TST La Stampa 19/04/2006, pag.3 Katia Marasso, 19 aprile 2006
I serial killer incastrati dalle mosche. TST La Stampa 19 aprile 2006. L’antropologo William Bass non avrebbe mai immaginato che l’attività di una piccola mosca azzurra avrebbe aiutato la polizia a risolvere decine di casi giudiziari
I serial killer incastrati dalle mosche. TST La Stampa 19 aprile 2006. L’antropologo William Bass non avrebbe mai immaginato che l’attività di una piccola mosca azzurra avrebbe aiutato la polizia a risolvere decine di casi giudiziari. Una mosca insignificante: dai 6 ai 14 mm, diffusa in tutto il mondo, ma con una particolarità: la capacità delle femmine di raggiungere a distanza di chilometri un cadavere per deporvi centinaia di uova. I primi studi di Bass sono singolari. Affitta un terreno vicino alla University of Tennessee e lo recinta. All’interno svolge un’attività raccapricciante: «ricovera» sul terreno le salme dei vagabondi e, questi, a contatto con aria, pioggia e sole, forniscono interessanti informazioni sulle trasformazioni post-mortem. La cronologia della colonizzazione degli insetti sui cadaveri è precisa e costante: le prime ad arrivare sono le femmine di calliphora, la mosca azzurra: già pochi minuti dopo la morte cominciano a deporre le uova. Da queste nascono le larve e in base allo sviluppo è possibile risalire al tempo che è intercorso dal decesso al momento dell’analisi, il «Pmi» («Post mortem index»), fondamentale nei casi dove l’autopsia non è possibile. Tennessee, dicembre ’93. La famiglia Perry, marito, moglie e un bambino, viene trovata morta nella sua baita. Il ritrovamento è opera di un parente che dichiara di averli incontrati l’ultima volta a fine novembre. Quando l’uomo si presenta per riscuotere i soldi dell’assicurazione, gli investigatori cominciano a nutrire qualche sospetto. Risalgono al periodo della morte, affidandosi a Bass e ai suoi insetti. Lo studio larvale non lascia dubbi: la famiglia era già morta verso la metà di novembre e il parente viene riconosciuto colpevole. Katia Marasso