Note: [1] Gianni Perrelli, L’espresso 1/6; [2] Tiziana Bottazzo, La Gazzetta dello Sport 2/6; [3] Rino Tommasi, La Gazzetta dello Sport 30/5; [4] Pierfrancesco Archetti, La Gazzetta dello Sport 12/5; [5] Fabio Bianchi, La Gazzetta dello Sport 1/6; [6] Ste, 9 dicembre 2005
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 5 GIUGNO 2006. AUDIENCE
Venerdì iniziano in Germania i diciottesimi campionati del mondo di calcio (si giocano ogni quattro anni dal 1930, 1942 e 1946 saltarono a causa della guerra). Si tratta dello spettacolo più seguito del pianeta: tre milioni di spettatori negli stadi cui va sommata un’audience televisiva complessiva di 12 miliardi. [1] Secondo un sondaggio Demoskopea (committente AssoBirra) il torneo sarà seguito da venticinque milioni di italiani: di questi, quattro milioni troveranno il modo di vedere le partite anche durante il lavoro (se non c’è la tv, via internet o col telefonino). [2]
AUTARCHIA. Tra tutte le 32 squadre impegnate nella rassegna iridata, ce ne sono solo due che impiegheranno esclusivamente giocatori del proprio campionato nazionale: l’Italia e l’Arabia Saudita. [3] L’ex juventino Enzo Maresca (con una doppietta in finale ha trascinato il Siviglia alla conquista dell’ultima Coppa Uefa): «In qualsiasi altro Paese, chi sta all’estero viene convocato, da noi succede di rado, anche se fai bene». [4] Secondo qualcuno, l’autarchia potrebbe giocare a nostro favore. L’argentino Lionel Messi (l’ennesimo ”nuovo Maradona”, con riferimento all’ex calciatore del Napoli da molti ritenuto il più grande di tutti i tempi): «Per me le più quotate sono, con Brasile e Argentina, la Germania perché gioca in casa ed è sempre una squadra tosta negli appuntamenti che contano e l’Italia, perché è forte e in più ha un vantaggio rispetto a noi e in generale alle squadre sudamericane: tutti i suoi calciatori giocano in Italia, dunque si conoscono molto bene. L’affiatamento conta molto». [5]
BOOKMAKER. Oddset, l’organizzazione statale tedesca delle scommesse con centrale a Monaco, paga a 3 la vittoria del Brasile, a 7 e mezzo quella dell’Argentina, a 8 e mezzo quella dell’Italia. [6]
BRASILE. Il Brasile (campione in carica, vanta cinque titoli, seguono Italia e Germania con tre) è più che mai il favorito per la vittoria finale. Il regista Franco Zeffirelli: «Credo che con il Brasile non ci sia niente da fare. I nostri mi sembrano liceali, non universitari». [7] Roberto Beccantini: «Non siamo noi quelli che ”devono” vincere il Mondiale. C’è una sola nazione che ”deve”: il Brasile. Noi siamo fra quelli che ”possono”». [8] Marcello Lippi (ct azzurro): «Sapete cosa mi impressiona del Brasile? La serenità con cui accettano questa responsabilità enorme. Per altri sarebbe un peso schiacciante». [9] Carlos Alberto Parreira (ct del Brasile): «Alleno i giocatori più famosi del mondo, i più visti nelle televisioni dell’intero pianeta, i più studiati, i più spiati, i più copiati». [10]
CAMERE. Il direttore dell’albergo di Weggis (Svizzera) che ha ospitato il ritiro premondiale del Brasile ha messo all’asta su ebay le stanze dei campioni del mondo: il prezzo più alto è stato pagato per una notte in quella di Ronaldo (pallone d’oro 1997 e 2002, gioca nel Real Madrid, giocava nell’Inter), 645 euro. [11]
CINESI. In mancanza della loro nazionale, ai mondiali i cinesi tiferanno per l’Italia: secondo un sondaggio tv agli azzurri va il 37 per cento delle preferenze, il Brasile si ferma a 13. [12]
DONNE. Demoskopea dice che tra gli italiani che seguiranno il mondiale le donne sono il 43 per cento. [2] Il sociologo Giampaolo Fabris: «In Inghilterra il calcio è un rito collettivo che coinvolge uomini e donne: si va alla partita, poi al pub, si beve e si va a dormire più o meno ubriachi. Da noi il calcio è sempre stato un rito solo maschile». [13] Lo scrittore Guido Ceronetti: «Con tristezza, proprio con tristezza, ho visto progredire la mania del calcio nelle donne. Se un tipo di fanatismo contagia il femminile non c’è più scampo. Esempi storici a non finire...». [14]
