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 2006  aprile 19 Mercoledì calendario

L’affare della regina. Il Messaggero 19 aprile 2006. Caro Signor Gervaso, parecchi anni fa mi capitò di leggere un romanzo molto intrigante di Alessandro Dumas sull’’Affare della collana”, che vide protagonisti personaggi famosi della corte francese del Settecento e che coinvolse anche il celebre mago italiano Alessandro di Cagliostro

L’affare della regina. Il Messaggero 19 aprile 2006. Caro Signor Gervaso, parecchi anni fa mi capitò di leggere un romanzo molto intrigante di Alessandro Dumas sull’’Affare della collana”, che vide protagonisti personaggi famosi della corte francese del Settecento e che coinvolse anche il celebre mago italiano Alessandro di Cagliostro. Non riesco più a trovare questo libro, che rileggerei volentieri. Anche l’appassionante storia, un giallo intrigantissimo, la ricordo in modo piuttosto vago. Le sarei grata se la rievocasse brevemente nella sua rubrica. Giovanna Santorini - Livorno L’’affaire du collier” culminò, nel maggio 1786, a Parigi con il più clamoroso processo del secolo. Sul banco degli imputati: un principe della Chiesa, un acclamato e discusso mago, una discendente dei Valois. Il cardinale si chiamava Luigi di Rohan, già ambasciatore a Vienna, uomo ricchissimo e gaudentissimo, detestato da Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. Il mago, Alessandro Cagliostro, doveva la fama a prodigiose guarigioni e a mirabolanti profezie. Quando Rohan lo conobbe, ne fu conquistato e ne divenne lo zimbello. La discendente dei Valois era la contessa Giovanna de la Motte, nobile decaduta, spregiudicata, spavalda, ambiziosa, e senza il becco d’un quattrino. Aveva conosciuto per caso il cardinale, che l’aveva spesso soccorsa con generosi sussidi. Sapeva che Rohan avrebbe venduto l’anima al diavolo per entrare nelle grazie della regina e riguadagnare il favore della corte. Con calcolata sfacciataggine pari alla dabbenaggine del cardinale, Giovanna, che viveva a Parigi col marito, riuscì a far credere a Rohan di godere dell’amicizia e della confidenza di Maria Antonietta. Chi, meglio di lei , avrebbe potuto intercedere a suo favore presso la sovrana? Rohan si consultò con Cagliostro, che lo incoraggiò ad accettare la mediazione. Per meglio ingannare l’alto prelato, la de la Motte compilò lettere false, firmate da Maria Antonietta, e le mostrò a Rohan, che non dubitò della loro autenticità. In queste missive la regina si rivolgeva a Giovanna con espressioni come: «Mia cara contessa», «Caro cuore mio». Un giorno annunciò al cardinale che Maria Antonietta s’era finalmente degnata di concedergli un colloquio segreto. L’appuntamento era per la notte del 24 luglio nei giardini di Versailles, dove - insinuavano i maligni - la sovrana era solita ricevere gli amanti. Rohan vi si recò trepidante. Dopo una breve attesa, si presentò una donna che gli mise in mano una rosa e gli sussurrò: «Voi sapete cosa significa?». Il cardinale si gettò ai suoi piedi, ma non fece in tempo a rialzarsi che l’ombra si dileguò. Non si trattava di Maria Antonietta, ma di una sgualdrina prezzolata da Giovanna. Ma il grande raggiro fu un altro, complici involontari due gioiellieri di corte, Boehmer e Bassenge. Alcuni anni prima essi avevano offerto al re, perché la donasse alla moglie, una splendida collana di 593 perle del valore di circa un milione di euro attuali. Luigi XVI avrebbe voluto acquistarla, ma la sovrana s’era opposta dicendo che in quel momento la Francia aveva più bisogno di navi che di collane. I gioiellieri n’erano rimasti molto contrariati. Un giorno Bassenge, che la de la Motte aveva convinto della propria intimità con Maria Antonietta, andò dalla contessa e la supplicò di mettere una buona parola. Tre settimane dopo, Giovanna gli comunicò che la regina s’era finalmente decisa ad acquistare il monile. Ma non poteva pagare tutto in una volta e offriva quattro rate semestrali a partire dal primo agosto dell’anno successivo (1785). La collana avrebbe dovuto essere consegnata sei mesi prima. Ma non nelle mani della regina che - diceva la de la Motte - preferiva non comparire, bensì in quelle di Rohan, garante per lei. Il cardinale firmò e s’impegnò sul suo onore. Il primo febbraio Boehmer e Bassenge affidarono il gioiello al principe che lo recapitò personalmente alla contessa, la quale lo smontò con il marito e ne mise in vendita i frammenti. Alla scadenza della prima rata, Giovanna chiese uno sconto e una proroga del pagamento. I due gioiellieri, ormai con l’acqua alla gola, fiutata la truffa, si precipitarono a Versailles. Giunti al cospetto della regina, vuotarono il sacco: Maria Antonietta, all’oscuro di tutto, disse che non conosceva la contessa e da anni non rivolgeva la parola a Rohan. Il re ordinò subito un’inchiesta. Rohan, Cagliostro e la de la Motte vennero arrestati e rinchiusi alla Bastiglia, in attesa del processo. Questo cominciò il 22 maggio dell’anno successivo, durò sei giorni e tenne col fiato sospeso l’intera Europa, divisa fra innocentisti e colpevolisti. Rohan e Cagliostro vennero assolti, la de la Motte condannata al marchio di fuoco e al confino a vita. Per la corona e per il regime fu un colpo terribile, anche perché la monarchia era da tempo in crisi e l’inetto e svogliato Luigi XVI non sarebbe stato comunque in grado di risollevarne le vacillanti sorti. Roberto Gervaso