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 2006  aprile 19 Mercoledì calendario

I talebani e il regno wahabita dell’Arabia Saudita. Corriere della Sera 19 aprile 2006. Ho letto la risposta che lei ha dato al signor Virgilio Avato sull’ «apostata di Kabul» e le sarò grato se vorrà descrivere per i lettori del Corriere della Sera il ruolo avuto dall’ organizzazione wahabita (che ispira la Lega islamica mondiale) nella formazione religiosa dei famigerati talebani in Afghanistan

I talebani e il regno wahabita dell’Arabia Saudita. Corriere della Sera 19 aprile 2006. Ho letto la risposta che lei ha dato al signor Virgilio Avato sull’ «apostata di Kabul» e le sarò grato se vorrà descrivere per i lettori del Corriere della Sera il ruolo avuto dall’ organizzazione wahabita (che ispira la Lega islamica mondiale) nella formazione religiosa dei famigerati talebani in Afghanistan. Roma Caro Al-Bayaty Khalil, prima di rispondere alla sua domanda debbo dare qualche notizia ai lettori, probabilmente meno informati di lei, sulle origini del movimento wahabita. Lo farò servendomi, tra l’ altro, di una buona fonte: la voce «Wahhabiya» nell’ ottavo volume della Enciclopedia delle religioni pubblicata da Jaca Book a cura di Dario M. Cosi, Luigi Saibene e Roberto Scagno. Il movimento prende il suo nome da uno studioso islamico, Muhammad ibn ’ Abd al-Wahhab che nacque nel 1703 a Uyanya nell’ Arabia centrale e morì alla veneranda età di ottantanove anni. Agli inizi la Wahhabiya era soltanto uno dei tanti ritorni alla purezza e al rigore originale che hanno periodicamente caratterizzato tutte le grandi religioni monoteiste. L’ insegnamento del suo iniziatore era fondato sull’ unicità di Dio, sull’ osservanza rigorosa del Corano e sulla severa condanna delle consuetudini religiose (la visita ai sepolcri dei personaggi famosi, per esempio) che si erano depositate come altrettante stratificazioni, nel corso del tempo, sulle pratiche devozionali dei musulmani. Il movimento acquistò una forte importanza politica e religiosa quando al-Wahhab giunse nella città di Dariya, governata allora da Muhammad ibn Saud, fondatore della dinastia saudita. L’ alleanza fra il leader religioso e il signore della città fu la pietra angolare di quello che sarebbe divenuto, molto tempo dopo, il regno saudita. Ma fu anche la ragione della diffidenza che la Wahhabiya suscitò nell’ Impero Ottomano. Allorché i Saud si impadronirono delle città sante di Mecca e Medina, il Sultano di Costantinopoli chiese a Mohammed Ali, governatore dell’ Egitto, di eliminare i wahabiti. La campagna militare ebbe successo, ma i sauditi, dopo la partenza degli egiziani, riuscirono a ricostituire uno Stato fortemente religioso. La fase successiva cominciò quasi un secolo dopo, quando un altro principe saudita, noto da allora come Ibn Saud, riuscì a conquistare una più larga fetta di territorio e ampliò successivamente i suoi domini a una grande parte della penisola. Alla fine degli anni Venti esisteva ormai in Medio Oriente uno Stato dichiaratamente religioso che si identificava con la confessione wahabita e traeva la sua legittimità dal possesso di due fra i tre grandi luoghi santi dell’ Islam. Ma la sua influenza non sarebbe stata così importante se il suo territorio non avesse custodito, insieme alla Mecca e alla Medina, una straordinaria ricchezza petrolifera. questa la ragione per cui il regno dei Saud, costituzionalmente legittimato dalla sua missione spirituale e prodigiosamente arricchito dal petrolio, deve giustificare in termini religiosi ogni sua importante iniziativa internazionale. Quando i sovietici invasero l’ Afghanistan nel dicembre 1979, l’ Arabia Saudita e gli Stati Uniti collaborarono per l’ organizzazione del movimento di resistenza. Mentre gli americani garantivano armi e intelligence, i sauditi fornivano ai combattenti denaro e legittimità spirituale. Risale a quegli anni la presenza in Afghanistan di Osama bin Laden (allora cittadino saudita) e la rete di scuole coraniche (madrassa) che fu creata in Pakistan per i milioni di profughi afghani che avevano abbandonato il territorio nazionale. Qualche anno dopo gli studenti (in arabo taleban) ritornarono in patria, sconfissero le altre fazioni del movimento di resistenza, conquistarono il potere e accolsero a braccia aperte il fratello Osama, quando questi tornò in Afghanistan dopo il lungo esilio in Sudan. Il regno saudita aveva contribuito alla nascita di un mostro che era ormai sfuggito al suo controllo. Sergio Romano