La Repubblica 18/04/2006, Alberto Flores D´Arcais, 18 aprile 2006
A cent´anni dal Big One San Francisco trema ancora. La Repubblica 18 aprile 2006. New York. Il 18 aprile del 1906 era un mercoledì
A cent´anni dal Big One San Francisco trema ancora. La Repubblica 18 aprile 2006. New York. Il 18 aprile del 1906 era un mercoledì. Centinaia di migliaia di persone stavano ancora dormendo quando alle 5 e 12 del mattino la terra iniziò a tremare: un terribile scossa di 50 secondi - con l´epicentro due miglia ad ovest dello zoo di San Francisco - seminò il panico lungo tutta la baia. Un terremoto di intensità mai vista, successivamente calcolato attorno agli 8,3/8,5 della scala Richter (che all´epoca non era stata ancora codificata) e dovuto alla "San Andreas Fault", la faglia geologica di Sant´Andrea che attraversa la California per quasi mille e trecento chilometri la California. Fu quel giorno che iniziò l´attesa del Big One, il "grande uno", il grande botto che incombe sul futuro della California e con cui ogni californiano si è abituato a convivere nel corso di decenni di piccoli e grandi terremoti. Cento anni fa non fu il sisma vero e proprio a distruggere San Francisco. Il vero danno fu provocato dagli incendi innescati dai crolli delle ciminiere e alimentati dalle spaccature delle condotte del gas che divamparono in tutta la città. Un grande incendio durato per giorni che provocò la distruzione di mezza città e centinaia di morti. A cento anni di distanza un nuovo studio messo a punto dagli scienziati proprio in occasione del grande terremoto del 1906 lancia un nuovo inquietante allarme sul futuro di San Francisco e della intera Bay Area: se il Big One arrivasse oggi i morti sarebbero migliaia, decine di migliaia di persone resterebbero senza casa e i danni sarebbero pari a circa 100 miliardi di dollari. Stando ai dati resi noti nei giorni scorsi dalla Croce Rossa americana, soltanto il 6 per cento delle famiglie che risiedono nella "Bay Area" è in grado di fare fronte all´emergenza se un terremoto simile al quello del 1906 dovesse colpire la zona di San Francisco adesso; e secondo le previsioni dei geologi americani ci sono il 62% di possibilità che il Big One possa colpire nei prossimi venti anni, massimo entro il 2032. Il risultato dello studio - un lavoro che è durato due anni e che ha visto all´opera in modo congiunto geologi e ingegneri di diverse università e centri studi degli States e centinaia di simulazioni al computer - ipotizza che il Big One rilasci una energia trenta volte superiore a quella del terremoto di Loma Prieta nel 1989 (magnitudo pari a 7,1 gradi, 63 morti e gravi danni materiali), l´ultima grande scossa che si è verificata nella zona. Le simulazioni hanno permesso anche di individuare con una certa precisione i punti in cui il sisma colpirebbe più a lungo e più forte. Una di queste zone e la famosa Silicon Valley, l´area a sud di San Francisco che arriva quasi fino a San José, dove si sono sviluppate le più grandi aziende informatiche e dove alla fine degli anni Novanta è nata la "new economy". Le ultime ricerche quantificano anche le possibili vittime e i danni materiali del Big One. Con una simulazione di terremoto pari a 7,9 dei intensità della scala Richter si prevedono 3.400 morti, 700 mila persone lasciate senzatetto, 130mila strutture gravemente danneggiate o distrutte e danni per 125 miliardi di dollari. Sarebbe un disastro superiore a quello di cento anni fa perché nonostante i grandi progressi fatti nell´ultimo secolo per costruire case antisimiche e nonostante le severissime leggi californiane per fare rispettare tutti i vincoli. Oggi la zona è infatti molto più abitata di allora (10 milioni di residenti e 3,5 milioni di abitazioni) e chi abita in una zona quaranta chilometri dalla faglia di Sant´Andrea resta particolarmente a rischio. Fra l´altro molte delle case di questa area sono state costruite prima del 1970, cioè prima dell´approvazione delle nuove norme antisismiche. Alberto Flores D´Arcais