varie, 18 aprile 2006
MESSINEO
MESSINEO Francesco Cefalù (Palermo) 13 Maggio 1946. Magistrato. Si è laureato nel 1967 a Palermo. Tre anni dopo il suo ingresso nella magistratura, avvenuto il 15 Gennaio 1970, lascia il posto di pretore ad Alcamo per diventare sostituto procuratore della Repubblica a Palermo. Nel 1977 comincia la lunga serie d’incarichi nella provincia nissena: fino al 1980 è giudice del Tribunale di Caltanissetta, dove torna nel 1986 con la carica di sostituto procuratore generale, dopo una parentesi che lo vede giudice presso il Tribunale di Palermo per sei anni. Dal 1989 al 1994 ricopre il ruolo di procuratore della Repubblica – procuratore circondariale a Caltanissetta, mentre dal 1994 al 2002 è procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini. Dal 16 Maggio 2002 è procuratore della Repubblica a Caltanissetta. Nel 2006 si fece il suo nome come candidato al vertice dell’Antimafia. «[...] coordinatore delle inchieste ancora aperte sulle stragi del 1992 e di molte altre sulle cosche. Ma non gode del gradimento di tutti, e in più ha un fratello che è stato [...] rinviato a giudizio per truffa ai danni dello Stato proprio a Palermo: niente a che vedere con lui, ovviamente, e il garantismo impone che le disavventure giudiziarie di un congiunto (peraltro tuttora innocente a norma di legge) non debbano incidere sulle carriere altrui. Tuttavia potrebbe apparire inopportuno nominarlo a capo di un ufficio che sostiene l’accusa contro un parente imputato. [...]» (Giovanni Bianconi, ”Corriere della Sera” 18/4/2006) • «’Pigliati a tuo marito e vattene da Palermo, perché c’è gente che è troppo falsa e troppo bugiarda; pigliati a tuo marito e te ne vai”. Era il 24 dicembre del 2006 e a consigliare Monica Burrosi, moglie del boss Giovanni Bonanno, era un ”certo” Sergio Maria Sacco, il loro ”protettore” da quando il padre di Giovanni, Armando, era stato assassinato durante la guerra di mafia degli anni ”80. Giovanni Bonanno però non ascoltò quel consiglio, e quando fu convocato - per essere poi ucciso - dal boss Sandro Lo Piccolo, si recò all’appuntamento con la morte. Sparì l’11 gennaio del 2007, 17 giorni dopo il consiglio di ”Sergio” di abbandonare Palermo. Il suo corpo è stato ritrovato [...] dopo le dichiarazioni dei pentiti del clan Lo Piccolo. Chi voleva salvargli la vita era appunto ”Sergio”. Il quale è identificato - scrivono i carabinieri nel loro rapporto alla procura – ”in Sergio Maria Sacco, nato a Camporeale il 12 settembre del 1945” [...] il cognato del procuratore Francesco Messineo, marito della sorella della moglie del magistrato. Una parentela scomoda [...] il nome dell’uomo era finito in decine e decine di dichiarazioni di pentiti, a partire dal 1992 [...] le accuse nei suoi confronti sono moltissime e si aggiungono a quelle che nel 1980 lo portarono in carcere con l’accusa di avere fornito la sua automobile ai killer del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, assassinato il 4 maggio del 1980 da Armando Bonanno, Vincenzo Puccio ed Antonino Madonia. In quel processo che fu ”aggiustato” più volte e che durò oltre dieci anni Sergio Maria Sacco venne assolto, contro tutte le previsioni. E scampò miracolosamente all’arresto anche nel 1997, nel blitz denominato ”San Lorenzo” che portò in carcere 50 mafiosi del clan Lo Piccolo. I pm avevano chiesto l’arresto, ma il gip non accolse la richiesta e Sacco avrebbe continuato ”a mafiare”. I numerosi pentiti (tra questi Giovanbattista Ferrante che partecipò alla strage Borsellino, Giovanni Drago ed Alberto Lo Cicero) che hanno svelato il suo ruolo hanno raccontato che Sergio Sacco era socio di Armando Bonanno nella società ”Sacco Plast”, gestiva un traffico di stupefacenti con il nord Italia, riscuoteva il pizzo per conto dei Madonia e poi dei Lo Piccolo nel mandamento di San Lorenzo, e riscuoteva gli affitti, 12 milioni di vecchie lire al mese, per gli immobili dei Madonia» (Francesco Viviano, ”la Repubblica” 6/3/2009).