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 2006  aprile 16 Domenica calendario

Scarpini. La Repubblica 16 aprile 2006. I calciatori sono contenti se qualcuno li sveglia di buon ora dicendogli: «Guarda che quello ti sta facendo le scarpe»

Scarpini. La Repubblica 16 aprile 2006. I calciatori sono contenti se qualcuno li sveglia di buon ora dicendogli: «Guarda che quello ti sta facendo le scarpe». Sono il loro bene più prezioso e se un artigiano si preoccupa soltanto delle loro estremità non possono che rallegrarsene. Fino a quindici anni fa le calzature da gara si concepivano su vasta scala, con minime variazioni ad personam. Ai Mondiali del 1970 le Puma con cui giocò Pelé non erano così diverse da quelle che si potevano trovare nei negozi di sport. Oggi Totti, Del Piero, Ronaldo, Henry, Ronaldinho, Kakà indossano solo scarpe su misura: più ad pedem che ad personam.  bello il calcio visto dal basso. Chi tocca l´erba non sono i calciatori, ma le loro scarpe e sono queste che decidono quale sarà l´equilibrio in campo di chi le calza. Sbagliare i tacchetti, scegliere un modello troppo morbido, fidarsi per scaramanzia di una scarpa con cui si è segnato la domenica prima, equivale a sbagliare un gol a porta vuota. A volte poi ci si mette anche la natura. Un esempio: trent´anni fa il tedesco Günther Netzer mise in crisi l´industria sportiva con una particolarità fisica che non si è mai più riscontrata nel calcio di prima fascia: Netzer aveva i piedi di due misure e di due forme diverse. Scrollando la testa, un tecnico della ditta ammise i propri limiti davanti a quelle estremità anomale: «Sarebbe stato più facile se lei avesse avuto due piedi sinistri». Netzer fu costretto a calzare per molti anni le scarpe di due marche camuffando il logo per evitare complicazioni contrattuali. Ma la tecnologia che aveva a disposizione era la bisnonna di quella che scenderà in campo, con un impressionante dispiego di forza commerciale, ai prossimi mondiali di calcio in Germania. I colossi dell´abbigliamento sportivo, soprattutto Adidas, Nike e Diadora, si contenderanno un affare che sfiora complessivamente i 4 miliardi di euro. L´Adidas ha già annunciato la prima scarpa scomponibile della storia, ideata per Del Piero. Basterà cambiare un solo componente (tacchetti, tomaia...) per ottenere una calzatura adatta a ogni situazione in campo: pioggia, polvere, erba, vesciche. A Totti è dedicata l´ultima innovazione calcistica della Diadora. Se il capitano della Roma disputerà i mondiali, la nuova scarpa costruita intorno al suo piede dovrà anche prendersi la responsabilità di garantire protezione alla caviglia operata. La Nike gestirà invece i destini pedatori di gran parte dei calciatori brasiliani, di molti olandesi e di una mezza dozzina di squadre extraeuropee. Ma come è cambiato lo scarpino da calcio? L´evolversi dei materiali (sempre meno pelle, sempre più sintetico) ha portato tra l´altro ad una cromatizzazione esasperata del piede del calciatore. Sembra passato un secolo da quando gli scarpini bianchi di Ciccio Graziani (ora bizzarro coach da reality tv) fecero temere a tutti che il giocatore, per una grottesca amnesia, degna di Achille Campanile, fosse sceso in campo con le calze da notte. Gli stessi scarpini revival alla Graziani hanno conquistato molti amanti del calcio. Ovvero quelli che, fra tanta perfezione, preferiscono andare in cerca delle rarità, come si fa con le figurine Panini. La caccia non è difficile. Il merchandising delle grandi squadre prevede collector´s items ad uso e consumo dei nostalgici: riproduzioni fedeli di palloni, magliette e scarpe d´annata, magari inservibili per cimentarsi sul campo. I "padri pellegrini" del calcio avevano infatti a disposizione scarpe pesantissime con un rinforzo di metallo sulla punta. Altre caratteristiche: lacci lunghissimi e assenza di tacchetti per quelle destinate alle gare ufficiali (la regola 13 della English Association, poi adottata anche in Italia, lì vietò per lungo tempo). Le scarpe da calcio furono in uso sin dai primi anni dell´Ottocento, ma soltanto all´inizio del Novecento assunsero una forma e un´identità riconoscibile. I primi esemplari realizzati con tecniche industriali non si rompevano mai o molto raramente. In compenso si rompevano i piedi. I tacchetti furono legalizzati negli anni Venti. Adolf Dassler, il cofondatore dell´Adidas, ebbe l´intuizione di costruire scarpe con tacchetti diversi, da utilizzare in base alle condizioni del campo e del tempo. I tacchetti intercambiabili arrivarono soltanto negli anni Cinquanta. Resta un solo dubbio: chissà che scarpe usava Carlo Didini di Treia, che nel 1821 vinse non si sa bene quale partita, ma tanto bastò a Giacomo Leopardi per dedicargli A un vincitore di pallone. Enrico Sisti