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 2006  aprile 14 Venerdì calendario

Un posto in azienda? Negli Usa sorveglia il papà-elicottero. Corriere della Sera 14 aprile 2006. Anche gli americani stanno diventando mammoni? Si direbbe di sì, a giudicare dal successo del recente film «A casa con i suoi», con la diva di «Sex & The City» Sarah Jessica Parker e Matthew McConaughey, in cui molte famiglie Usa si sono identificate

Un posto in azienda? Negli Usa sorveglia il papà-elicottero. Corriere della Sera 14 aprile 2006. Anche gli americani stanno diventando mammoni? Si direbbe di sì, a giudicare dal successo del recente film «A casa con i suoi», con la diva di «Sex & The City» Sarah Jessica Parker e Matthew McConaughey, in cui molte famiglie Usa si sono identificate. E a sentire i racconti di diversi responsabili delle risorse umane di grandi aziende statunitensi, che sempre più spesso si ritrovano le mamme - ma anche i papà - in ufficio a perorare la causa dei loro figliuoli. Il fenomeno è tale che alcune aziende hanno cominciato a cambiare i propri sistemi di reclutamento per tenerne conto, inviando le offerte di lavoro in copia ai genitori dei candidati oppure invitandoli esplicitamente agli incontri. Altre invece fanno trincea e, per ora, si oppongono all’ invasione dei genitori «elicottero» (sempre pronti a intervenire) o «kamikaze» (disposti al ridicolo per amore della prole), così come li ha ribattezzati il Wall Street Journal. Alla General Electric, per esempio, raccontano di candidati la cui mamma, il giorno dopo il colloquio di selezione, ha telefonato per cantare le lodi e chiedere a nome loro uno stipendio più alto di quello proposto. Ma alla Ge non cedono alle pressioni materne, secondo il responsabile dei servizi di reclutamento Steve Canale. Alla Boeing circolano aneddoti di ragazzi che si presentano alle interviste con la mamma al fianco. E alla casa di autonoleggio Enterprise si sono fatti vivi genitori per cercare di negoziare direttamente il pacchetto di salario e benefit dei figli. Alla società di gestione di fondi Vanguard dicono che sette su dieci neolaureati, candidati per un’ assunzione, prima di accettare una proposta di lavoro dicono: «Devo parlarne con i miei genitori, vi richiamerò io». «Cose da matti, mai viste in decenni di esperienza nel mondo del reclutamento aziendale», si sfogano gli esperti del settore. Ma alcune società hanno preso atto della tendenza e cercano di guardare al suo lato positivo, osservando che un forte legame fra genitori e figli può essere un patrimonio importante per la vita in generale e anche per quella lavorativa. Per esempio alla Ferguson enterprises, distributrice di materiale per il settore delle costruzioni, dall’ anno scorso offrono ai candidati di mandare anche ai genitori una copia della lettera con la proposta di assunzione, con il risultato che oltre la metà accetta. Al gruppo finanziario Pnc hanno iniziato a organizzare eventi di reclutamento invitando anche madri e padri. Non esiste tuttavia una spiegazione univoca del fenomeno. C’ è chi suggerisce che i genitori elicottero in realtà intervengono per essere sicuri che i figli trovino un buon lavoro e vadano finalmente a vivere da soli. Sta crescendo infatti il numero degli americani che, già adulti, continuano a vivere con mamma e papà, come il protagonista di «A casa con i suoi»: secondo le statistiche del Censimento Usa, i giovani dai 25 ai 34 anni ancora conviventi con i genitori sono infatti l’ 11%, mentre erano l’ 8,7% nel 1980. Un quadro in contraddizione con la tradizione delle famiglie americane che spingono i figli all’ indipendenza mandandoli all’ università lontano da casa e li incoraggiano a lavorare, magari part-time o con esperienze estive, fin dalla più tenera età. Ma è proprio questa tradizione che sembra scossa dai valori e atteggiamenti della nuova generazione di genitori- babyboomer, che già hanno invaso con il loro attivismo le scuole e i campi da calcio, e che anche all’ università tengono il fiato sul collo dei figli. Secondo una ricerca della American psycological association, gli studenti universitari americani oggi sono in contatto più di dieci volte la settimana con i loro genitori, grazie a cellulari ed e-mail, mentre le passate generazioni si scambiavano lettere settimanali. Tutti contenti? Non si direbbe. Secondo un sondaggio della società di servizi per la carriera Experience, il 25% degli universitari crede che i propri genitori siano «troppo coinvolti, al punto da diventare un elemento di imbarazzo o disturbo». Maria Teresa Cometto