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 2006  maggio 16 Martedì calendario

Facchini Gianluigi

• Nato a Lecco il 31 luglio 1958. Manager. Arrestato nel maggio 2006. «Era un brillante Gianluigi Facchini. La sua società, la Finpart, cadeva a pezzi e lui faceva ”sponsorizzare” il mega yacht di famiglia da uno dei marchi del gruppo. Le aziende non pagavano i fornitori ma lui saldava le salatissime consulenze di una professionista del calibro di Paola Del Curto, nel cui curriculum spiccava una voce: ”moglie di Facchini”. Era stracarico di debiti (soprattutto con la compiacente Popolare Intra) ma si attribuiva uno stipendio superiore a quello di Vittorio Mincato dell’Eni o di Marco Tronchetti Provera. Gli piaceva pensare in grande, era un patito di Napoleone di cui aveva una gigantografia in ufficio. Era un brillante internazionale perché la moda (Cerruti, Pepper, Moncler, Marina Yachting) lo portava sulle passerelle di Milano, Parigi, New York. E fu a Parigi, si racconta, che in piena ebbrezza da sfilate il commercialista di Lecco [...] organizzò una cena di quelle da arabi in vacanza, radunando solo bella gente intorno a un tavolo e ingaggiando Eva Herzigova. Il budget? Venticinquemila euro. Voleva ”impressionare” il banchiere Ubaldo Livolsi al quale stava chiedendo di affiancarlo nella gestione. Livolsi accettò [...] ma non fu impressionato. Era un brillante Facchini, ma con i soldi degli altri. Chissà se l’eco degli arresti per il crac Finpart è arrivata anche in Spagna. Perché è lì, a Madrid, che il geniale Felipe Sanchez Fuertes, analista del Santander Central Hispano, sfornò il 9 ottobre 2002 un leggendario report dal titolo ”Finpart - To Be or Not to Be”, con un categorico consiglio: ”Strong Buy”. Ma è tutto un po’ tragicomico in questa vicenda. Come si può definire, se no, l’operazione con i libici della Lafico? Loro entrano in Finpart e Olcese, prendono schiaffi in entrambe e poi, non si sa come, la Finpart presta 14 milioni a Lafico (non è un errore: la Finpart presta soldi ai libici) e non li rivede più. Regolamento di conti? A un certo punto, poi, nell’Olcese gestione Finpart compare con il 15% l’improbabile Société Togolaise du Coton. La Consob l’ha cercata per multarla (20 mila euro), ha trovato la casella postale 219 ad Atakpamè, Togo (Africa). Quando Facchini molla nella primavera del 2004 gli subentra Gianni Mazzola che era già in affari con lui. Insieme a Mazzola anche Carlo Pagani, banchiere svizzero. Strana coppia. Mazzola, immobiliarista, già sotto inchiesta a Trento, si veste da cavaliere bianco. Pagani se ne sta defilato (e da poco ha chiuso la finanziaria lussemburghese utilizzata per entrare in Finpart). Nel luglio 2004 un bond va in default, si vende il vendibile, spunta anche Massimo Canavesio tra i compratori di un’azienda del gruppo. Tutto inutile. A ottobre 2005 la procura di Milano chiede il fallimento. Una Waterloo per Facchini» (Mario Gerevini, ”Corriere della Sera” 16/5/2006).