Orazio Petrosillo, Il Messaggero, 21/04/2006, 21 aprile 2006
Il suo primo mezzo millennio, Il Messaggero, 21 aprile 2006 SI compiono in questi giorni i 500 anni di una straordinaria follia architettonica
Il suo primo mezzo millennio, Il Messaggero, 21 aprile 2006 SI compiono in questi giorni i 500 anni di una straordinaria follia architettonica. A custodia di un giallo archeologico. Per un colossale edificio teologico. La basilica di San Pietro è tutte e tre queste cose. La follia architettonica fu già di Costantino intorno al 320 e ancor più degli architetti cinque-seicenteschi (furono 12 da Bramante, Raffaello, i due Sangallo, Michelangelo fino a Maderno sotto 18 papi) di costruire la basilica più grande del mondo nel posto meno adatto, sul declivo di una collina argillosa qual è il Vaticano, perché il tempio doveva custodire un’umile tomba. Questo costituisce un intrigo archeologico di quelli che sono alla base della Storia, con la ”S” maiuscola. La tomba di un giustiziato ebreo del I secolo ha sconvolto un colle, dov’erano residenze imperiali, ed ha deviato la storia, molto più che non avesse deviato il Tevere. La Roma ”caput mundi” deve la sua più duratura gloria proprio ad un ebreo, allora sconosciuto, mandato a morte crocifisso sotto Nerone tra il 64 e il 67. Una misera tomba scavata nell’argilla del cimitero vaticano lungo la via Cornelia presso il circo di Gaio e Nerone, appena ricoperta ”a cappuccina” con sei tegole a forma di tetto, ha accolto il corpo di Pietro di Galilea. Il colossale edificio teologico di 44 mila metri quadrati, lungo 187 metri che diventano 219 con il portico e i muri ed una cupola che s’innalza fino ai 136 metri, doveva tradurre architettonicamente e visivamente la fede nel mandato di Cristo: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Questa basilica che festeggia il mezzo millennio di vita, con la sua cupola rappresenta il ”logo” moderno-sacro di Roma. Così come il Colosseo ne è il simbolo classico-laico. Il 18 aprile 1506, il decisionista Giulio II metteva la prima pietra del nuovo tempio nelle fondamenta di un enorme pilone (quello sud ovest dei quattro che reggono la cupola) rendendo inevitabile qualcosa che allora a molti sembrava sacrilegio: la distruzione della vecchia basilica costantiniana. Per elevare un ”Tempio” che secondo Bramante doveva «innalzare la cupola del Pantheon sulle grandi volte della basilica di Massenzio». Insomma, superare il meglio dell’antichità a gloria dell’apostolo Pietro. Quest’anno il Natale della Città Eterna - oggi 21 aprile - si esalta per il mezzo millennio del monumento che la rende più di ogni altro una città mondiale. Dopo il ”la” di lunedì scorso con il ricordo dell’anniversario fatto da Benedetto XVI, si sono aperte ufficialmente le celebrazioni che prevedono molte iniziative: celebrazioni liturgiche papali, mostre, convegni internazionali, concerti, emissioni di medaglie e francobolli. Tutte attività che sono state presentate ieri nella Sala stampa vaticana dal cardinale Francesco Marchisano, arciprete della patriarcale basilica, dal cardinale biblista Albert Vanhoye, dai presuli Angelo Comastri e Vittorio Lanzani, rispettivamente presidente e delegato della Reverenda Fabbrica di San Pietro, da Antonio Paolucci e Maria Cristina Carlo-Stella, curatore e coordinatrice della Mostra ”Petros eni”. Si comincerà il 29 giugno con una messa solenne di ringraziamento che sarà celebrata da Benedetto XVI, durante la quale imporrà i pallii agli arcivescovi metropoliti eletti negli ultimi 12 mesi. Due saranno le grandi iniziative culturali. La prima sarà una mostra (3 ottobre 2006 - 8 marzo 2007) dal titolo significativo di un graffito in greco: «Petros eni» che gli epigrafisti, a cominciare dalla scopritrice Margherita Guarducci, sciolgono in «Petros en estin» ossia «Pietro è qui». Si tratta di un graffito inciso all’interno di un piccolo ossario ricavato in un muro pieno di graffiti devozionali di invocazioni a Cristo, Maria e Pietro, posto a protezione della primitiva sepoltura dell’Apostolo. Questa scritta è la prova archeologica che in quell’ossario furono posti i resti di Pietro. La finalità della mostra è di far riscoprire la ragione prima dell’enorme basilica costruita in 110 anni con il meglio del genio artistico dell’epoca: tutto ad onore del martirio di Pietro, sepolto 6 metri sotto la verticale dell’altare papale. L’allestimento comprenderà una settantina di opere per coprire una vasta tipologia di manufatti: come il modello ligneo della Cupola di Michelangelo. Si potranno ammirare anche nuovi ritrovamenti come un sarcofago rinvenuto nel 2003 in Vaticano e risalente al 270 circa. Nel gennaio prossimo, un Convegno internazionale di studi sarà dedicato a «San Pietro nella Sacra Scrittura, nella devozione, nell’iconografia». Il 19 novembre, nella basilica, verrà eseguita la messa solenne del Requiem di Mozart, nel 250° dalla nascita, e il 2 luglio nell’Aula delle Benedizioni verrà eseguito l’Oratorio ”Petros eni” di Antonio Pappalardo. Orazio Petrosillo