ECONOMIA. La vittoria della nazionale nel torneo potrebbe portare la crescita invocata la settimana scorsa da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia. Antonio Marchesi, studioso internazionale di economia dello sport: «Il pallone in rete non cambia la realtà, ma questa viene percepita dall’esterno con un senso di ottimismo particolare, che porta a concludere che conviene fare affari con i vincitori. Per esempio, farebbe entrare con più facilità nel grande mercato del futuro, in Cina. Ancora adesso ci ricordano come i fratelli di Paolorossi. La Coppa del 1982 è stata a lungo un fiore all’occhiello, un biglietto da visita che è servito per vendere meglio e di più, per lanciare il made in Italy. Ma oggi il calcio è un fenomeno di ben più larga portata e influenza...». [15]
FIFA. I mondiali hanno portato nelle casse della Fifa (la federazione internazionale del calcio) 1,2 miliardi di euro di diritti tv e 500 milioni dai 15 sponsor principali: poiché le spese ammonteranno a 580 milioni (169 destinati alle 32 nazionali), l’utile sarà pari a un miliardo e 120 milioni. [16]
Lo svizzero Sepp Blatter, boss della Fifa, non ha mancato di lamentarsi per l’ennesimo scandalo che ha colpito il calcio italiano. [1] L’ex calciatore tedesco Karl Heinz Rummenigge (pallone d’oro 1980 e 1981, ha giocato anche nell’Inter): «Se mi si chiede se la Fifa è pulita, io rispondo di no». [17] Chi volesse approfondire la questione può leggere I padroni del calcio di Andrew Jennings (è appena uscito da Piemme, 366 pagine, 17,90 euro). Sandro Modeo: «Man mano che il racconto avanza il lettore ha la sensazione di trovarsi immerso in un universo non riducibile al solo malaffare. Certo, d’istinto colpisce l’opacità etica del versante economico. Per limitarci al solo Blatter (il quale, ricordiamo, è stato prima segretario generale per 17 anni, poi, dal 1998, presidente) basti citare le indecenti diarie di trasferta (500 dollari al giorno), l’evasione fiscale differita in tre cantoni e soprattutto la progressiva disattivazione della Commissione per la revisione dei conti dopo la scoperta dell’immane buco della Federazione». [18]
INDIANI. Tra quelli che si appassioneranno ai mondiali, ci saranno pochi americani. Bruce Arena, allenatore della nazionale statunitense che al primo turno affronterà gli azzurri: «L’America non ama i punteggi bassi, i tatticismi sofisticati, vuole vedere l’azione. Non solo. Ma noi siamo gli indiani, gli sconfitti, e questo al paese non piace. Perché identificarsi con i perdenti?». [19]
INSONNIA. Secondo Demoskopea, la notte che verremo eliminati 200mila italiani non dormiranno per la disperazione. [2]
MODELLI. Secondo gli analisti della banca Ubs, gli azzurri vinceranno i mondiali finendo al primo posto il girone eliminatorio (Ghana, Usa, Repubblica Ceca) e battendo poi Croazia (ottavi), Francia (quarti), Argentina (semifinale), Brasile (finale). Il modello ”Probit”, utilizzato per la previsione, si basa su quattro dati fondamentali: numero di partecipazioni alla coppa del Mondo, qualificazioni alle semifinali, numero di giocatori definiti «eccellenti» (scelti dal brasiliano Pelè, un altro «più grande di tutti i tempi»), «Elo-Rating» (un ranking simile a quello della Fifa che però tiene conto della difficoltà di ogni partita vinta e dello scarto di gol tra una squadra e l’altra). Nelle ultime cinque edizioni dei mondiali il modello ha indovinato il 65 per cento delle squadre ammesse ai quarti, nelle ultime nove l’89 per cento delle finaliste. [20]
OROSCOPO. Il francese Mexes (è un difensore, gioca nella Roma) dice che non è stato convocato per i mondiali perché l’allenatore Domenech «fa molto caso ai segni prima di decidere: non mi ha chiamato perché non sono dello Scorpione...». Fra gli azzurri, lo scorpione più famoso è Alex Del Piero (il capitano della Juve, quello della pubblicità Uliveto): finora ai mondiali ha sempre fallito (1998, 2002), sarà la volta buona? [21]
PREGHIERE. «Dopo la qualificazione al Mondiale 1982, giocavo con la nazionale polacca e fummo ricevuti in Vaticano. Papa Wojtyla si informò del nostro stato di salute, venivamo da sei mesi in cui, a causa del coprifuoco decretato dal regime comunista contro Solidarnosc, non avevamo disputato nemmeno una partita ufficiale. Era molto curioso, voleva sapere quante chance avevamo. Gli regalammo un pallone e una maglia col suo nome. Gli chiesi di pregare per noi e lui serio disse: ”Dio con il calcio non c’entra nulla”» (il polacco Zbigniew Boniek, ha giocato con la Juve e con la Roma). [22]
PROSTITUZIONE. Assieme ai mondiali di calcio, la Germania ospiterà i mondiali della prostituzione. Gianni Perrelli: «Alle 400 mila professioniste regolarmente abilitate (in Germania l’attività è legale dal 2001) si aggiungeranno le 40 mila lucciole annunciate dall’Est europeo. Megabordelli come l’Artemis di Berlino (vicino all’Olympiastadion, dove si svolgerà la finale) si attrezzano a ospitare circa 250 clienti al giorno. Il giro d’affari complessivo, nel mese del Mondiale, dovrebbe superare i 6 milioni di euro». [1]
