale under 17 di Montecatini. Piccinini: «Lui e i suoi compagni Mohamed Gargo e Emanuel Duah furono i primi ”baby calciatori” africani ad essere acquistati da una squadra italiana, il Torino. Da allora non si è mai spenta - e giustamente - la polemica sul fatto che operazioni del genere debbano considerarsi una specie di schiavismo mutante, ma tant’è». [11]
Il Torino girò Gargo al Borussia (e da lì all’Udinese e al Genoa), Duah partì per il Portogallo. Piccinini: «A Kuffour, tutto sommato, andò anche meglio: lo prese il Bayern Monaco. Dopo un anno di apprendistato col Norimberga, Sammy ha incontrato a Monaco la scuola di calcio all’italiana di Giovanni Trapattoni (’Per me è come un padre”, ha ripetuto spesso il difensore), che - come si sa - è un misto di senso del limite umano e di sottomissione ai voleri divini. Così è diventato parte integrante dello squadrone che ha vinto Champions League e Coppa intercontinentale nel 2001 (il gol contro il Boca Junior lo segnò lui). Praticamente un campione». [11]
Il legame tra Kuffour e i tifosi tedeschi si esaltò con la finale di Champions League del ’99. Il Bayern, che al 90° vinceva 1-0 contro il Manchester United, prese due gol nel recupero. Piccinini: «Kuffour, fin lì conosciuto per i rap afro-tedeschi improvvisati alle feste del club e per una scappatella con una connazionale sulla quale molto aveva ricamato la Bild, fu beccato dalle telecamere a piangere tutte le sue lacrime e a battere pugni sull’erba. Non se lo dimenticarono più. Nacque dopo quella serata la ”preghiera del difensore prima del calcio di rigore”, che Kuffour svelò una volta ai giornali: ”Prima che l’arbitro fischi chiedo a Dio: basta lacrime”». [11]
Pianse ancora, Sammy, quando il Ghana, sconfitto dal Sudafrica nel 2000, buttò via la possibilità di riportare a casa la Coppa d’Africa. Piccinini: «Lunghi singhiozzi in campo. E pianse - ma questa è un’altra storia, troppo più seria - quando nel 2003 sua figlia Gaudiva morì annegata nella piscina di casa sua ad Accra: ”Dio prende, Dio dà - disse in quell’occasione - Lo ringrazio per quello che è successo. Solo il Signore sa quello che è giusto per noi”». [11]
L’attacco del Ghana non viene giudicato uno spauracchio. [6] Bocci: «Manca una punta centrale, ma Amoah e Asamoah sono veloci e si infilano negli spazi». [3] Asamoah Gyan la scorsa stagione ha giocato nel Modena: «Vengo da una famiglia borghese di Accra. Papà è un uomo d’affari, mamma maestra elementare. Io e il mio fratello maggiore Baffour ci siamo appassionati al calcio da bambini, giocando dove ci capitava. A nove anni sono stato arruolato nello United Kingdom Babies, un club giovanile fondato da un filantropo inglese. Lì ho giocato per 5 stagioni poi mi hanno chiamato al Liberty Accra, il club più importante del Paese. A 17 anni sono entrato in prima squadra, da centrocampista e poi da attaccante. Al primo campionato ho segnato 17 gol, l’anno seguente Patrick Mork, un talent-scout svedese che gira per tutta l’Africa alla caccia di promesse da proporre in Europa, mi ha segnalato all’Udinese dove sono approdato insieme a Muntari. Nel frattempo ho concluso gli studi liceali». Una partita, poi l’hanno mandato a fare esperienza in Emilia. [12]
Tirando le somme: «il Ghana è una realtà emergente, da tenere nella giusta considerazione, non è un’armata inaffondabile». Maurizio Nicita: «A squadra schierata, con i tre mediani di lusso e Addo subito dietro, gli equilibri reggono, ma diventano a volte fragili in uscita. Cioè quando i difensori iniziano l’azione. In quella fase il nostro pressing, grazie all’esperienza dei nostri attaccanti, può fare la differenza. Tra l’altro Dujkovic è ancora indeciso sul portiere da utilizzare, segno che problemi dietro ne ha». Sandro Mazzola: «Atleticamente sono molto forti, ma noi dovremo essere bravi a sfruttare i possibili cali di concentrazione che avvertirà una squadra al debutto Mondiale». [13] Marco Tardelli: «Se non battiamo il Ghana, meglio che torniamo subito a casa». [14]
