Varie, 21 aprile 2006
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Dawson Rosario
• New York (Stati Uniti) 9 maggio 1979. Attrice. «Un’Angelina Jolie più esotica e dotata [...] La maniera in cui ha impersonato Gail, regina della strada in Sin City, non lascia dubbi sul suo carisma. [...] ”[...] Sono stata una ”squatter’ giù nell’East Side. Conosco la povertà, gli stenti, ma anche la voglia di farcela, la forza del sogno, la lotta per ottenere successo”. Nata e cresciuta a New York, di origine decisamente mista (ha sangue portoricano, cubano, nero, irlandese e ”native american”), la Dawson era stata scoperta per caso nel 1995 dal regista Larry Clark, il cantore della ”strett culture”, mentre stava chiaccherando con amici sui gradini di casa. Clark rimase abbagliato dalla sua bellezza (’Mia madre temeva che mi volesse adescare”, ricorda l’attrice) e la scritturò per Kids [...] ritratto spietato sui giovani, la strada e l’Aids. Poi è apparsa in film come Men in Black 2, He Got Game e La 25a ora di Spike Lee, prima di essere la moglie di Alessandro Magno nel film di Oliver Stone. [...] Instancabile e iperattiva, ha fondato l’associazione Voto Latino per incoraggiare i giovani ispanici a fare politica, partecipare, votare. [...] ”Mia madre è una cantante, e io sognavo di diventare come lei. Ho scritto la mia prima canzone quando avevo sei anni, e la cantavo ballando, altro che Britney Spears...”. Bellissima e sensuale, Rosario non si sente un sex symbol: ”Il mio fascino viene dalla fiducia in me stessa, dal fatto di sentirmi viva, felice e grata di esserlo. Non so cosa voglia dire sentirsi depressi”. E la bellezza? ”Più che bella mi considero sana, una che non si atteggia e che non farebbe mai chirurgia plastica. Sono bella se mi si inquadra nel modo giusto. E non tutti mi trovano bella: in Brasile non mi considerano affatto sexy perché non ho fianchi larghi o un grosso sedere come piace a loro. La bellezza dipende da stratificazioni culturali. E non solo dalla cultura: a me un giorno piace Benicio Del Toro, un altro Denzel Washington e un altro ancora Dustin Hoffman. Dipende dal mio umore e dal loro sguardo...”» (Silvia Bizio, ”L’espresso” 28/4/2006).