RONALDINHO. Il calciatore più atteso del mondiale è il brasiliano Ronaldinho (pallone d’oro 2005, ha appena vinto col Barcellona la Champions League). L’ex campione del mondo Tostao: «Unisce la fantasia e lo spettacolo, la bellezza all’efficacia. Ha reinventato il calcio». [23] Paolo Rossi (il comico): «Neanche alla Playstation è possibile inventarsi un giocatore così. Quando lo vedo mi girano...». [24] Beccantini: «Nessuno ne discute il genio; al massimo, si discute la tendenza al numero circense, fine a se stesso. Il problema, ça va sans dire, non è lui: è lo stuolo di cantori che, per un passo di danza, non importa quale e, soprattutto, non importa dove, pagherebbero pur di reggergli la coda». [25]
SPERANZE. «Sono nato nel marzo 1970, da allora l’Italia ha giocato una finale mondiale ogni 12 anni: ha subito perso contro il Brasile, ha vinto nel 1982 con la Germania, ha di nuovo perso col Brasile nel 1994. Dovrei dedurne che vinceremo il quarto mondiale battendo in finale (guarda caso) i padroni di casa» (lettera alla Gazzetta dello Sport). [26]
SPETTATORI. «Lo spettatore del calcio non fa altro che perdere di continuo. Quando le squadre giocano lui perde la tranquillità, quando la sua squadra è sconfitta perde la compostezza e la decenza, ma se la sua tribù vince perde la testa. Mi riferisco a partite ”normali”, se mi si perdona l’ossimoro: anche se in tutte i tifosi dei vari club si lasciano andare a furori simili a quelli che, secondo quanto ci ha descritto Salgari, caratterizzano i momenti peggiori della setta di strangolatori seguaci della dea Kali. Ma quando ci sono di mezzo bandiere nazionali, le cose diventano ancora più brutte. Quella che, con un eufemismo, si definisce solitamente, ”la massa accalorata” - che, in realtà, è, poi, una mandria di maniaci maleducati posseduti da una sindrome patriottarda - spinge lo strepito e la furia fino a certi estremi che avrebbero fatto rimpiangere a Macbeth la gentile compagnia delle streghe. La cosa più insopportabile sono i canti, gli slogan, gli ”oé, oé, oé”. Uno può sopportare le stragi della peste e gli orrori della guerra, ma la stupidità in coro, no, questo è troppo. E non c’è cura» (il filosofo Fernando Savater). [27]
TIFO. Quest’anno più che mai è di moda tifare contro l’Italia. L’attore Valerio Mastandrea: «Io non tifo la Nazionale. Mi sembra una squadra del governo del calcio, e non mi è mai piaciuta». [28] Il fotografo Oliviero Toscani: «Tifare Italia? Così se vinciamo si insabbia tutto e si dimentica ogni cosa? Assolutamente no! Sono stufo di girare il mondo e sentirmi dire ”Italia, mafia”. Tiferò Ghana, che vincano loro 3-0 così andiamo a casa subito». Lo scrittore Andrea G. Pinketts: «Premetto: non me ne frega nulla, anche se sto seguendo la vicenda Moggi. Per dirla con Jannacci voglio vedere l’effetto che fa mandare in crisi una cosa che in Italia è sacra quanto il Vaticano. Io tifo sempre Irlanda perché un Pinketts, irlandese, è morto a Fort Alamo a fianco di David Crockett». [29]
TONI. Con Totti acciaccato (il più grande calciatore italiano, gioca nella Roma, è reduce da un grave infortunio, l’avrete visto nella pubblicità Vodafone mentre dice «Aho, so’ cento sacchi!»), la più grande speranza dell’Italia si chiama Luca Toni (gioca nella Fiorentina, è stato capocannoniere nell’ultimo campionato). La grafologa Mirka Cesari (dopo averne visto l’autografo): «Tenace, testardo, sensibile e passionale. I suoi sentimenti sono ricchi di delicatezza. Nasconde quel pizzico d’invidia nel lavoro che gli serve per migliorarsi. Il triangolo nascosto nella lettera T nasconde una ricerca continua della perfezione». [30]
TURISTI. Durante il torneo arriveranno in Germania più di un milione di turisti, che vuol dire un terzo della crescita del Pil tedesco prevista per il 2006 (1,6 per cento). [1]
VACCINI. Saputo che nella zona di Dortmund (dove il 22 giugno Ronaldinho & C. affronteranno il Giappone) c’è un’epidemia di rosolia, il governo brasiliano ha consigliato la vaccinazione a tutti i tifosi in partenza per i mondiali (all’aeroporto di Belo Horizione la fanno gratis). Motivo: evitare che la malattia faccia nel Paese una strage come quella del 1997 (53.000 morti). [31]