Pronostico: l’Italia batterà il Ghana. Gianni Mura: «Con un gol o due di Toni, pareggerà con gli Usa, o forse vincerà con un gol di Perrotta, e arriverà seconda nel girone perché perderà con la Repubblica Ceca. Mi limito a leggere i segnali. Per l’Italia sono negativi da prima che cominciasse il raduno, poi sono peggiorati, vedi i giocatori sani che si infortunano e gli infortunati che tardano a guarire. Ma i veri pessimisti sono quelli che vedono l’Italia bocciata subito. Nella mia previsione, almeno, va avanti, poi trova il Brasile e buonasera». [15]
E se gli azzurri vincessero il girone eliminatorio? Monti: «In questo caso, negli ottavi (26 giugno, Kaiserslautern) incontreranno la seconda del gruppo F (Croazia, Giappone o Australia), visto che il Brasile ha tutto per vincere il girone. Quarti: si gioca il 30 giugno ad Amburgo contro la vincente dello scontro fra la prima del gruppo G (Francia, Svizzera, Sud Corea e Togo) e la seconda del gruppo H (Spagna, Ucraina, Tunisia e Arabia), possibile e probabile Italia-Francia, proprio come otto anni fa allo Stade de France (con eliminazione azzurra ai rigori). In semifinale, l’Italia andrebbe a sbattere probabilmente sulla Germania (Dortmund, 4 luglio) o sull’Argentina e in finale troverebbe il Brasile». [4] Mura: «Troverebbe l’Australia, la batterebbe, troverebbe poi l’Ucraina ad Amburgo, batterebbe pure quella e sarebbe in semifinale con l’Argentina. E questo sarebbe già un risultatone». [15]
Crediamo ai miracoli: l’Italia arriva seconda nel girone e batte a sorpresa il favoritissimo Brasile agli ottavi. Monti: «Giocherà i quarti l’1 luglio a Francoforte. Avversario: la vincente dell’ottavo fra la seconda del gruppo G e la prima del gruppo H. In questo caso, Italia-Spagna, come a Usa ’94, con vittoria azzurra a Boston (2-1, un gol di Dino e uno di Roberto Baggio). In semifinale, l’Italia se la dovrebbe vedere nel nuovo stadio di Monaco di Baviera il 5 luglio, probabilmente contro l’Inghilterra di Eriksson oppure l’Olanda di Van Basten, già battuta ad Amsterdam il 12 novembre (3-1). La certezza è che l’Italia se evita il Brasile negli ottavi, lo può ritrovare soltanto in finale (9 luglio, Berlino). Anche per questo, partire bene e vincere il girone diventa fondamentale». [4]
Come finirà stasera non lo sappiamo, però sappiamo cosa ci piacerebbe leggere sui giornali di domani. Maurizio Crosetti: «Eroico fuoriclasse di un gruppo malandato ma indomito, Totti fa il miracolo. Gli riesce tutto. puntuale nell’assist e implacabile nel tiro, lo colpiscono ma si rialza, senza mai rispondere alle provocazioni. Visto che la nazionale fatica a schiodare lo 0-0, ci pensa lui: fa gol a cinque minuti dalla fine, ovviamente col cucchiaio, dopo azione personale. Anche Gattuso e Zambrotta, in tribuna, scattano in piedi per esultare: lo fanno saltando sulle gambe malate, senza avvertire il minimo dolore». [16]
Andasse male, sappiamo già cosa scriveranno. Stefano Benni: «Un manipolo di mercenari guidati da uno stolto incompetente, espressione di un campionato corrotto e guasto, hanno consumato in Germania l’ultimo atto di una catastrofe che noi avevamo previsto da tempo. Il calcio che esce pieno di vergogna da questo Mondiale è il calcio dei Moggi, dei De Santis, dei Galliani e dei Carraro, tutti idealmente corresponsabili del dileggio di cui il mondo ora ci fa oggetto. Uomini che non si sono fatti scrupolo di creare un perverso reticolo di telefonate subdole, di ricatti, di sorteggi truccati, di favori a figli e nipoti, fino alla farsa di chiudere arbitri negli spogliatoi e regalare automobili e orologi a guardalinee e giornalisti, in un’indecente escalation di corruzione. Questo veleno poteva avere un solo effetto: e cioè l’eliminazione della nazionale italiana dai mondiali». [17]