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 2006  aprile 12 Mercoledì calendario

Murdoch e l’ Ulivo: cronaca di un flirt. Corriere della Sera 12 aprile 2006. Rupert Murdoch, patron di Sky, è uno degli uomini d’ affari internazionali che adesso sperano in una maggior apertura dell’ Italia agli investimenti esteri

Murdoch e l’ Ulivo: cronaca di un flirt. Corriere della Sera 12 aprile 2006. Rupert Murdoch, patron di Sky, è uno degli uomini d’ affari internazionali che adesso sperano in una maggior apertura dell’ Italia agli investimenti esteri. Il cambio della guardia a Palazzo Chigi, infatti, può incrinare la muraglia che protegge il duopolio Rai- Mediaset e da vent’ anni soffoca la pay- tv. Questo modo alternativo di fruire della tv, profittevole in tanti Paesi, in Italia ha sempre provocato perdite, benché ci abbiano provato i migliori del mondo: i sudafricani di Richemont, i francesi di Canal Plus e, dall’ aprile 2003, gli angloamericani della News Corporation. Costoro, in particolare, hanno perso ben 700 milioni di euro nei loro primi due esercizi. Solo ora, con 3,6 milioni di abbonati, intravedono il pareggio operativo. Le ragioni della speranza del settantacinquenne tycoon dei media sono curiose. Ai nuovi equilibri italiani Murdoch si era preparato fin dal 2004 quando, ai vecchi rapporti con Silvio Berlusconi, ha aggiunto gli incontri con Romano Prodi e Massimo D’ Alema, Piero Fassino e Francesco Rutelli. Niente di speciale, intendiamoci: nei mercati regolati, le corporations usano coltivare sia il governo che l’ opposizione. Ma in questo caso il gioco era speciale: molto italiano. Il centro-sinistra poteva a buon diritto pensare che il nuovo padrone della tv a pagamento italiana fosse soltanto l’ amico del premier, euroscettico pure lui, supporter dell’ asse Bush-Blair nella guerra in Iraq. Ma Murdoch si propone anche come editore multimediale focalizzato sul profitto, e dunque, da challanger, interessato al rispetto delle regole del mercato e del pluralismo nell’ informazione. Parole generiche, che acquistano tuttavia sostanza al peggiorare dei rapporti Berlusconi-Murdoch sul piano del business. In verità, i due magnati della tv si sono trovati davvero vicini solo nell’ ormai lontano 1995, quando Murdoch, assistito dalla Goldman Sachs, si offrì di acquistare le tv della Fininvest, e Berlusconi, con la Morgan Stanley al fianco, arrivò a trattare il prezzo ma senza concludere: perché la figlia Marina lo pregò di non vendere, stando alla vulgata ufficiale; perché Murdoch ritirò l’ offerta in mancanza di adeguate garanzie da parte del venditore nel caso il governo italiano cambiasse le regole così favorevoli al Biscione, come precisano i banchieri. Pochi anni dopo, con il centro-sinistra al potere, fu Berlusconi a proporre Mediaset, ma questa volta a Murdoch bastò un incontro a quattr’ occhi con il «venditore» per capire che sul tavolo non c’ era nulla. E nel 2003, quando finalmente riuscì a entrare in Italia dalla porta di servizio della pay-tv, il rude Rupert si dovette accorgere a sue spese di quanto ancor più rude fosse il suo simile a Palazzo Chigi. Come segno di apertura del mercato, il governo si è messo a finanziare la diffusione dei decoder per il digitale terrestre, promuovendo così, con i soldi di tutti e in palese conflitto d’ interessi, la tecnologia di Rai e Mediaset contro quella di Sky, basata sul digitale via etere, peraltro afflitto da endemica pirateria. Un aiuto di Stato aggravato dagli interessi del fratello del premier nella vendita di questi decoder e dal quadro regolatorio che, mentre vieta a Sky di entrare nel digitale terrestre, permette a Mediaset di usare questa piattaforma per fare concorrenza a Sky aggiungendo ai programmi premium anche la pay per view che la legge Gasparri non considera una forma di televisione, e dunque non conteggia ai fini antitrust. Non può, dunque, stupire che Fassino classifichi Sky un patrimonio del Paese e Pao lo Gentiloni, della Margherita, prometta la neutralità del nuovo governo fra le diverse tecnologie. D’ altra parte, al ministro uscente delle Comunicazioni, Mario Landolfi, il conservatore Murdoch aveva detto: «Vi state comportando come una Repubblica sovietica». Massimo Mucchetti